giovedì 11 dicembre 2014

IL SUD CON SALVINI

Il sud con Salvini. Ma non vi vergognate? Matteo Salvini, nuovo leader della Lega Nord, sembra il segretario di un partito diverso da quello di Bossi. A differenza degli altri suoi compagni di partito, si è aperto anche all'altra Italia. Quella Italia che il suo partito ha sempre disprezzato con cori come ‘Roma ladrona’ o peggio ‘Napoli colera’. Cori da stadio che non sono un semplice sfottò ma una forma di razzismo promossa da gente ignorante che in Parlamento non può rappresentare il Paese.

Quando Matteo Salvini si è recato in visita ufficiale a Napoli, non è stato accolto positivamente dalla popolazione locale. Se io offendo qualcuno gratuitamente e lo faccio in pubblico senza ritegno, quando poi vado a casa sua posso mica pretendere caffè e pasticcini? Il popolo napoletano ha mostrato carattere e anima, difendendo la propria terra nel passionale stile meridionale. Si è difeso come ha potuto mandando via colui che ha sempre mostrato disprezzo nei suoi confronti. I napoletani non possono e non devono dimenticare le offese a loro rivolte da Salvini. Ma se una buona parte di meridionali condanna e ricorda le invettive razziste del segretario leghista, un’altra parte di meridionali sta con Matteo. Ventiquattromila persone si sono riunite in un gruppo Facebook che si chiama il Sud con Salvini. E' un po’ come dire Napoli con Del Piero o Milan con Javier Zanetti. Non c'è legame. Eppure alcuni meridionali si vendono ai leghisti che con i loro atteggiamenti hanno sempre diviso il Popolo italiano.

 I meridionali che stanno con la Lega disprezzano i propri conterranei, perché si vendono per motivi di natura personale al movimento politico che ha sempre acuito la divisione esistente nel nostro Paese. E’ vero che nord e sud non sono mai stati uniti per motivi di natura strutturale e culturale, ma non  sarà di certo la nuova Lega a unirli nell'odio  contro la diversità. Matteo Salvini è semplicemente un doppiogiochista: guadagna  voti al Nord attaccando i meridionali, mentre  al Sud si ingrazia la loro benevolenza  attaccando gli immigrati. Con l’atteggiamento di  Salvini la linea che divide nord e sud tanto decantata o meglio dire cantata da Rocco Hunt, nel suo pezzo è nu juorno buono, al posto di spezzarsi finirà per allungarsi.




Alessio D'Aco





giovedì 29 maggio 2014

LE BUGIE RENZIANE


Domenica 25 maggio si sono tenute le elezioni europee in tutti i paesi del nostro apparentemente unito continente. In Germania si è confermato il partito del rigore di Angela Merkel, mentre in Francia e in Inghilterra hanno vinto gli euroscettici. Il risultato però più sorprendente è quello che ha colto l'Italia. Il Partito democratico - che non ha più nulla della sua tradizione socialista - guidato da Matteo Renzi, ha ottenuto un plebiscito del 40,8 %; ha in questo modo doppiato il Movimento 5 Stelle e il suo alleato di governo Berlusconi. 


Gli italiani hanno confidato appieno nel presidente del Consiglio in carica,   dimenticando le promesse fatte e non mantenute da Renzi. Già si sono fidati per venti anni di Berlusconi,nonostante fosse subito evidente che Silvio avesse un istinto innato nel mentire. Ora gli italiani si affidano di nuovo a un bugiardo che in quattro mesi di governo ha mantenuto solamente una promessa - quella degli ottanta euro - che si è rivelata la più spendibile da un punto di vista elettorale. Un popolo che si accontenta solamente di ottanta euro esige davvero poco per se stesso. "Sempre meglio di niente" è l'idea di tanti italiani, che dimenticano le promesse non rispettate da Renzi. Io voglio elencarvele per farvele ricordare:  

  • Renzi - in veste di segretario del Pd - ha spesso confermato che non avrebbe mai 'fatto le scarpe a Letta'. Il 22 febbraio 2014 Renzi si è smentito clamorosamente, costringendo il presidente del Consiglio Enrico Letta alle dimissioni e prendendo il suo posto. 
  • Durante un intervento durante la trasmissione di Lilli Gruber su La7, Matteo Renzi a gennaio ha detto: "governerò il Paese solo attraverso le elezioni, non con inciuci di palazzo". Il 22 febbraio Renzi è andato a Palazzo Chigi senza ricevere un'investitura popolare. 
  • L' 8 dicembre 2013, dopo aver vinto le primarie del suo partito, Matteo Renzi ha detto: "No al bipolarismo, no alle larghe intese". Il 22 febbraio 2014 Angelino Alfano, ex-delfino di Berlusconi, è confermato ministro dell'Interno nel governo Renzi. 
  • Renzi, qualche giorno prima della formazione del suo esecutivo, afferma: "I ministri del mio governo saranno solo dieci di cui cinque donne." I suoi ministri restano sedici come nel governo Letta. 
  • Dopo la sconfitta alle primarie del dicembre 2012 contro Bersani, Renzi dichiara : "Per un bel po' di tempo tornerò a fare il sindaco e a pensare a Firenze". Si è smentito clamorosamente un anno e tre mesi dopo, quando è diventato capo del governo nel febbraio 2014.
  • Renzi, da segretario del partito, ha detto che "il partito deve dettare l'agenda al Presidente del Consiglio e non viceversa." Perché non ha collaborato con Letta in qualità di leader del Pd? 
  • Renzi, dopo essere stato nominato capo del governo da Napolitano, ha annunciato che avrebbe varato una riforma al mese: a fine febbraio la legge elettorale, a marzo una riforma del lavoro equa per i lavoratori dipendenti, ad aprile la riforma delle pubbliche amministrazioni e a maggio la riforma fiscale. Di queste riforme è stato varato solo il Jobs Act che aumenta la precarietà del lavoro dipendente. 
  • Renzi ha più volte spiegato che in veste di presidente del Consiglio non avrebbe mai fatto patti con Silvio. L'ha poi ricevuto alla sede del Pd per concordare con lui le riforme. Sta inoltre governando con molti esponenti che fanno ancora riferimento alla figura di Berlusconi. 

Dedicato a 40,8% di italiani che hanno votato il Partito Democratico.
Alessio D'Aco

mercoledì 28 maggio 2014

RINASCITA DEMOCRISTIANA E HARAKIRI GRILLINO.



E' rinata la DC. Né da il triste annuncio Beppe Grillo, che con un video annuncia: 'Forse questa Italia è formata ancora da generazioni di pensionati che non hanno voglia di cambiare [...] vinci... vincono loro, vincono loro'. Secondo me quest'anno il Movimento 5 Stelle ha promosso in maniera costruttiva il tema dell'onestà in politica, ma gli italiani non ancora comprendono quanto sia importante il ruolo delle opposizioni per una sana dialettica democratica. Molti ex-elettori di Grillo - e non solo pensionati - hanno preferito votare Renzi, perché secondo loro i 5 Stelle non hanno fatto niente da quando sono andati in Parlamento. In Italia sono in genere premiati coloro che governano piuttosto che chi fa opposizione, di qualunque tipo essa sia. 

D'altro canto il Movimento ha avuto la possibilità di prevenire il recente flop elettorale e di cambiare l'Italia stringendo un'alleanza di governo con Bersani. Grillo è convinto che l'ex-segretario Pd volesse istituire un governo monocolore con un appoggio totalmente gratuito dei propri parlamentari. Io ho visto la diretta streaming durante la quale l'ex-leader Pd, l'anno scorso, ha proposto la sua alleanza di governo a Crimi e Lombardi: non ha mai detto di voler escludere i pentastellati da un suo eventuale esecutivo. Se i 5 Stelle avessero governato con i democratici, avrebbero potuto portare i propri esponenti al Viminale o a via XX settembre, Napolitano non sarebbe stato rieletto e Berlusconi sarebbe scomparso prima del tempo. 

Grillo ha perso perché ha inasprito i toni rivoluzionari dell'anno scorso, che hanno spaventato l'elettorato moderato. Ha detto, inoltre, troppo spesso che l'Italia non dovrebbe pagare gli interessi sul debito pubblico, senza comprendere la catastrofe che ne deriverebbe. Se l'anno scorso non aveva avversari forti, quest'anno il leader pentastellato ha trovato uno sfidante molto scaltro, che con le sue promesse è riuscito a carpire voti di un elettorato composito di sinistra, destra e centro. Renzi ha intercettato il voto del ceto imprenditoriale stringendo accordi con Confindustria e mettendo a tacere la CGIL. Ha carpito il voto della middle class con una mancia elettorale di ottanta euro, contribuendo ulteriormente all'indebitamento del Paese. Se Renzi vuole davvero governare fino al 2018, dovrà investire tutte le nostre risorse nella crescita: gli italiani dovrebbero avere almeno ottanta euro in più non solo il prossimo mese ma nei prossimi decenni. 

Se Renzi vuole davvero cambiare questo Paese, dovrà incentivare università e ricerca, dovrà fare in modo che gli intellettuali italiani possano collaborare di più con il mondo delle imprese. Non dovrà lasciare le giovani menti senza un futuro, nell'attesa che lascino l'Italia per contribuire alla ricchezza di altre nazioni. Renzi ha avuto l'innegabile pregio di intercettare molti consensi in maniera trasversale, proprio come ha fatto la Democrazia Cristiana. Ma, come i democristiani, rischia di diventare espressione del vecchio establishment corrotto che finge di cambiare tutto per non cambiare nulla. 

Marco Di Caprio.


sabato 8 marzo 2014

RENZI SPIEGATI MEGLIO...

Il premier Renzi ha detto che varerà la settimana prossima, per la precisione martedì 12 marzo, il suo Jobs Act. Noi pensiamo che si dovrebbe ricominciare a parlare in italiano, perché molti non capiscono il reale significato dei termini politici in inglese. 

Se analizziamo il contenuto della sua riforma del lavoro, visto che di questo si tratta, notiamo che i punti salienti sono i seguenti: eliminazione del contratto a tempo determinato a favore di un contratto unico, abolizione dell'articolo 18 (legge che reintegra i licenziamenti non legittimi) per i primi tre anni di assunzione e abolizione dell'apprendistato. Quali miglioramenti dovrebbe portare questa riforma del lavoro? Praticamente favorirà la Confindustria e le imprese, che potranno assumere e i licenziare più facilmente i neo-laureati. Sappiamo che Renzi vuole la flessibilità delle assunzioni, basata sul modello inglese: maggiori licenziamenti liberano più posti di lavoro per eventuali nuovi assunti. Il problema di fondo è il seguente: in Italia la corruzione e le strutture economiche non sono ancore pronte per accogliere questo modello di tipo anglosassone.

 Renzi, inoltre, ha intenzione di varare il taglio delle aliquote Irpef e il taglio del cuneo fiscale con i fondi dell'Unione Europea: già insorge l'Europa, poiché quei soldi non possono essere destinati a questo compito, ma solamente per opere infrastrutturali. Renzi, inoltre, ha detto di voler destinare nuovi fondi all'istituzione scolastica. Anche per questo scopo si riscontra il problema della copertura finanziaria: il premier ha detto che vuole ricorrere alla Cassa depositi e presiti, che è il tesoretto dei risparmiatori muniti di libretti postati. Se lo Stato usa la Cassa per le riforme non accumula debito con le aziende private, ma con i contribuenti, peggiorando di gran lunga la situazione. 


Non si parla ancora di tagliare i costi della politica, anzi per ora si parla solo di riforma costituzionale del Senato: per approvare questo provvedimento ci vorrà almeno un anno. Difficile che si riuscirà sul serio a raggiungere la maggioranza dei due terzi del Parlamento per questa riforma: i senatori non potranno mai votare per l'abolizione della propria poltrona. Ultimo nodo al pettine è la Tasi: Letta, dopo aver abolito l'Imu, ha introdotto un'imposta che tassa non solo la prima casa, ma anche i servizi a essa connessi come lo smaltimento dei rifiuti. Renzi l'ha confermata. Il problema di fondo è il seguente: la Tasi è una tassa comunale che ciascun municipio può aumentare a seconda delle proprie esigenze. Ciò aggrava la situazione per molti contribuenti del centro-sud, che sono sotto amministrazioni largamente indebitate. 

Caro Matteo, lei aveva promesso chiarezza e trasparenza. Da lei non chiediamo parole, ma action: glielo diciamo in inglese, visto che lei si sente così anglosassone. Prenda dagli inglesi il loro empirismo e non nomi inutili; non prenda dagli italiani le chiacchiere vuote e inutili.


Marco Di Caprio e Alessio D'Aco.

mercoledì 5 marzo 2014

Vladimir, lo zar diplomatico.

Putin ha deciso di fermare la marcia delle sue truppe in Ucraina: il dittatore russo ha occupato pacificamente la Crimea a maggioranza russofona e ha raggiunto il suo obiettivo di mettere pressione sull'attuale governo ucraino. Le bandiere russe sventolano però anche nella parte orientale del paese, al di là del fiume Dniepr. 

Kerry e la diplomazia euro-americana hanno minacciato l'embargo nei confronti della Russia qualora Putin dovesse continuare la sua marcia. Il leader russo non ha alcun interesse a occupare militarmente l'Ucraina, anche perché gli interessi dell'élite russa che vive in Europa e negli Usa sarebbero in pericolo nel caso di embargo. Nel caso di sanzioni contro i russi, sarebbe in pericolo anche l'Occidente stesso, che ha un punto di riferimento in molti uomini dell'alta finanza russa. Per motivi di natura economica Putin dovrà per forza dialogare con gli americani per trovare un accordo diplomatico in merito alla spartizione delle risorse che l'Ucraina offre in materia di gas. 


La diplomazia occidentale ha sbagliato nel supportare il moto di piazza che ha destituito Yanukovich. Con questo non intendo dire che l'ex-dittatore d'Ucraina sia meglio dei ribelli: è un criminale, ha provocato centinaia di morti a piazza Maidan e va biasimato nella maniera più assoluta. Ma quando Putin dice che l'attuale governo dei ribelli è estremista non sbaglia. I ribelli hanno infatti minacciato di mettere al bando la lingua russa, la quale è prima lingua di un terzo della popolazione ucraina. Gli americani, supportando l'attuale presidente Yatsieniuk, rischiano di cadere nello stesso errore fatto nel 1989, quando supportarono i terroristi islamici in Afghanistan per opporsi all'Unione Sovietica. Gli americani rischiano anche di ripetere un errore fatto più recentemente, precisamente due anni fa, quando hanno supportato gli estremisti islamici contro Mubarak.


Qualcosa nella diplomazia occidentale si sta spezzando: è stato proprio Putin a frenare l'attacco americano contro il laico Assad in Siria. Gli americani, negli ultimi venticinque anni, per opporsi a molte dittature hanno supportato estremismi e fanatismi che si sono rivelati ben peggiori dei regimi che hanno sostituito. La macchina diplomatica americana forse dovrebbe imparare da Putin, che per quanto sia un dittatore e un fanatico ha una visione della politica mediorientale molto più lucida di Obama e Kerry.   

Marco Di Caprio.

Coerenza a 5 stelle.

 Al centro delle continue critiche soprattutto di chi segue tanto, forse troppo la televisione, c'è sempre lui: Beppe Grillo. Il "comico" genovese viene continuamente e ripetutamente attaccato da ogni canale televisivo, ad ogni ora, su ogni trasmissione. Ci sembra anche abbastanza ovvio, soprattutto perché le televisioni e i giornali hanno dei padroni potenti che non vogliono promuovere ciò che va contro la propria politica. Non è normale però, a mio parere, che le critiche a Grillo vengano direttamente da coloro che hanno votato il     Movimento 5 Stelle. 

Molti criticano soprattutto il comportamento di Grillo durante l'incontro con Matteo Renzi. Grillo è andato li per volontà di coloro che seguono il suo blog. Sono stati i suoi elettori a spingere Beppe ad andare all'incontro con Matteo Renzi. L'esito dell incontro è noto e chiaro a tutti. Molti grillini si sono lamentati perché secondo loro Grillo avrebbe mancato di rispetto a Renzi nel non farlo parlare. Per Grillo quell'incontro è stato uno sfogo, sfogo che probabilmente tutti noi italiani avremmo voluto attuare nei confronti di un leader che è capo del governo grazie a una labile maggioranza. Renzi ha parlato fin troppo tramite le televisioni, mentre Beppe ha avuto solo a disposizione quei cinque minuti: era ovvio che Grillo reagisse così. 


Io non avrei voluto che si presentasse a quell'incontro. Il fatto che si sia presentato è già un'apertura verso un mondo, quello politico, corrotto e malato, incurabile. Il leader dei 5 Stelle è sempre stato coerente, ha sempre annullato e respinto ogni forma di partecipazione a questi governi fantocci, a questi governi tout-ensemble volti a spartirsi le poltrone e i posti migliori. Il capo del governo non è stato coerente: aveva detto che per il bene del paese non avrebbe mandato via Enrico Letta. Ora ce lo ritroviamo li, a Palazzo Chigi a produrre inciuci con il peggio dell'attuale classe politica, di destra, sinistra, centro e chi più ne ha ne metta. Renzi è d'accordo con Berlusconi (ancora lui?), con Alfano e con tutti i peggiori. E la scelta scelta dei cittadini dov'è? La democrazia dov'è? Le elezioni a cosa servono? Il Pd è democratico solo nel nome, lo dice un ragazzo che ha una famiglia tradizionalmente supporter del centro-sinistra. 

 I 5 stelle possono aver sbagliato molte volte ma mi chiedo chi non lo fa? Hanno sbagliato, ma non hanno mai mancato di rispetto al popolo italiano: hanno davvero rinunciando a una parte dei loro stipendi come promesso al popolo. Popolo sempre più incantato dalla tv e da quei programmi che manipolano il pensiero critico. Che motivo aveva Grillo di fare politica? Si è guadagnato onestamente i suoi soldi grazie ai suoi spettacoli. Avrebbe potuto benissimo goderseli nelle Hawaii, ma invece lotta per tutti noi. 

Svegliatevi, fatevi un'idea vostra ma fatevela. Senza farvi incantare o accecare dal fumo che vi buttano in faccia: troppa gente fondamentalmente è in politica per fare solamente i propri interessi. Non mi rivolgo tanto agli anziani, ma ai giovani che come me amano il proprio paese e vogliono restarci. Questo governo delle larghe intese ha prodotto e sta producendo vantaggi per i giovani? La disoccupazione giovanile si aggrava sempre di più a scapito di una gerontocrazia che immobilizza il paese. La prima manovra del governo Renzi sarà l'approvazione della Tasi ideata da Letta e non un decente piano del lavoro per gli under 30: questo è un Paese falso e immobilista, un paese che non è per i giovani. 

 Alessio D'Aco.

venerdì 14 febbraio 2014

Renzi parla a vuoto, Grillo parla a vanvera.

Renzi non voleva andare al governo due giorni fa, poi la smentita: altra giravolta da parte del sindaco di Firenze, persona più mutevole del vento. Stamane il blog di Grillo critica giustamente la sua impotenza a livello politico, il suo ruolo di burattino manovrato dai gerarchi del PD e la sua attenzione ai poteri forti piuttosto che alla middle class.

 Non sono d'accordo con Grillo su una cosa: Renzi non va biasimato come terzo premier non eletto, perché la Costituzione non contempla l'elezione diretta del Presidente del Consiglio. Il Porcellum tanto odiato da Grillo obbliga, invece, i partiti a presentare un capo delle proprie coalizioni da indicare come possibile premier. Il Movimento 5 Stelle si è battuto per l'incostituzionalità del Porcellum, per cui dovrebbe essere contrario all'investitura popolare del presidente del Consiglio: Grillo non può demonizzare l'attuale legge elettorale perché incostituzionale e poi elogiarla per ciò che gli fa più comodo, cioè per attaccare le consultazioni tenute dal Capo dello Stato. 


 Renzi arriva a Palazzo Chigi nel momento politico più difficile: se va al governo, rischierà di perdere appeal e alle prossime elezioni il Pd potrà riportare molto più facilmente una sconfitta. In questo scenario ci guadagna - come troppo spesso accade - Berlusconi,  che logorerà Renzi e sarà purtroppo di nuovo pronto a far fessi tutti.


Marco Di Caprio.