mercoledì 15 febbraio 2012

Generazione Retrograda.

Immagini apocalittiche di guerra e violenza, attori sul palco che fingono di scappare dal disastro, poi cadono tutti morti. Ed ecco che esce lui, Celentano, come un angelo o forse come uno zombie, proprio nella stessa maniera in cui Michael Jackson faceva le sue apparizioni ai concerti. Lui che sogna di diventare a settant'anni attivista politico. E comincia a parlare dei preti e dell'ipocrisia dei frati, lamentandosi del fatto che "non parlano del motivo per il quale siamo venuti al mondo". L'uomo quindi non è nato per morire e per soffrire, sicché "noi siamo nati per vivere e voi siete obbligati a parlare del Paradiso". E poi parte con la critica dei sacerdoti immorali, che non tengono conto del Vangelo, delle parole di Cristo, degli emarginati, di coloro che siedono in ultima fila in chiesa. Ma che anno è questo? Celentano non ricorda forse che siamo nel 2012?


Una critica anticlericale vecchia quanto il mondo: già nel Trecento fior di scrittori denunciavano le turpi azioni fatte dai preti. Chaucer parlava nel Racconto dell'Indulgenziere di Canterbury Tales di un sacerdote che predicava contro l'avidità della gente e con questa scusa intascava denaro per assicurare ai donatori il posto nel regno dei cieli. Nel Decameron tante erano le storie per irridere e criticare i preti. Ma queste erano storie fatte con spirito carnevalesco, che con ironia tagliente dipingevano una società dominata da una Chiesa invadente, che non poteva cambiare. Lo spirito di questi scrittori era quello di chi denuncia ciò che non potrà mai cambiare. Il discorso di Celentano sembrava in questo un discorso di ottocento anni fa, una riflessione banale e poco incisiva, dominata da un buonismo di fondo. 

Il cantante non ha detto nulla di più o di meno di cui il popolino non sappia. Anzi la sua critica a Famiglia Cristiana e all'Avvenire, "che andrebbero chiusi" perché criticano Don Gallo e non parlano dei barboni delle stazioni avrebbe anche potuto tenerla per sé. Non sono quelli gli argomenti principali per mettere in cattiva luce le testate della stampa cattolica. Si potrebbe benissimo parlare dei finanziamenti alla stampa cristiana da parte della politica, che in cambio riceve favori dal Vaticano. Di appalti e soldi sporchi e di tante vicende in cui la Chiesa è implicata, anche in brevissime parole. Avrebbe potuto parlarne anche un uomo di spettacolo come Celentano. 

Invece abbiamo assistito ad una pallida invettiva degna del più mediocre degli oratori. E, come se non bastasse, abbiamo visto la Canalis sfilare sul palco mentre proprio lei diceva di essere la personificazione dell'Italia e di stare per perdere la bellezza, ma se gli italiani lo vorranno davvero, potranno fargliela riacquistare. A questo punto è di dovere raccontarvi un aneddoto. Stamane mi sono imbattuto nel blog di Repubblica e ho letto una citazione di Italo Calvino che ben dovrebbe rappresentare un breve commento al discorso di Celentano; nel romanzo Le città invisibili l'autore scriveva: "bisogna cercare nell'inferno ciò che non è inferno e farlo durare". 
Niente di più vero, ma la situazione apocalittica dell'Italia delineata da Celentano rappresenta chiacchiere da bar, tipiche di ubriaconi seduti al bancone che, in tempi di ristrettezze economiche, inveiscono contro tutto e tutti. E non danno spiegazioni su come superare il momento di difficoltà perché non sanno darne. La frase di Calvino è addirittura sprecata per un uomo che ieri sera è salito sul palco per fare cabaret, piuttosto che per fare una seria denuncia sociale. E se Celentano non ha fatto ciò è per il motivo più semplice: non lo sa fare. 

Non ci si aspettava di certo il discorso di un intellettuale, ma qualcosa di leggermente migliore di ciò che si è sentito. Quando la gente del popolo, durante le chiacchiere da bar, inveisce contro tutto e tutti poi si rassegna e dice: dobbiamo andare avanti. Questo ha detto Celentano. Anzi non l'ha detto manco lui, ma l'ha fatto dire alla Canalis. E dopo le dichiarazioni annacquate dello showman ecco che oggi si è scatenato il putiferio: Famiglia Cristiana ed Avvenire hanno risposto subito. I vertici della Rai si sono dissociati immediatamente da ciò che ha detto Celentano, il festival è stato subito commissariato. Come se Celentano abbia parlato dei tanti affari illeciti fatti dal Vaticano, del tacito consenso con cui molti sacerdoti approvano ciò che la mafia fa, degli appalti milionari che i vescovi concedono a delinquenti palazzinari, e di altro ancora. 

Le autorità della Rai si ribellano adesso? In una televisione dominata da informazione spazzatura, completamente condizionata poteri forti, anche una pallida parvenza di informazione può dar fastidio. I telespettatori, spesso parte di una generazione retrograda che non si informa su internet o su quotidiani stranieri, si meravigliano e quasi si stupiscono delle parole su una Chiesa venale pronunciate da Celentano, che ha proclamato a gran voce la scoperta dell'acqua fresca. 

Marco Di Caprio.

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