mercoledì 18 luglio 2012

L'Italia è viva per miracolo.

Berlusconi è finito. Il Cavaliere annuncia la sua nuova discesa in campo ma ormai nessuno gli crede più. Le sue televisioni non hanno più grande potere: veline, giovani lobotomizzate, tronisti e oche da salotto non sono più credibili per la maggior parte degli italiani. Inoltre il Caimano ha perso la sua base elettorale. Chi lo supporterà? Gli imprenditori e i finanzieri hanno troppa paura del suo ritorno, di cui troppo diffidano i grandi mercati internazionali. 
Se Berlusconi diventasse premier una nuova bolla di speculazione internazionale si abbatterebbe sul nostro Paese rischiando di far saltare il sistema Italia. I cattolici neanche possono più supportarlo: non credo il suo moralismo da Family Day sia ancora opportuno dopo gli scandali personali. I lavoratori dipendenti non possono supportarlo, perché lui non ha fatto nulla per difendere il welfare e il loro potere di acquisto. Basti pensare che fu il governo Berlusconi II a non porre freni davanti all'aumento dei prezzi durante il cambio di moneta nel 2002. 
Ora il Cavaliere è ancora quindi meno credibile quando tuona contro l'euro e dà consigli per risolvere la crisi economica. Il Pdl nella bufera dà segni di profonda insofferenza nei confronti del leader padrone che attende le luci della ribalta. Inoltre le televisioni di Berlusconi hanno sempre meno potere perché la televisione ha poco potere in confronto a quello di internet. Lui non può controllare la rete. E non ha neanche più argomenti a cui appellarsi per tornare alla ribalta. Non ha la Persuasione e la Rettorica, per citare un'opera del letterato Carlo Michelstaedter. 

Berlusconi è finito. Non può più inveire contro il comunismo e i giudici di sinistra. Non può più confidare negli imprenditori e nei cattolici. Dovrebbe solo far leva sulla paura del ceto medio. Dovrebbe estremizzare le sue posizioni di destra per sperare di contare qualcosa. Una campagna pubblicitaria sulla xenofobia, l'antieuropeismo e l'aumento delle tasse potrebbe aiutarlo a guadagnare consensi, ma scardinerebbe la sua intesa con Monti. Il Cavaliere ha bisogno di Monti. Sa che non vincerà le elezioni. Punta a raggiungere solo un numero consistente di consensi per far pesare il suo numero al tavolo delle trattative, per tutelare le sue aziende. Il Cavaliere si troverà chiuso nel mutismo in campagna elettorale in uno scenario di disfatta totale. 

Beppe Grillo invece è un populista. Ha sfruttato il web e il malcontento dei giovani disoccupati per una nuova politica, più pulita. La sua lotta è legittima. Io sono stato il primo a provare simpatia nei suoi confronti quando ha cominciato il suo percorso di protesta nel 2008. Oggi ha uno schieramento politico dopo anni di invettive e di urla; la sua antipolitica si scontra con la politica. Grillo inveisce contro l'euro, i banchieri, la finanzia internazionale, consiglia di non pagare gli interessi sul debito. Io ricordo a Grillo che l'euro ha salvato l'Italia, che l'Italia non è niente senza l'Europa, che oggi nel mondo globalizzato è impensabile chiudersi all'interno dei confini nazionali. L'Europa, se vuole davvero contare nel mondo, deve unirsi: i nostri piccoli Stati nazionali niente possono contro il colosso americano e quelli asiatici. Grillo però ha il merito di aver portato alla luce il problema della disoccupazione giovanile e di aver dato voce a chi vuole una politica meno corrotta, nuova e democratica. La politica in Italia non è più di massa: oggi grigi burocrati reggono il Palazzo lontano dalle masse, l'Italia è uno dei paesi meno democratici d'Europa. Grillo prova a dare voce ai delusi.

L'Italia dei Valori rischia una grande flessione per non aver dato sostegno al governo di emergenza nazionale, per i tanti candidati in attesa di giudizio o condannati, che poco rispecchiano i valori fondanti del movimento politico di Di Pietro. La Lega Nord è un carrozzone vecchio, rimasto isolato e senza alleati. Il Partito Democratico è ora invece in balia delle onde. E' il partito più grande come numero di consensi, ma è anche quello più diviso, lacerato da faide interne. Bersani vuole indire le primarie ad ottobre, ma ha una folta lista di avversari, che ha idee completamente diverse dalle sue. Matteo Renzi è uno dei più critici: è un politico ambiguo, molto più vicino al Pdl e ad idee conservatrici, a volte reazionarie. Si era addirittura vociferato di un suo passaggio al partito del predellino. Poi Enrico Letta è uno dei più moderati, ma comunque riluttante ad una candidatura di Bersani. Ignazio Marino è per un partito europeo e cosmopolita: ha vissuto per tanti anni negli Stati Uniti, e non è favorevole a compromessi, vuole un partito giovane e progressista. Giovani di spessore sono Debora Serracchiani e Stefano Fassina. L'ultimo litigio nel Partito Democratico si è verificato sulle unioni omosessuali: scontri per chi è a favore del solo riconoscimento delle coppie di fatto e per chi vuole i matrimoni gay. Ovvio che la controversia rispecchia il dibattito acceso tra gli ex comunisti e gli ex democristiani in un partito in cui difficile il rinnovamento. 

I centristi con l'Udc e Fli sono i referenti del cattolicesimo e delle istanze moderate. I primi sono inclini ad una possibile alleanza con il Pd per Monti presidente, il che sembra la soluzione più ragionevole in un momento di così forte crisi. Infatti altre maggioranze sarebbero di difficile creazione e rischierebbero di gettare il Paese in una parentesi di ingovernabilità con gravi ripercussioni internazionali. L'Udc rimane però troppo arretrata sul tema della morale e dei diritti civili: unica referente della Chiesa Cattolica, è rimasta ancorata ad un'idea della società troppo anacronistica. Di Futuro e Libertà mi interessa l'idea di porre il tricolore bene in evidenza. Lo spirito patriottico è oggi poco presente in Italia: si parla solo di interessi economici, ma non di idee. Non migliora l'economia se non c'è l'idea dello Stato Unitario, della coesione sociale. Il patriottismo però non deve sfociare in nocivi nazionalismi antieuropei come nel caso LePen in Francia. Detto questo, Futuro e Libertà nasce da un'esperienza decennale di transfughi repubblichini e di nostalgici del Fascio. Ma oggi il movimento di Fini è totalmente democratico, sono stati espunti tutti i richiami al Duce. Per questo motivo i neofascisti della Destra (Storace) e di Forza Nuova covano un immenso rancore nei loro confronti. SeL, guidato da Nichi Vendola, è ciò che rimane dei nostalgici comunisti. Le loro idee progressiste sono affascinanti, ma utopiche, prive di spessore. 
In definitiva l'esperienza politica italiana è debole, carente. I politici non attirano più nessuno in piazza per diversi motivi. Liste bloccate, mancata espressione di preferenze, frammentazione politica in piccoli soggetti, estrema litigiosità tra gli schieramenti su argomenti futili, mancato senso di autocritica della classe politica.

In più l'Italia è stata in balia per oltre quarant'anni di una classe politica non solo corrotta ma inetta ed autolesionista, priva di valori e del senso dello Stato. Il coronamento di questa fase è stato sancito dall'ascesa di Berlusconi, il più grande referente mafioso del secolo. 
L'Italia è viva per miracolo.

Marco Di Caprio.