mercoledì 29 febbraio 2012

LA RACCOMANDAZIONE PER UNA SELEZIONE MIGLIORE.

Un'inchiesta di Repubblica oggi, in prima pagina, evidenziava la mancanza di meritocrazia nel nostro Paese. La questione cruciale, più che la mancanza di dare un giusto peso al merito, è il ruolo della raccomandazione nel mercato del lavoro. Nei paesi anglosassoni la raccomandazione esiste sotto forma di segnalazione: ogni uomo influente può sottoscrivere nero su bianco che una persona da lui conosciuta ha determinate competenze, per cui lo consiglia ad un'azienda o ad un ente. In Italia la raccomandazione è una pratica sottobanco ed avviene per dare spesso una mano a chi meno merita. Il nepotismo e il clientelismo sono la principale porta d'ingresso sia nel settore pubblico che in quello privato; per chi è, quindi, figlio di operaio diventa difficilissimo riuscire ad emergere ed a diventare membro della classe dirigente. 

Il potere in Italia è gestito da tante lobby, e quando parlo di lobby intendo tassisti e farmacisti, ma anche il Vaticano, i banchieri e i docenti universitari. Difficilissimo entrarvi, soprattutto se non hai conoscenze influenti. Michel Martone, viceministro al welfare, ha affermato che è uno sfigato chi frequenta l'università a 28 anni ed oltre. Lui è diventato professore ordinario a 29 anni, ma è anche vero che non tutti possono contare su un padre magistrato ed influente come il suo. Inoltre il sistema universitario italiano non scoraggia gli studenti fuori corsi dal migliorare la loro posizione; forse le università puntano ad incassare ancora più soldi tramite loro. Si potrebbero anche mettere norme che pongano limite agli anni in cui ci si può iscrivere fuori corso. La maggioranza dei ragazzi italiani, poi, si laurea in tempo, ma non riesce ad emergere perché non ha i giusti agganci. 

Quando sei entrato in una lobby hai tante garanzie: puoi essere tutelato da tutti i tuoi colleghi, sempre pronti a battersi per accrescere l'influenza della propria categoria. Troppe persone meno competenti hanno una corsia preferenziale: una buona parte dei figli dei notai entra facilmente a far parte dell'ordine. Per poter sradicare questo fenomeno sarebbe forse opportuno porre discriminazione nei loro confronti per tutelare gli altri che non sono figli di notai: per esempio, se per passare ad un compito hai bisogno di un 7, il figlio del notaio dovrebbe ottenere 8. Forse questa può sembrare una proposta abbastanza ingiusta, ma è anche vero che il figlio del notaio può avere competenze tali da poter totalizzare molto più di 8. 

Al di là di queste soluzioni provvisorie, bisogna tener conto che la valorizzazione del merito deve partire dal basso: un terzo degli studenti italiani è disposta a farsi raccomandare per avere un posto di lavoro. I giovani dovrebbero pensare a perfezionare competenze professionali all'università usufruendo dei mezzi forniti dal settore job placement, come tirocini e stage. Ma sono le classi dirigenti che hanno il dovere di tutelare davvero gli studenti che hanno meno risorse per emergere. Il problema è che l'università dovrebbe tornare ad essere selettiva; soprattutto dirigenti di aziende dovrebbero entrare nei consigli degli atenei per chiedere ai docenti di formare professionisti che a loro potrebbero tornare utili in futuro. In tal modo il mercato del lavoro potrebbe ripartire. Ma il nuovo governo ha la responsabilità di dover fare una nuova riforma, che chiuda la negativa parentesi aperta dalla riforma Gelmini. 

Marco Di Caprio.

martedì 28 febbraio 2012

L'UTOPIA CONCRETA.

Il governo Monti è disposto a migliorare i controlli per diminuire l'evasione fiscale. Questa sembra l'unica soluzione per migliorare il bilancio statale e per poter procedere con gli sgravi fiscali alle famiglie meno abbienti a partire dal 2014. Sono già scattati controlli a tappeto: la Guardia di Finanza ha controllato migliaia di esercizi commerciali nelle più grandi città della penisola. Si è deciso, inoltre, di chiudere le partite IVA non attive per tre anni. Si punta, inoltre, a controllare i capitali rientrati in Italia in seguito allo scudo fiscale varato dal precedente governo e si punta ad inasprire le sanzioni per gli evasori.

Sarebbe però opportuno procedere con controlli alla fonte dei guadagni: nei parametri di valutazione dell'ISEE, innanzitutto, andrebbero computati non solo beni immobili, ma anche quelli mobili . Molte persone con un reddito annuo relativamente basso, spesso inferiore ai ventimila euro, circolano in Mercedes e in BMW e hanno diverse proprietà: spesso hanno sicuramente un'altra attività lavorativa in nero, non denunciata. Il fisco non tiene conto di queste cose: i Comuni non sollecitano controlli alle Agenzie delle Entrate per i casi sospetti. Il governo punti adesso a sollecitare questi controlli per dire basta. Basta a chi possiede attività commerciali e dimentica anche solamente qualche fattura. Se i lavoratori dipendenti potessero evitare l'IRPEF sullo stipendio, avrebbero il doppio del reddito e anche loro ville lussuose.

E' un diritto e non solo un dovere da parte dei cittadini richiedere sempre lo scontrino fiscale; e se il negoziante evita di farlo il consumatore può e deve segnalare alle autorità l'evasione. Su Facebook da un po' di tempo è nato un gruppo chiamato Amici dello Scontrino, dove molti utenti segnalano gli esercizi commerciali dove non hanno avuto ricevute. Spesso alcuni commercianti tendono anche ad imbrogliare il cliente per evitare che questi chieda la ricevuta. Quando si va al ristorante, spesso i camerieri possono portare un conto stampato su una lista che non è uno scontrino, ma è molto simile. La ricevuta, quando è vera, porta visibilmente il numero della partita IVA.

La lotta per l'abbassamento delle tasse parte qui, dal chiedere la ricevuta. Non chiedetevi che cosa l'America può fare per voi, ma cosa voi potete fare per l'America, disse Kennedy durante un discorso. E noi cosa possiamo fare per l'Italia? Io direi che la lotta per un Paese più onesto nasce dal basso, parte dal cittadino medio. Silvio Berlusconi, che ha promosso nella passata legislatura norme vergognose come lo scudo fiscale, non ha fatto che inasprire l'evasione. Quando ha parlato delle troppe tasse pagate dagli italiani ha detto che era giusto evaderle. Poi, però, durante un discorso aveva affermato di essere il più grande contribuente dell'Agenzia delle Entrate; ma forse è in realtà il più grande evasore.

Monti stasera ha parlato davanti ai vertici dell’amministrazione finanziaria nazionale ed ha affermato che le tasse saranno di meno, se le pagheranno tutti. Ha ragione, ma il presidente del Consiglio deve anche fornire gli strumenti agli italiani medi per fargliele pagarle senza che essi temano di non arrivare con dignità a fine mese. Bisognerebbe accelerare sull'approvazione di nuove liberalizzazioni. Con il dl liberalizzazioni 1/2012 il governo ha promosso l'aumento dei posti per notai: il decreto prevede 200 nuovi posti entro il 2012. Altri 500 andranno in gara nel 2013; dal 2014, poi, bandi saranno annuali per poter accedere alla professione del notaio. Per quanto riguarda i taxi, Monti ha fatto marcia indietro: la competenza dell'affidamento delle licenze è stata riportata all'Autorità dei Trasporti. Si auspica un nuovo emendamento, in maniera tale che le licenze siano affidate da Comuni e Regioni e che non sia possibile per i tassisti effettuare vendita delle proprie licenze a terzi in seuito al pensionamento. Il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri prevede, inoltre, una farmacia su 3000 abitanti; si è dibattuto aspramente in commissione Industria del Senato su come modificare questo passaggio: tante le pressioni dei farmacisti. Ma sembra plausibile uno slittamento a 3500 abitanti.

Il governo sta cercando di accontentare sicuramente i detentori delle lobbies, ma come ha ceduto con i tassisti non deve cedere con i farmacisti. Si auspica che Mario Monti possa procedere nella maniera adeguata sulle liberalizzazioni, dando gli strumenti agli italiani per risparmiare. Si spera che riesca a ridurre l'evasione fiscale con misure decise, che sensibilizzino e spingano a denunciare le frodi fiscali anche i cittadini medi. Se tutto questo sarà fatto, la speranza in un futuro migliore non sarà stavolta un'utopia. E se la politica starà fuori dal risanamento della finanza pubblica, la speranza si concretizzerà in certezza.


Marco Di Caprio

lunedì 27 febbraio 2012

VATICANO SPA: UNA MACCHINA DEL FANGO.

Mario Monti non porrà l'Ici su strutture ecclesiastiche no profit e sulle scuole non commerciali: ovviamente la CEI commenta con parole favorevoli la decisione del Presidente del Consiglio. Giusto diminuire l'Ici ad associazioni no profit, ma in questo momento difficile per l'Italia non sembra opportuno fare sconti simili. In base all'articolo 8 della Costituzione comma 1 ricordiamo che "tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge", ma non sembra davvero che si ponga tutte le confessioni sullo stesso piano.

 
La religione cattolica è quella della maggioranza degli italiani: è giusto che questo si tenga in conto. E' ovvio che il Vaticano sia, inoltre, influente in Italia ma non dobbiamo dimenticare che, in base all'articolo 7 comma 1 della Costituzione "lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani." I principi fondamentali della nostra Carta sono stati ripudiati: il Vaticano ha fortissime ingerenze nella politica italiana. Ha la possibilità di dare stipendio statale a quasi tutti i sacerdoti, che sono anche spesso insegnanti di religione. Ha azioni in società di tutto il mondo grazie alle offerte e ai lasciti dei fedeli. Secondo Gianluigi Nuzzi, autore di Vaticano SPA ha anche riciclato denaro sporco della mafia e tangenti per i politici tramite la Banca Vaticana.


 Il Vaticano ha Famiglia Cristiana ed Avvenire, due giornali che parlano di morale ed esortano gli italiani a comportarsi con carità cristiana, quando poi dovrebbero avere solo il buonsenso di tacere. Testate del genere dipingono una realtà italiana completamente fuori dalle realtà: parlano di una società fatta di carità, buonsenso e di sacerdoti che combattono la povertà. La Chiesa ha sicuramente agito per aiutare i poveri; ma ha anche fatto tanto per accrescere la corruzione, soprattutto negli ultimi tempi. I vescovi e i cardinali sono dei politici in abiti monacali: sono immischiati in qualunque affare, hanno un immenso potere, gestiscono grandi capitali e si occupano più della sfera temporale che di quella spirituale. Tanti nell'antichità hanno criticato frati e sacerdoti: Cecco Angiolieri, Dante, Campanella, Giordano Bruno, Machiavelli, Guicciardini, Paolo Sarpi sono stati tra quelli che più hanno fatto levare il loro lamento contro la disonestà del Vaticano. Ma ora nel XXI secolo ci si aspettava che qualcosa fosse cambiato, e invece tutto è rimasto sostanzialmente invariato, nella più profonda disonestà.


 Neanche pontefici dichiarati quasi all'unanimità come grandi hanno potuto porre un rimedio alla disonestà del Vaticano. Giovanni Paolo II, papa considerato moderno ed aperto alle novità, aveva idee troppo dogmatiche: poco ha fatto per rendere più onesti i vertici della Chiesa. Contrario a qualunque tipo di innovamento in ambito liturgico e quasi mero portavoce del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede Joseph Ratzinger, ora papa Benedetto XVI. A differenza dell'attuale pontefice, però, fu un grande comunicatore. Chiese sicuramente perdono per la tratta degli schiavi, le persecuzioni dei missionari in Sudamerica, per il processo tenuto a Galileo e per i peccati commessi a Costantinopoli durante la IV Crociata. Secondo alcuni storici, tra cui Thomas Madden, però, si tenne bene dal condannare il fenomeno delle Crociate. Per altri storici le sue parole poterono rappresentare una condanna all'intero fenomeno delle guerre sante. Ad ogni modo, la sua posizione su questo fenomeno storico fu abbastanza ambigua.

 Giovanni Paolo II è stato sicuramente in grado di suscitare fiducia a livello popolare, ma le sue idee non furono per nulla innovative. Si è battuto poco per il ruolo della donna nella Chiesa e nella società, si è opposto duramente ai rapporti sessuali pre-matrimoniali in generale ed omosessuali in particolare, e ha criticato aspramento l'uso del preservativo, che limita la diffusione dell'AIDS e di tante malattie veneree. L'AIDS è una delle grandi piaghe per l'Africa, dove il numero dei sieropositivi è elevatissimo. E il pontefice poco si è battuto per migliorare la condizione dei Paesi africani: rimandando il loro riscatto ad una presunta vita celeste, non ha fatto tutto ciò che era in suo potere per alleviargli le sofferenze di quella terrena. Sotto alcuni aspetti Benedetto XVI è stato meno rigido, aprendo all'uso dei contraccettivi. Il Vaticano, con le sue eteree prediche e il suo finto moralismo, non fa altro che rendere palese la sua macchina del fango.

Marco Di Caprio.

domenica 26 febbraio 2012

LA VERITA' FLESSIBILE DELLA CRITICA.

Mi è capitato tantissime volte di navigare in Internet e di trovare giudizi di novelli critici approvati come verbo di Dio. Il mestiere del critico è fatto di continua fruizione della materia di competenza, che sia letteratura, arte e musica. Critici non si nasce ma si diventa. Per analizzare un disco musicale è ovvio che bisogna studiare la storia della musica, musicologia, linguaggio musicale e tecniche di composizione. Per fare il critico letterario è bene leggere molto, e non interessarsi solo di pochi generi e di epoche.

Analizzare un'opera d'arte, di qualunque tipo essa sia, non è semplice. Inoltre si può dire che non esiste una verità assoluta: si può giungere a dare un giudizio quanto più imparziale, ma nessuno ha in mano una soluzione univoca, che possa frenare le dispute intorno al valore di una determinata opera. Si può parlare di un'opera universalmente condivisa come capolavoro, accettata così dalla maggior parte dei critici. Ma nessuna opera potrà mettere d'accordo tutti i critici all'unanimità. I veri capolavori, ad ogni modo, sono quelli che ricevono un plauso quanto più ampio dalla critica.

La verità che sta dietro al riconoscimento di opere come capolavori non è ontologica, ma statistica. Il capolavoro è qualcosa su cui la maggior parte degli specialisti converge nel considerare tale. Ovviamente un capolavoro può essere sminuito od amplificato nel suo valore a seconda del momento storico in cui è formulato il giudizio critico.

Anche i fatti storici sono interpretati nel loro corso in maniera diversa a seconda delle epoche. Per Gadamer era l'ermeneutica a creare i fatti. Un processo dialettico può selezionare ed indicare gli eventi della storia. E' ovvio che l'evento è qualcosa che cambia l'approccio epistemico nei confronti della realtà. Ed anche il capolavoro cambia i paradigmi con cui gli storici, gli esperti e gli appassionati si rapportano con l'arte.

Lo storico Sestan svolge un'analisi accurata della metodologia storiografica contemporanea come metodologia critica e scientifica. Afferma che un problema storico non è mai esaurito. Esso si può considerare provvisoriamente esaurito, nel senso che in un dato momento storico le soluzioni trovate hanno soddisfatto le esigenze degli studiosi di quel periodo. Le priorità degli studiosi ovviamente sono sempre in linea con il clima culturale e sociale del contesto del vissuto. Ma è da escludere che le soluzioni trovate siano soddisfacenti per gli studiosi di un'altra stagione culturale.
Non ci sono pietre tombali nella storiografia, su nessun problema fondamentale. Solo a questo patto la storiografia non muore, ma si rinnova ed accompagna, come espressione non secondaria, la vita morale e culturale delle nazioni. (E. Sestan)

Quindi in effetti il problema storiografico è lo stesso della critica artistica. Determinati giudizi possono mettere d'accordo studiosi di una determinata epoca, ma non potranno soddisfare gli esperti di una stagione successiva. Se non esiste una verità assoluta, è giusto che si cerchi una verità provvisoria, che possa portare avanti un processo dialettico volto alla comprensione del processo artistico e dell'arricchimento interiore di chi ne fruisce. Solo a tale patto i fruitori dell'arte possono fare un'opportuna selezione su ciò che è più bello e più merita di essere tenuto in conto.

Marco Di Caprio.

sabato 25 febbraio 2012

FACEBOOK IS WATCHING YOU.

Facebook è un ottimo strumento per comunicare e per pubblicizzare in maniera efficace. E' stato responsabile dalla diffusione di idee liberali in paesi come Tunisia, Libia ed Egitto, ed ha contribuito in Italia alla diminuzione d'influenza del monopolio televisivo di Silvio Berlusconi. Ma le sue qualità negative non sono da sottovalutare.

Facebook esiste per raccogliere informazioni personalizzate su tutti gli utenti. Quando clicchiamo il tasto mi piace, un database riceve tutti i dati ed è in grado di inviarci pubblicità su misura, di prodotti simili a quelli che a noi piacciono. Il web diffonde un tipo di pubblicità più incisiva di quella tradizionale, lanciata in tv ed in radio o su manifesti pubblicitari. Internet, grazie ai cookies, sa chi sei, sa le pagine che visiti e sa quali tipi di messaggi promozionali inviarti. Io sono un grande fan di musica rock; l'altro giorno ho trovato a lato della mia pagina di Facebook decine di messaggi pubblicitari su concerti e su dischi, quasi come se non facessi nient'altro che ascoltare musica. E il server, in effetti, non ha tutti i torti.

Il codice sulla privacy, dlgs. 196/2003, dà solo un'illusione sulla riservatezza dei dati personali in rete. E' vero che esistono le impostazioni per la privacy, ma quelle predefinite prevedono la più ampia possibilità di condividere informazioni con la rete degli altri utenti. E inoltre, anche se ti rifiutassi di condividere qualsiasi argomento con gli altri, i tuoi gusti musicali, cinematografici, letterari, televisivi rimarrebbero comunque a disposizione dei programamatori.  Zuckerberg è uno degli uomini più ricchi del pianeta, eppure non ha neanche creato un programma molto sofisticato. Non è un genio o un talento senza cui l'informatica oggi sarebbe diversa, come Steve Jobs.

Facebook ha tanti errori e bug per quanto riguarda la funzione della chat e le impostazioni. La principale vittoria di Zuckerberg è stata nel creare un programma grazie al quale gli utenti possano saziare la loro voglia non solo di stare in contatto con un'ampia gamma di contatti ma soprattutto di spettegolare. Si possono conoscere notizie riguardanti la vita di tutti, che spesso sono facilmente reperibili leggendo sulle bacheche degli altri. Ai pubblicisti e agli uomini di business non importano i fatti vostri, anzi importano solamente quando parlate di prodotti e delle marche che preferite. Importano quando è possibile avere un tornaconto economico. Big Brother is Watching You, e sa che ognuno di voi ha usi e costumi che rappresentano una miniera d'oro per lui.

Marco Di Caprio.

venerdì 24 febbraio 2012

IL MAGMA DELLA DISINFORMAZIONE.

Quante volte abbiamo pensato a distaccarci completamente dalla realtà per poterla analizzare meglio. Potremmo benissimo fare come Cosimo Piave di Rondò, il Barone Rampante di cui scrive Italo Calvino. Cosimo, a dodici anni, era salito su un albero per protestare contro il padre e la sua famiglia; si era convinto a non scendere più, e, dopo che si era appassionato alla lettura, aveva imparato a guardare ciò che lo circondava con acume critico e con il distacco di chi guarda le cose da lontano.

Quante volte ci è capitato di ingrandire troppo una foto a computer da vedere bene i pixel ma da non capire che cosa abbiamo fotografato? Quante volte, immersi sott'acqua in una piscina, non siamo riusciti a renderci conto di quanto fosse lunga la vasca? Un approccio epistemologico con la realtà può essere possibile solo con il distacco; e quando non è possibile allontanarsi con la mente dal nostro ambiente, è utile uno sforzo per comprendere come la realtà possa essere vista da un altro punto di riferimento. Esistono due tipi di tempo: uno psicologico, che è quello di cui ciascuno di noi fa esperienza ogni giorno, ed uno fisico, che dipende dall'osservatore empirico. Ebbene anche per elaborare la natura delle cose e della realtà in cui viviamo si necessita di un osservatore, che sia distaccato e quanto più critico possibile.

E' sempre utile un'analisi approfondita della società in cui viviamo, una dimensione non solo dominata dall'inflazione di informazioni che disinformano e dall'eccesso comunicativo di radio, televisione e di internet, che spesso ha ben poco da comunicare. La scienza della comunicazione, in questo frangente, rischia di diventare uno studio vuoto, di formazione professionale volta a diffondere tecniche inutili a chi non ha nulla da comunicare. La televisione, tra i mass media, è quella che meno informa. Per Raiuno il mondo è rimasto quello di trenta o quaranta anni fa: sembra non essere mai avvenuta la rivoluzione tecnologica e di internet. I programmi rimangono sempre gli stessi. Fiction edulcorate e piene di falsità storiche e sociali, trasmissioni di intrattenimento in cui sono invitati cantanti come Orietta Berti, Raimondo Vianello, Ornella Vanoni, che rappresentano la tradizione popolare conformista degli anni Sessanta. Telegiornali come il Tg1, in cui si danno 5 minuti di spazio alla politica e 25 minuti di spazio a cronache varie e gossip.

E soprattutto talk show che sono pollai in cui pubblico e conduttori dibattano su temi frivoli e di bassissimo spessore culturale. Queste trasmissioni fanno chiacchiere da bar, parlano delle riforme del governo, di temi scottanti dell'attualità come malasanità, immigrazione clandestina e lavoro precario. La vena è solo polemica e non critica, non si intende analizzare i fatti ma solo intrattenere i telespettatori. Così facendo si vendono le piaghe della nostra società come spazi pubblicitari. Messaggi promozionali e spot che fanno da pausa tra questi dibattiti rappresentano non solo il modo per finanziarli, ma l'unico scopo del loro aver luogo. Se queste trasmissioni possono trasmetterci ancora qualcosa, ci comunicano la loro incapacità di comunicare nel magma di informazioni che oggi non solo sono inutili, ma disinformano.


Marco Di Caprio.


giovedì 23 febbraio 2012

QUIS CUSTODIET IPSOS CUSTODES: MEGAVIDEO E LA LEGGE CONTRO LA PIRATERIA ONLINE..

Megaupload e Megavideo hanno chiuso i battenti da un po' di tempo. Le leggi denominate SOPA e PIPA, non ancora approvate definitivamente dal Congresso americano, hanno bloccato interamente i siti più famosi di file sharing. Il motivo è violazione di copyright: i film non possono circolare sulla rete con questa facilità, perché rischiano di far perdere ingenti profitti alle case di produzione. Per la vecchia Digital Millennium Act si procedeva a rimuovere solo il contenuto illecitato. La SOPA, invece, ritiene responsabili i provider e blocca i siti. Se dovesse essere approvata definitivamente, sarebbe l'avvento della censura su Internet. 

Che Megavideo abbia chiuso è un duro colpo alla libertà di espressione e alla promozione di cultura; infatti si dimentica in questo modo che gli utenti del web hanno potuto fruire gratuitamente di film di alto livello culturale di ogni tempo. Fino a qualche mese fa avevo la possibilità con pochi clic di vedere qualunque importante pellicola della storia del cinema, da quelle di Buster Keaton a quelle di David Lynch. Avevo la possibilità di godere di tutte le opere maggiori del cinema italiano, dei film di De Sica, Rossellini, Fellini, Antonioni, Pasolini. Adesso diventa più difficile cercarli su altri siti. E tutto questo a causa di una legge spazzatura, che ha bloccato la diffusione della cultura. 

Le case cinematografiche sono contrarie alla diffusione di film in rete perché non vorrebbero perdere i loro sporchi profitti; io sarei stato d'accordo, in questo frangente, a rimuovere i film più recenti, e quelli di minore spessore. Ma non riesco ancora a capacitarmi a come sia possibile eliminare tutto un sito per violazione di copyright. La legge SOPA (Stop Online Piracy Act), disegno legislativo in attesa di approvazione dalla Camera dei Rappresentanti, dovrebbe "promuovere prosperità, creatività, imprenditoria e innovazione combattendo il furto della proprietà americana". 


SOPA potrebbe anche colpire i siti che hanno reso possibile pubblicare il contenuto della violazione. Costituisce, quindi, un pericolo per i siti che permettono agli utenti di caricare contenuti: i siti a contenuto aperto, blog e social network. Inoltre rappresenta un pericolo per i siti no profit, che non hanno possibilità di difendersi adeguatamente in tribunale, per via del modesto budget, contro eventuali cause di violazione di copyright.


Perché è stata varata la legge SOPA? Hollywood sa che sta perdendo influenza, sa benissimo di fare cinema spazzatura; le lobby dei produttori in America hanno fatto di tutto per portare all'approvazione per la normativa da parte del Congresso per porre freno alla crisi. Ma ciò non risolleverà le sorti di industria cinematografica californiana. 

Gli indiani e i cinesi sono già superiori in quanto a qualità; tanti nuovi registi indipendenti, grazie al mondo di internet, saranno in grado di emergere più facilmente. L'industria cinematografica vorrebbe che il web fosse depauperato dai contenuti liberi, vorrebbe porre restrizioni per i propri sporchi interessi, e non è certo interessata ad accrescere il livello culturale degli spettatori. Anzi più i film sono poco impegnati e più diventa facile produrli e commerciarli. 

Con la chiusura di Megavideo sarà più difficile fruire sul web dei tanti grandi capolavori della storia del cinema. Per i produttori di film tutti dovrebbero essere obbligati a comprare DVD e Blu Ray. Purtroppo film di alta cultura sono messi sempre in piccole nicchie sugli scaffali, mentre quelli iper-pubblicizzati, spazzatura di infima qualità, possono essere rifilati facilmente ai teenager. I giovani, invece, con Megavideo avrebbero trovato in prima pagina film di grandi autori.  

E' da aggiungere che ora in America e in Europa si punta anche a rafforzare anche la normativa per i download illegali. Teenager che scaricano un paio di volte film protetti da copyright potranno finire in galera più facilmente. Ma chi porterà in tribunale l'industria cinematografica? Questa non solo impedisce la libera fruizione per la crescita intellettuale: ha il totale controllo di ciò che vedi e di ciò a cui pensi. 

Le case di produzione etichettano come amorale scaricare e guardare film in internet, quando poi sono loro a promuovere violenza, stupri, droghe, incesti e tutti i comportamenti più amorali, che poi i giovani seguiranno per loro causa. Se nei tribunali non vanno le infime case di produzione di Hollywood, che sorvegliano i consumi dei fruitori, chi sorveglierà i sorveglianti?  O meglio quis custodiet ipsos custodes, per usare una massima di Giovenale. 

Marco Di Caprio.

mercoledì 22 febbraio 2012

IL POTERE ALL'EPOCA DEL GOVERNO MONTI.

La Marcegaglia tiene a sottolineare che il lavoro va tutelato ma non vanno assolutamente giustificati i fannulloni, coloro che approfittano della normativa vigente che rende difficili i licenziamenti. Il ministro Fornero mette in guardia Bersani, affermando che la nuova riforma del welfare va fatta anche senza l'aiuto dei partiti. Mario Monti, dal canto suo, è deciso a governare in maniera del tutto indipendente dalla politica, che ormai è stata commissariata. 

Il nuovo governo è ormai rappresentante di una piccola parte della popolazione, cioè la classe dirigente del paese, fatta di banchieri, finanzieri, docenti universitari. La politica qui c'entra poco, e se continuerà ad agire in questo modo conterà ancora meno nella sfera pubblica. I sindacati sono deboli e i lavoratori dipendenti sono sempre più sfruttati. L'università sforna una massa di laureati incapaci di assumere un posto di rilievo nella società, che gli permetta di influire sul governo del Paese; in pratica vengono forniti i mezzi ai cittadini per eleggere democraticamente, ma non viene data loro la possibilità di scegliere liberamente il proprio candidato. Questo è dovuto al fatto che la cultura media diminuisce e non aumenta: la scuola italiana si è impoverita inesorabilmente. 

Una ristretta classe dirigente ha deciso di commissariare la politica, perché ha compreso che è solo piena di affaristi e di loschi individui, che difficilmente possono riuscire ad apportare misure decisive per la crescita. Gli industriali ed i banchieri, per non perdere i loro profitti, hanno ora assunto i vertici, promettendo alla politica un buon tornaconto. Ma non sembra disposta a cedere sul mercato del lavoro, perché non è interessata a dare anche un tornaconto ai lavoratori dipendenti. La politica tenterà di porre rimedi, ma non farà cadere il governo di certo per garantire l'accordo con le parti sociali. La politica è capace di far cadere Monti sul taglio ai numeri dei parlamentari, sull'abolizione delle caste e degli ordini professionali, sul mantenimento dei privilegi, ma non sulla condizione del welfare. 

La cosiddetta middle class sta per scomparire: al suo posto milioni di italiani alienati, precari, poco preparati e con pochi strumenti a disposizione per emergere. I nuovi operai del XXI secolo non sono più assunti in fabbrica ma in azienda e gestiscono servizi con contratti a tempo indeterminato. Lavorano più di otto ore al giorno, fanno spesso straordinari e hanno poco tempo libero, perché devono pensare ad aumentare la produzione ed ottimizzare il tempo. Svago e tempo libero sono perdita di tempo; se si svagano un po' di più, sono fannulloni. Tutti devono pensare a perfezionarsi sul posto di lavoro, ambendo a promozioni che spesso non arriveranno. I nuovi operai non escono dai corsi di formazione professionale o dagli istituti tecnici, ma dalle università e da master di specializzazione professionale. Lavorano tanto ma ottengono troppo poco; i loro diritti, soprattutto nel nostro Paese, sono stati persi un po' di vista. 

I sindacati oggi sono deboli, non riescono a tutelarli nella maniera adeguata. La disoccupazione giovanile è diventata inoltre una piaga sociale, dovuta spesso allo scarso valore delle università ed alla poca convinzione con cui esse puntano ad inserire i giovani nel mondo del lavoro. La cultura apre le menti e consente ai giovani di comprendere il mondo in cui vivono. Viviamo in una società in cui l'informazione proviene da ogni dove; ma non è semplice selezionarla nella maniera corretta e dare una giusta interpretazione ai fatti del mondo. I mass media spesso deformano la realtà; per Chomsky i mezzi di comunicazione di massa sono in grado di modificare la nostra realtà nel farci vedere i fatti dalla stessa prospettiva dei centri di potere, delle lobby, che hanno grande influenza sulle notizie. 

Le notizie non sono selezionate ovviamente in base a criteri ontologici; ci sono avvenimenti, che poi sono tenuti presenti mediante diversi approcci epistemici. Imprenditori di successo, grandi catene di aziende e multinazionali stabiliscono l'agenda setting delle news, fanno insabbiare molte notizie che dovrebbero essere in posizione di preminenza ed esercitano un biopotere sulle masse. Per il filosofo Giacomo Marramao, la biopolitica e il biopotere sono sempre esistiti: i più forti hanno sempre condizionato nella storia l'animo dei più deboli. In passato però le classi dirigenti mandavano più spesso gli oppositori a morte: in quei frangenti, quindi, si sarebbe potuto parlare di tanatopolitica. Oggi la neutralizzazione del dissenso avviene mediante altri modi: il controllo delle notizie da diffondere assume certamente un ruolo di primo piano.  

La Fornero farà la riforma del welfare, cercherà di rendere più flessibile un mercato statico. Per lei è necessario farlo, perché pochi investitori stranieri portano capitali in Italia, dove è così difficile licenziare. E' anche vero che il dibattito sull'articolo 18 è fuori luogo, poiché le aziende possono sempre licenziare i lavoratori che vogliono mandare via per motivi economici, tacendo il vero motivo nella lettera di licenziamento. Appena gli italiani perdono il lavoro dovrebbero essere aiutati da ammortizzatori sociali, che dovrebbero aiutarli a trovare un altro posto. Ma non è detto che, se molte aziende licenziano, i licenziati vadano ad assumere i posti nelle aziende di coloro che sono stati costretti ad andar via. Inoltre i costi per nuovi ammortizzatori sociali potrebbero essere un grave peso sul bilancio. L'unica opportunità per il governo Monti di migliorare davvero le condizioni della middle class è la lotte all'evasione, che per ora rimane mera speculazione teorica.

Il welfare ben presto sarà un ricordo del passato secolo. Il futuro dell'Italia, per il governo monti, dovrebbe essere piena di automi pronti ad ottimizzare la produzione ed a stare attenti che il tempo non sia sprecato. Per quadruplicare i profitti dei loro padroni, che lasceranno a loro le briciole e la sola cultura del lavoro indefesso. E nessun'altro tipo di cultura sarà loro concessa nell'inferno di cristallo delle metropoli.

 Marco Di Caprio.

martedì 21 febbraio 2012

IL CARNEVALE DELL'ARTE.

Ci si chiede sempre spesso perché i critici parlino bene di artisti che hanno venduto poco o nulla, mentre svalutano fortemente artisti che hanno venduto parecchio. I critici di musica rock non si sognerebbero mai di svalutare i Led Zeppelin o Pink Floyd, ma se parlano male dei Queen per la loro incompetenza tecnica direi che hanno fin troppo ragione. Celeberrimi artisti come Frank Zappa e i Doors sono da elogiare altrettanto come i poco conosciuti Roxal Trux, Foetus, Faust e Klaus Schulze. 

Non conta quanto gli artisti hanno venduto ma quanto sono stati in grado di creare opere innovative, in grado di trasmettere ciò che le altre non hanno trasmesso. Il successo di artisti di dubbio valore come Michael Jackson è dovuto più a pratiche commerciali, a motivi extra-musicali e pubblicitari che non per meriti intrinseci delle loro opere. Jackson ha venduto la sua musica come panini perché il suo modo di ballare e di muoversi sul palco mandava in visibilio i suoi fan. Il suo spettacolo da cabaret inebriava milioni di persone. Ma la sua qualità della sua musica che cosa c'entra in questo discorso? 

Jacko è stato un fenomeno da baraccone, che grazie alla sua capacità di intrattenere il pubblico ha venduto i suoi dischi; ma la sua musica nell'ambito pop non è né straordinaria, né innovativa. La sua fama con il tempo sarà destinata a calare, sicché tra duecento anni non si parlerà così tanto di Jackson come si parlerà di veri musicisti come i Pink Floyd o i Velvet Underground. I Velvet, quando hanno pubblicato il loro album di debutto, hanno venduto pochissime copie e sono rimasti in classifica solo due settimane. Il loro capolavoro fu un flop per i temi scabrosi e per la musica troppo innovativa. Il loro album, in anticipo sui tempi, racchiudeva tutti i generi della musica rock che si sarebbero sviluppati nei trenta anni a venire. Il loro album era così in anticipo sui tempi che ancora oggi un ascoltatore medio, non specialista, difficilmente può apprezzare il loro virtuosismo. I Velvet Underground furono riscoperti in seguito al successo della carriera solista di Lou Reed. E la loro fama è cresciuta sempre di più con gli anni, e sarà sicuramente consegnata all'immortalità. 

Beethoven, alla sua epoca, non fu di certo l'artista più popolare: le sue sinfonie e le sue composizioni, in anticipo sui tempi, furono anche boicottate da alcune corti in Europa. Alla pubblicazione della Nona Sinfonia e dopo la morte del compositore cominciò a cristallizzarsi la sua fama di immortale. Beethoven era considerato un genio anche in vita ovviamente, ma solo dagli intenditori e dai musicisti. Così come oggi gli intenditori, gli appassionati e gli studiosi sanno che la storia del rock difficilmente vedrà nuovi artisti di spessore come Velvet Underground, Pink Floyd e Frank Zappa. 


Ma oggi è difficile selezionare ciò che vale davvero perché molti prodotti, pubblicizzati ed etichettati come di grande qualità, hanno invece dubbio valore. Molti artisti come Queen e Bowie sono stati definiti dai mass media come migliori per motivi pubblicitari. Grandi campagne pubblicitarie hanno gettato il fumo negli occhi. Anche nell'ambito cinematografico la pubblicità ha reso capolavori di primo piano nella storia del cinema Avatar, Titanic e Il Signore degli Anelli. Questi, spesso premiati non solo al botteghino ma anche ai premi Oscar, non sono tra i primi film promossi dagli storici del cinema. Avatar e Titanic di Cameron non valgono neanche un solo film di Kubrick o di Tarantino. E che Kubrick non ha mai vinto l'Oscar non ci può importare più di tanto. 

In ambito di musica rock, gli AC/DC sono spesso stati sbeffeggiati dalla rivista Rolling Stone. Meglio così: è meglio che siano elogiati da esperti che conoscono davvero la musica piuttosto che da una rivista di gossip e costume, che finge di essere di esperti di musica come quella. Che Celentano e Battisti vendano milioni di dischi, che Erri De Luca e Fabio Volo vendano milioni di libri non ci può importare di meno. Possono piacere a chiunque, ma l'importante è che non si confonda il piacere di fruire con la qualità musicale o letteraria. 

Non importa che Paulo Coelho o Nicholas Sparks vendano cento libri come quello di debutto, che la Rowling abbia fatto tutto quel successo planetario. Costoro hanno venduto per una serie di circostanze fortunose, per motivi commerciali. Non mi pare che nessuno di loro abbia scritto Waiting for Godot o Ulysses. Il marketing getta fumo negli occhi, detronizza ciò che vale e non vende, poi incorona spesso ciò che non vale, con parole enfatiche in cui la verità è solo mera illusione. Come il carnevale, che detronizza l'alto e mette ben in rilievo gli aspetti puramente corporali e bassi della vita per far ridere. Ma Carnevale dura solo un giorno, e l'eternità rimane a chi merita.

Marco Di Caprio.

lunedì 20 febbraio 2012

SANREMO: FESTIVAL DEL CONFORMISMO E DELLA SPAZZATURA SONORA.

La vittoria di Sanremo è di Emma Marrone, uscita dal talent di Amici, che è riuscita a prevalere in finale con Arisa e Noemi. Una canzone con un motivetto semplice e un testo sicuramente impegnato sul piano del sociale, ma in maniera poco incisiva. Ma niente che scuota le coscienze, nulla di nuovo. Il festival di Sanremo è stato sempre lo stesso: mai testi che parlino delle piaghe della società in maniera esplicita, mai canzoni sulla droga, sulla gioventù bruciata, nessuna minima allusione sessuale o alla corruzione del clero, o contro la casta dei politici, i poteri forti, le lobbies.

Niente che dipinga la realtà italiana nella sua complessità. Niente sul razzismo, sull'omofobia, sulle discriminazioni, sulle differenze che caratterizzano il popolo italiano, che mai si è sentito davvero unito. Alcune canzoni sembrano adatte a smuovere le coscienze, a criticare la società in maniera costruttiva, ma alla fine la critica a tutto spiano, come l'ha fatta Celentano nel suo monologo, non dice nulla e non dice niente.

Sanremo è una manifestazione sponsorizzata dalla Rai e dalla pubblicità; i direttori di rete di Rai Uno ne curano la produzione. E la prima rete televisiva nazionale è il massimo del conformismo e della disinformazione in qualunque ambito dello scibile. Basta guardare il telegiornale: cinque minuti di politica e venticinque di cronaca, gossip e spettacolo. Le vere notizie non emergono; da Raiuno esce un'immagine della società fatta di buonismo, edulcorata, che non è la realtà. E' un po' simile a Famiglia Cristiana e l'Avvenire, giornali della Chiesa che diffondono un'immagine della società non vera. Questi fanno morale, ma sono influenzati dagli stessi cardinali che non accettano le normative internazionali dell'Onu sulla tracciabilità finanziaria e fanno affari illeciti. Celentano ha detto che andavano chiusi. Aveva ragione, ma avrebbe dovuto spiegarne i reali motivi.

Sanremo è la punta dell'iceberg di questa disinformazione diffusa in tv. Non è una manifestazione musicale, ma uno scempio. L'unica vera artista che ha calcato l'Ariston è stata Patti Smith. E non era di certo in gara. Le canzoni in gara da trent'anni parlano degli stessi argomenti, sono lunghe non più di quattro minuti, non presentano neanche un minimo di virtuosismo, sono banali e neanche degne del karaoke per una sera in compagnia con gli amici.

Sanremo ha perso di vista gli anni Sessanta, la rivoluzione jazz, quella rock, quella elettronica, ambient, avant-garde. Dal palco di Sanremo sono dipinti come geni della musica Adriano Celentano e Gianni Morandi. Lo stesso Morandi, analfabeta musicale, è stato fischiato e gettato fuori dal palco di Milano nel 1969, quando aveva tentato di aprire il concerto ai Led Zeppelin.

Gino Castaldo ed Ernesto Assante, giornalisti musicali di Repubblica, hanno scritto dal loro blog che si sono sentiti male quando i Matia Bazar sono stati introdotti dalle note dei Pink Floyd. Ma gli stessi etichettano come rock i Coldplay, che fanno canzonette, e tessono l'elogio di Tricarico o Neffa. Sono gli stessi giornalisti che all'Auditorium di Roma non hanno vergogna di tenere lezioni di storia del rock, senza sapere neanche cosa sia il rock.

Il panorama musicale italiano è molto fertile, ma i veri artisti mai potrebbero emergere da Sanremo, che non è un festival musicale ma un cabaret di maschere posticce, una farsa carnevalesca in cui ciò che è detronizzato è anche elogiato allo stesso tempo. Celentano, nel fare una critica imprecisa dei preti in questo clima di Carnevale, li ha criticati e nello stesso momento gli ha dato modo di replicare con facilità alle sue parole poco incisive, tipiche da attivista politico mediocre del primo anno di un liceo. Sanremo è festival della canzone italiana, ma ancora non capisco dove fossero le canzoni. 

Marco Di Caprio  

mercoledì 15 febbraio 2012

Generazione Retrograda.

Immagini apocalittiche di guerra e violenza, attori sul palco che fingono di scappare dal disastro, poi cadono tutti morti. Ed ecco che esce lui, Celentano, come un angelo o forse come uno zombie, proprio nella stessa maniera in cui Michael Jackson faceva le sue apparizioni ai concerti. Lui che sogna di diventare a settant'anni attivista politico. E comincia a parlare dei preti e dell'ipocrisia dei frati, lamentandosi del fatto che "non parlano del motivo per il quale siamo venuti al mondo". L'uomo quindi non è nato per morire e per soffrire, sicché "noi siamo nati per vivere e voi siete obbligati a parlare del Paradiso". E poi parte con la critica dei sacerdoti immorali, che non tengono conto del Vangelo, delle parole di Cristo, degli emarginati, di coloro che siedono in ultima fila in chiesa. Ma che anno è questo? Celentano non ricorda forse che siamo nel 2012?


Una critica anticlericale vecchia quanto il mondo: già nel Trecento fior di scrittori denunciavano le turpi azioni fatte dai preti. Chaucer parlava nel Racconto dell'Indulgenziere di Canterbury Tales di un sacerdote che predicava contro l'avidità della gente e con questa scusa intascava denaro per assicurare ai donatori il posto nel regno dei cieli. Nel Decameron tante erano le storie per irridere e criticare i preti. Ma queste erano storie fatte con spirito carnevalesco, che con ironia tagliente dipingevano una società dominata da una Chiesa invadente, che non poteva cambiare. Lo spirito di questi scrittori era quello di chi denuncia ciò che non potrà mai cambiare. Il discorso di Celentano sembrava in questo un discorso di ottocento anni fa, una riflessione banale e poco incisiva, dominata da un buonismo di fondo. 

Il cantante non ha detto nulla di più o di meno di cui il popolino non sappia. Anzi la sua critica a Famiglia Cristiana e all'Avvenire, "che andrebbero chiusi" perché criticano Don Gallo e non parlano dei barboni delle stazioni avrebbe anche potuto tenerla per sé. Non sono quelli gli argomenti principali per mettere in cattiva luce le testate della stampa cattolica. Si potrebbe benissimo parlare dei finanziamenti alla stampa cristiana da parte della politica, che in cambio riceve favori dal Vaticano. Di appalti e soldi sporchi e di tante vicende in cui la Chiesa è implicata, anche in brevissime parole. Avrebbe potuto parlarne anche un uomo di spettacolo come Celentano. 

Invece abbiamo assistito ad una pallida invettiva degna del più mediocre degli oratori. E, come se non bastasse, abbiamo visto la Canalis sfilare sul palco mentre proprio lei diceva di essere la personificazione dell'Italia e di stare per perdere la bellezza, ma se gli italiani lo vorranno davvero, potranno fargliela riacquistare. A questo punto è di dovere raccontarvi un aneddoto. Stamane mi sono imbattuto nel blog di Repubblica e ho letto una citazione di Italo Calvino che ben dovrebbe rappresentare un breve commento al discorso di Celentano; nel romanzo Le città invisibili l'autore scriveva: "bisogna cercare nell'inferno ciò che non è inferno e farlo durare". 
Niente di più vero, ma la situazione apocalittica dell'Italia delineata da Celentano rappresenta chiacchiere da bar, tipiche di ubriaconi seduti al bancone che, in tempi di ristrettezze economiche, inveiscono contro tutto e tutti. E non danno spiegazioni su come superare il momento di difficoltà perché non sanno darne. La frase di Calvino è addirittura sprecata per un uomo che ieri sera è salito sul palco per fare cabaret, piuttosto che per fare una seria denuncia sociale. E se Celentano non ha fatto ciò è per il motivo più semplice: non lo sa fare. 

Non ci si aspettava di certo il discorso di un intellettuale, ma qualcosa di leggermente migliore di ciò che si è sentito. Quando la gente del popolo, durante le chiacchiere da bar, inveisce contro tutto e tutti poi si rassegna e dice: dobbiamo andare avanti. Questo ha detto Celentano. Anzi non l'ha detto manco lui, ma l'ha fatto dire alla Canalis. E dopo le dichiarazioni annacquate dello showman ecco che oggi si è scatenato il putiferio: Famiglia Cristiana ed Avvenire hanno risposto subito. I vertici della Rai si sono dissociati immediatamente da ciò che ha detto Celentano, il festival è stato subito commissariato. Come se Celentano abbia parlato dei tanti affari illeciti fatti dal Vaticano, del tacito consenso con cui molti sacerdoti approvano ciò che la mafia fa, degli appalti milionari che i vescovi concedono a delinquenti palazzinari, e di altro ancora. 

Le autorità della Rai si ribellano adesso? In una televisione dominata da informazione spazzatura, completamente condizionata poteri forti, anche una pallida parvenza di informazione può dar fastidio. I telespettatori, spesso parte di una generazione retrograda che non si informa su internet o su quotidiani stranieri, si meravigliano e quasi si stupiscono delle parole su una Chiesa venale pronunciate da Celentano, che ha proclamato a gran voce la scoperta dell'acqua fresca. 

Marco Di Caprio.

sabato 11 febbraio 2012

MANIFESTO.DI GENERAZIONE PERDUTA.



Noi crediamo nell'indipendenza del giornalismo, nella libertà di informazione e di pensiero, così come è sancito dagli artt. 15 e 21 della Costituzione. Ma crediamo anche nel diritto libero di critica, che non sia paradigma distruttivo dell'esistente ma analisi volta a smuovere le coscienze. La critica ovviamente non sarà mai diffamazione, come è giusto per onestà. Il giornalismo in Italia è sempre stato vincolato alla politica ed ai poteri forti. Il sovvenzionamento all'editoria e la redazione dell'Ordine professionale dei giornalisti, che non esiste in altre nazioni, hanno piuttosto non regolamentato il settore, ma hanno tappato le ali a giovani ed emergenti scrittori, che spesso, subordinati in redazioni grigi di giornali mediocri, sono stati costretti a diffondere le idee delle élite del paese. 


Noi crediamo quindi nell'indipendenza dei giovani. Crediamo che la nostra generazione possa essere migliore della precedente, che è non solo spoliticizzata ma anche nichilista. Siamo sicuri di poter cambiare la società, a patto che sapremo comunicare informando. E già troppo spesso i giovani, diplomati e laureati, guardando alla loro scarsa formazione culturale e mirando solo ad un voto di laurea piuttosto che ad un bagaglio culturale, si sono lamentati della mancanza di lavoro. Diciamo a loro: il denaro è il mezzo, la cultura è il fine; lo scopo della vita non è il denaro, ma la cultura. Il denaro è il mezzo per raggiungere un arricchimento interiore, che miri al progresso. 


Noi crediamo nella valorizzazione di una cultura letteraria, filosofica, scientifica, storica e musicale. Un crogiolo di esperienze nel vortice del presente, volto a diffondere una cultura globale, che miri alla valorizzazione delle differenze e non alla soppressione delle identità. 


Noi crediamo nella valorizzazione delle discipline scientifiche ed umane per sviluppare un potenziale intellettivo umano latente, che miri al bene. Le nostre attività però saranno affiancate dalla politica e dall'attualità, tramite cui si può comprendere la realtà. 


Noi crediamo che la gioventù sia la speranza, che possa cambiare la società fatta di nepotismi, cricche e caste, che appesantiscono e soffocano la nostra nazione. Biasimiamo la vecchia generazione dell'evasione fiscale, della disonestà che mira alla grettezza ed al profitto, della mafia nel Palazzo, dell'alienazione, dell'ignoranza e del populismo, strumenti di controllo della popolazione per le lobbies. 

La nostra generazione del vigore, della denuncia sociale, di una politica più onesta, di maggiore giustizia sociale, di un mercato del lavoro migliore e più dignitoso, della critica non fine a se stessa. La nostra utopia mira a costruire, ed a migliorare la società, per quanto ci è possibile nel nostro piccolo. Noi siamo la generazione che vuole morire e bruciare prima di invecchiare e di degenerare. Il nostro è il vigore e la forza dell'onesta.


La redazione.

L’ansia dell’Internauta

Il XXI secolo forse può essere descritto come un secolo pieno di movimento, mai statico, “nervoso” e pieno di ansia e timori. Questo è possibile notarlo nella vita di tutti i giorni (soprattutto nelle metropoli), nella velocità con cui vengono trasmesse le notizie e anche dagli inutili allarmismi che vengono creati. Ma l’ansia ormai non viene più trasmessa dalla vita quotidiana o dalla televisione. Essa può prendere anche il più ignaro internauta, se naviga in alcuni siti specifici.

Internet è stata probabilmente una delle invenzioni più innovative dell’ultimo secolo. Attraverso un semplice computer è possibile collegare due o più utenti, anche a distanze enormi. Ci si può informare di tutto, dalla borsa alle notizie di sport, da quando escono i saldi a quando passa un determinato mezzo pubblico. Ma siamo sicuro che sia tutto così rosa?

Vi sono alcuni siti internet che, sfortunatamente, producono un effetto diverso da quello sperato. Effettivamente, soffermandoci sui portali che riguardano la medicina in generale e le malattie in particolare, è possibile leggere ogni tipo di informazione. Ma queste informazioni la maggior parte delle volte vengono prese troppo in considerazione. Si pensi al fatto che una semplice influenza si può tramutare, nella mente dell’internauta, nella prima fase della HIV (quella nella quale si manifestano appunto sintomi influenzali). Un altro esempio classico è quello delle palpitazioni che quasi sempre vengono scambiate per problemi di cuore.

Visitando i vari forum presenti nella rete è possibile notare tutte queste preoccupazioni, ansie e paure. Il problema è che sarebbe impossibile vietare a chicchessia di pubblicare per il web i propri articoli riguardanti tale materia. Questo perché andrebbe contro una delle “leggi” del web, quella della libertà di pubblicare qualsiasi cosa (anche se ormai molti siti vengono censurati o bloccati). Ma il problema è semplice. Ci si chiede come è possibile che della descrizione di una semplice malattia, anche la più innocua, vengano sempre prese solo in considerazione gli effetti più rari o che da dei semplici sintomi  vengano scambiati per malattie incurabili e mortali? È mai forse possibile che dai piani superiori ci vogliono così ingenui, creduloni e paurosi per controllarci meglio?

Un comportamento del genere sembra inspiegabile. Perché invece di vivere la vita bisogna arrovellarsi il cervello con problemi inutili?

Forse sarebbe meglio censurare questi siti o cercare di limitarne l’accesso. Forse chi di dovere dovrebbe cercare di evitare paure inutili invece di concentrarsi su siti che promuovono il file sharing. Ah già, lì ci girano troppi soldi.

AM

venerdì 10 febbraio 2012

Gli imperativi categorici dell'era Monti.

Barack Obama ha ricevuto alla Casa Bianca Mario Monti. Elogiata la linea guida che il governo tiene nei confronti del nostro paese. "Ottimo il modo in cui il primo ministro italiano ha gestito la cosa pubblica. Da parte dell'Italia progressi notevoli". 

 Sicuramente questo nuovo governo è molto più ambizioso di quelli precedenti. Monti ha approvato il decreto Salva Italia e ha lanciato importanti riforme. Liberalizzazioni, riduzioni del costo della politica, lotta decisa all'evasione fiscale mediante nuovi parametri di calcolo dei redditi. E anche un significativo piano di rilancio dell'economia. Di fronte alla crisi, all'enormità del debito pubblico e al pessimo utilizzo delle risorse statali, Monti non poteva non evitare di imporre nuove imposte. Ma è anche vero che bisogna sperare in maggiore equità. 

Il governo dei banchieri e di Confindustria dovrebbe essere un governo di destra liberale. Il rilancio della crescita passa attraverso l'obiettivo di riformare l'Art. 18 e la promozione della flexsecurity: maggiore flessibilità del mercato del lavoro con ammortizzatori sociali per chi è licenziato ed è in cerca di un nuovo lavoro. Ma nuovi ammortizzatori sociali prevedrebbero nuove tasse in un periodo in cui l'economia non va particolarmente bene. Non è detto inoltre che con la riforma dell'art 18 gli investitori stranieri portino capitali da investire in Italia. Inoltre l'investimento di nuovi capitali potrebbe essere volto a speculazioni che andrebbero a vantaggio di banchieri, di imprenditori e della classe dirigente. 

Negli anni 70, nel periodo di boom economico, un dirigente guadagnava 5 volte in più di un operaio; oggi guadagna almeno 25 volte in più. Sia valorizzato il lavoro di chi dirige e di chi impone strategie per il bene comune, ma non siano affamati i lavoratori dipendenti. Oggi, però, gli operai non sono più i metalmeccanici, ma impiegati nella pubblica amministrazione o in aziende, con la laurea, anche un dottorato. 

Spesso i nuovi operai, ignari della situazione politico-economica, con grandi sacrifici vivono con poco più di 1200 euro al mese, in condizioni precarie. E non protestano, perché hanno ancora di cui cibarsi e perché non hanno spesso idea di come è strutturata la società in Italia, del motivo per il quale lavorano e per chi lavorano. In una nazione in cui ormai l'istituzione scolastica ed universitaria gonfia i voti, promuove quasi tutti con lode, dietro cui non sussistono neanche requisiti di preparazione minima. 

Il governo dovrà provare, se vuole migliorare la situazione del paese, a riformare in maniera davvero adeguata l'istruzione pubblica, non come aveva fatto la Gelmini. Investire per formare una nuova classe dirigente e promuovere la ricerca: imperativi categorici indispensabili per il vero sviluppo dell'Italia, se si vuole evitare disoccupazione e precariato.


                                                                                                                                  Marco Di Caprio.