martedì 25 giugno 2013

Cui prodest?

Tra ieri e oggi è stata giustamente enfatizzata la sentenza inflitta all'ex-premier: 7 anni, uno in più rispetto a quanto chiesto dall'accusa, e nessuno sconto. Ciò che forse ha trovato meno enfasi a livello mediatico (ad esempio su Repubblica di oggi 25 giugno non c'è un articolo su questo) è l'amplissima contestazione che il Cavaliere ha ottenuto fuori dal Tribunale di Milano.

Questa contestazione è stata bipartisan e non ha trovato riferimento in nessun particolare schieramento politico. Il canto 'bella ciao' intonato da molti contestatori tradisce la fede di molti nel  centro-sinistra; ma i cartelli mostrati dai manifestanti sono molto più eloquenti: 'Una condanna per salvare la dignità dell'Italia' , 'La legge è uguale per tutti', 'Berlusconi ineleggibile'. La condanna dell'ex-premier è sacrosanta, perché atta a difendere i principi e i valori della Costituzione nell'interesse collettivo e generale: un Presidente del Consiglio non può sfruttare la prostituzione minorile, non può fare una telefonata alle forze dell'ordine per far rilasciare una minorenne fermata: la questione non è solo di natura morale e politica, ma anche giudiziaria.

Al di là di tutto molti italiani pensano che il Presidente del Consiglio possa fare tutto ciò che vuole tra le sue mura private: in realtà anche se il Cavaliere avesse organizzato orge con sole prostitute maggiorenni - cosa che è avvenuta - ciò è in contrasto con l'immagine politica che lo ha aiutato a vincere le elezioni del 2001 e del 2008. Ancora ricordo l'opuscolo che il Cavaliere inviò agli italiani nel 2001, in cui l'ex-premier si mostrava come perfetto padre di famiglia, immagine in netto contrasto con ciò che veramente era ed è tuttora. Non è stato sconfitto ed è ancora uno dei massimi esponenti della classe dirigente del Paese; è inoltre azionista di maggioranza dell'esecutivo e ha ottenuto circa il 25 % alle elezioni, a cui sono da sommare il 5 % dei voti della Lega.

Oggi ha potuto, subito dopo la condanna, parlare con il Presidente del Consiglio e imporre la sua linea politica, ancora una volta. Un condannato per prostituzione, concussione e frode fiscale mai potrebbe neanche varcare la soglia di casa, mentre B. può andare a Palazzo Chigi, dove fino a poco tempo fa risiedeva; anzi non risiedeva lì, poiché aveva fatto della sua residenza-bordello personale (Palazzo Grazioli) la vera residenza.

Un parlamentare 5Stelle ha affermato: ora come farà il Pd senza il suo leader Berlusconi? In effetti il Pd è totalmente succube di Quello lì e rischia di sprofondare con lui nel baratro dell'impopolarità. Se un importante esponente del Pd come il Presidente del Consiglio continuerà a riceverlo subito dopo una condanna, non sarà più contestato Quello lì fuori dal Tribunale, ma l'intero esecutivo. Un governo che preferisce ascoltare un condannato impunito e incallito piuttosto che le esigenze di tanti cittadini onesti, schiacciati sotto il peso dell'ingiustizia a livello sociale. Il Pd continua a non abbandonare la propria linea rinunciataria. Questa scelta, a chi giova?

Marco Di Caprio. 


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