lunedì 22 aprile 2013

Il coraggio della rinuncia.


Sono molto deluso: non solo perché, come ha detto Grillo, è stata la casta a decidere la rielezione del Presidente in carica. Ma perché le principali fonti di informazione tacciono su quello che è successo realmente sabato. Premetto che non sono mai stato favorevole alla gestione del Movimento 5 Stelle e al linguaggio adoperato dal suo capo; ora però Grillo ha ragione a lamentarsi: il suo candidato era perfetto per il Pd. Se fosse stato eletto Rodotà, i grillini avrebbero aperto ad un governo designato dal Capo dello Stato, quasi sicuramente con il Pd. 

Napolitano ha precisato nel suo breve discorso che ha accettato l'incarico con grande senso di
responsabilità e con spirito di sacrificio. Data la difficile congiuntura economica per il nostro Paese, si è sentito il dovere di non rifiutare, anche perché non è stato trovato un candidato condiviso tra gli schieramenti. E Rodotà cos'era se non un candidato condiviso? E' vero che è stato proposto dai soli grillini durante le loro quirinarie, ma subito Sel e una parte del Pd si è mostrata a lui favorevole. Ha scritto Eugenio Scalfari sulla Repubblica di ieri 21 aprile 2013: 
Cosa avrei potuto dirgli [a Rodotà]? Gli avrei detto che non capisco perché una persona delle sue idee e della sua formazione politica, giuridica e culturale potesse diventare candidato grillino per la massima autorità della Repubblica. 
Io direi che Rodotà non è solo il candidato di Grillo, ma di un'intera sinistra italiana, che si riconosce nelle sue battaglie per maggiore giustizia sociale e per i diritti civili. Ancora Scalfari: "Mentre scrivo (è la sera di sabato) è in corso una manifestazione di grillini in piazza Montecitorio." L'editorialista del maggiore quotidiano del Paese non può essere così vago sul colore politico dei manifestanti. Io, che sono un elettore deluso del Pd, ero in piazza quel giorno. E molti con me erano elettori di Bersani, delusi per l'inciucio con il Cavaliere che ha portato alla rielezione di Napolitano. E molti erano gli esponenti di Sel e di Rifondazione comunista: la sinistra italiana, moderata e radicale, ricompattata attorno al nome di Rodotà. Un nome di garanzia anche per i cattolici e i conservatori, incline al dialogo e alla mediazione. 

Francesco Merlo scrive in un altro articolo  su Repubblica di ieri 21 aprile: 

"Qui ci sono quelli di Rifondazione, i cani sciolti, quelli che manifestano tutta la vita, e poi le organizzazioni alternative, i rivoluzionari di professione, i singoli militanti di Sel, sono i "compagni" che ogni tanto vedono arrivare un sessantotto e non vogliono perderselo: per tutti loro Rodotà è di sinistra e Napolitano è di destra. 

Ridurre gli indignados nei confronti della politica corrotta a una manciata di facinorosi estremisti significa non ascoltare il disagio sociale della gente. Vuol dire fare un'informazione che sia appendice solamente di chi ha il potere, piuttosto che cercare di cogliere la realtà della difficile situazione sociale, politica ed economica del nostro Paese. 

Io ero, come dicevo, vicino ad una Piazza Montecitorio transennata e blindata da agenti. Tanti si sono fermati davanti alle transenne a protestare, per chiedere maggiore partecipazione alla vita politica. La Piazza voleva solo che il Palazzo grigio e sordo ascoltasse il proprio lamento. Francesco Merlo scrive: 
"Ieri la piazza di Montecitorio si riempiva mano a mano che si avvicinava l'arrivo di Grillo. [...] Ed era in fondo divertimento di piazza che però con l'andar del tempo è diventato tensione perché i più facinorosi non volevano crederci che il capo non veniva". 
Io posso testimoniare invece che i manifestanti non sembravano interessati a cosa avrebbe fatto Grillo. Per fortuna il più assennato Curzio Maltese scrive nella stessa pagina di Repubblica, in un altro articolo: 
"Bersani ha finto per cinquanta giorni di volere un accordo con i grillini. Ma quando si è trattato di compiere l'atto più importante di questo inizio di legislatura, la scelta del Quirinale, di colpo si è girato dalla parte di Berlusconi [...]." 
I manifestanti protestavano contro l'inciucio tra destra e sinistra, che è abbraccio letale per il Pd. Il centro-sinistra ormai non esiste più, è scomparso, crollata sotto le macerie delle larghe intese. Mi dispiace doverlo dire ma Napolitano ha sbagliato

Se il Capo dello Stato - che pure è stato un uomo di sinistra - fosse stato davvero responsabile, avrebbe ascoltando la volontà di cambiamento che le nuove generazioni chiedono: avrebbe quindi consigliato Rodotà ad un Pd verso lo sbando. Avrebbe così salvato, almeno temporaneamente, il maggiore partito dalla dissoluzione e tranquillizzato gli animi in piazza. Avrebbe dato un segnale forte e chiuso il settennato in bellezza, dimostrando di non volere più accordi con l'oscuro uomo di Arcore. Insomma, la più grande responsabilità, a volte, risiede nella rinuncia piuttosto che nell'impegno.  


Marco Di Caprio.

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