venerdì 10 febbraio 2012

Gli imperativi categorici dell'era Monti.

Barack Obama ha ricevuto alla Casa Bianca Mario Monti. Elogiata la linea guida che il governo tiene nei confronti del nostro paese. "Ottimo il modo in cui il primo ministro italiano ha gestito la cosa pubblica. Da parte dell'Italia progressi notevoli". 

 Sicuramente questo nuovo governo è molto più ambizioso di quelli precedenti. Monti ha approvato il decreto Salva Italia e ha lanciato importanti riforme. Liberalizzazioni, riduzioni del costo della politica, lotta decisa all'evasione fiscale mediante nuovi parametri di calcolo dei redditi. E anche un significativo piano di rilancio dell'economia. Di fronte alla crisi, all'enormità del debito pubblico e al pessimo utilizzo delle risorse statali, Monti non poteva non evitare di imporre nuove imposte. Ma è anche vero che bisogna sperare in maggiore equità. 

Il governo dei banchieri e di Confindustria dovrebbe essere un governo di destra liberale. Il rilancio della crescita passa attraverso l'obiettivo di riformare l'Art. 18 e la promozione della flexsecurity: maggiore flessibilità del mercato del lavoro con ammortizzatori sociali per chi è licenziato ed è in cerca di un nuovo lavoro. Ma nuovi ammortizzatori sociali prevedrebbero nuove tasse in un periodo in cui l'economia non va particolarmente bene. Non è detto inoltre che con la riforma dell'art 18 gli investitori stranieri portino capitali da investire in Italia. Inoltre l'investimento di nuovi capitali potrebbe essere volto a speculazioni che andrebbero a vantaggio di banchieri, di imprenditori e della classe dirigente. 

Negli anni 70, nel periodo di boom economico, un dirigente guadagnava 5 volte in più di un operaio; oggi guadagna almeno 25 volte in più. Sia valorizzato il lavoro di chi dirige e di chi impone strategie per il bene comune, ma non siano affamati i lavoratori dipendenti. Oggi, però, gli operai non sono più i metalmeccanici, ma impiegati nella pubblica amministrazione o in aziende, con la laurea, anche un dottorato. 

Spesso i nuovi operai, ignari della situazione politico-economica, con grandi sacrifici vivono con poco più di 1200 euro al mese, in condizioni precarie. E non protestano, perché hanno ancora di cui cibarsi e perché non hanno spesso idea di come è strutturata la società in Italia, del motivo per il quale lavorano e per chi lavorano. In una nazione in cui ormai l'istituzione scolastica ed universitaria gonfia i voti, promuove quasi tutti con lode, dietro cui non sussistono neanche requisiti di preparazione minima. 

Il governo dovrà provare, se vuole migliorare la situazione del paese, a riformare in maniera davvero adeguata l'istruzione pubblica, non come aveva fatto la Gelmini. Investire per formare una nuova classe dirigente e promuovere la ricerca: imperativi categorici indispensabili per il vero sviluppo dell'Italia, se si vuole evitare disoccupazione e precariato.


                                                                                                                                  Marco Di Caprio.

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