giovedì 11 luglio 2013

Esiste un Santo Nume tutelare degli Italiani? Se no, forse lo stiamo creando.

Per il 31 Luglio ho comprato un Berlucchi e un Brachetto d’Aqui. Non capisco nulla in tema di spumante ma mi hanno detto che per ben festeggiare si fa così. Quindi li tengo al fresco. Sono indecisa se fare una sorta di Ramadan: cioè un lungo digiuno-fioretto propiziatorio il 29 luglio per poi lasciarmi a quanto di più grottesco e godurioso possa produrre l’industria gastronomica italiana. Il 30 Luglio non mi chiamate, non mi cercate, non ci sono.

Si festeggerà, se il Santo Nume tutelare degli italiani vuole, la fine di un’era. Di Silvio Berlusconi ma anche dell’antiberlusconismo che ha rinvigorito e martirizzato il suddetto personaggio, rendendo invisa la magistratura e la legalità agli occhi dei primi indecisi, poi radicati e infine fossilizzati sul mito di Silvio.
Infatti se paghiamo ora le conseguenze della grande persecuzione ai danni del beato Silvio da Arcore (la santificazione non si può applicare su chi è immortale) è per colpa di un atteggiamento politico e sociale nato in opposizione al politico in questione, ma che, abbagliato e ottenebrato dall’odio, non ha fatto altro che rinforzare l’idea di un grande martire da salvare. Tutti ce l’hanno con lui, tutti lo odiano immotivatamente, tutti lo scherniscono senza alcuna giusta causa. Quindi da una parte si delinea la figura dell’antiberlusconiano becero che addita e respinge (giustamente) ma che non mantenendo lucidità finisce per farsi prendere la mano un po’ troppo inveendo a spada tratta contro la stupidità umana, dall’altra per contro, ci troviamo il sostenitore medio di destra che, vista l’acribia del primo tipo sociale, difende strenuamente il Cavaliere, arrivando non solo a farselo piacere politicamente, ma anche socialmente, eticamente e culturalmente: si ha così la nascita del mito.
Il berlusconismo e l’antiberlusconismo hanno quindi caratterizzato questa era che probabilmente, ci lasceremo alle spalle. Non cesserà di esistere il berlusconismo: esso è un atteggiamento non solo politico ma ormai sociale e culturale che ha allevato intere generazioni le quali saranno prossime a diventare le basi su cui si fonderà la futura Italia. I concetti del “beh, lo fanno tutti”, del “voler tutto con il minimo sforzo”, del “massimo della forma, minimo della sostanza, tanto chi se ne accorge”, del “essere simpatici a basso costo per far colpo”, del “maschio italico dalla vigoria e virilità latina” ormai hanno impregnato la vita di tutti i giorni e continueremo a subirli fino alla fine dei secoli dei secoli, amen. Anche io ne sono stata sedotta involontariamente e chiunque, sfido, sono sicura possegga almeno un oggetto in casa che rimandi al grande imprenditore. Bisogna dare atto che è stato un personaggio carismatico, attento al gusto medio italiano sul quale fare presa, allerta sui bisogni più ancestrali ed egoistici che esistono nell’uomo per poi renderli palesi attraverso il soddisfacimento legalizzato di tale istinto, normalmente tacciato di infamia. Ovvero ha palesato (non attraverso la denuncia ma attraverso la proposta di soddisfazione) bisogni reconditi nascosti a noi stessi, li ha resi “normali” e “naturali” quindi “legali” nella natura umana, e vi ha posto rimedio attraverso la sua personalità che ha rappresentato l’incapacità dell’uomo di avere una coscienza e di ammettere i propri errori e limiti. Berlusconi è stata la grande giustificazione per l’uomo verso la sua immoralità: si è dimenticato che etica e morale (non moralismo) sono basi fondamentali per la crescita e il progresso sano di una civiltà in cui ognuno, consapevole dei propri doveri, si responsalizza nei confronti dell’altro, garantendone la libertà e la dignità.

Ora sugli scenari che si aprono davanti al PdL, lascio il campo a chi più di me se ne intenda, ma vorrei solo meditare sul fatto che B. non voglia far cadere il Governo (dicunt) mentre siano più i suoi discepoli (ormai quasi apostoli) a prospettare tale soluzione. Immaginiamo la scena:  il grande statista B. che a tavola, con i suoi, prima del martirio, spezza il pane e rifiuta qualsiasi proposta di salvezza: andrà avanti per il bene dello Stato. Prostrerà il capo con una corona di capelli nuovi, denunciando e testimoniando non con le parole ma con il suo atteggiamento fiero. Incorrerà nella sentenza ante tempore (per niente tra l’altro, Gomez lo ha spiegato bene in molte occasioni): carcere o servizi civili.
No, il carcere no. Non lo voglio io: rischierebbe di creare una piccola Arcore nel carcere, corrompendo secondini e guardie affinché gli portino un bel cosciotto di agnello mentre il vicino di cella mangia il semolino liofilizzato: meglio allearsi con lui piuttosto che mangiare semolino fino alla fine dei giorni. Meglio farselo amico, magari con qualche regalo e vedrai che il cosciotto arriva pure alla cella vicina.
Preferirei i servizi sociali. Sì. Che si stanchi per una volta. Che faccia qualcosa che ha solo immaginato e mai visto né sentito raccontare. Che subisca un po’ la vita, e non sia lui a farla subire agli altri. Che cominci a capire come gira l’animo di un uomo e non solo il suo primitivo istinto di sopravvivenza.  Allora a quel punto, dopo la conversione, il cieco tornerà a vedere e magari aspirare veramente a un gloria maggiore di quella che con perizia si è creato magistralmente con le sue mani.

Ora vorrei solo che, visto ciò che ha creato l’antiberlusconismo, non si ricada nell’errore dell’antigrillismo: che si cerchi di far ragionare attraverso il dialogo, base prima della progressione attraverso un processo continuo di affermazione ma anche di umiltà e di regressione.
Miriam Di Carlo

P.S. Colgo l’occasione per fare i miei più cari auguri telematici a Marco Di Caprio, oggi dottore in Italianistica presso l’Università degli Studi Roma Tre riportando il voto di 110/110 con lode. L’argomento trattato riguarda i cromatismi nella lirica provenzale.  Capisco che non ve ne possa fregare di meno, ma io ci tengo che si sappia.


2 commenti:

  1. Condivido pienamente il fatto che il berlusconismo non finirà, semmai finisse la carriera politica di Silvio da Arcore. Perchè il Berlusconismo è un modello che ha un target ben preciso, che usa tutti i mezzi di comunicazione a disposizione (e sono tanti) e soprattutto che si fregia di quel "vittimismo" o "persecuzione" che, evidentemente, continua ad ammaliare un buon terzo degli elettori. Però ho paura che quella bottiglia di spumante non farà un gran botto (a meno che tu non la tenga al sole dal 29 al 31) perchè penso che in galera non c'andrà, tantomeno screpolerà le sue preziose e sapienti mani in qualche umile "lavoro socialmente utile" (l'unica cosa socialmente utile qui sarebbe spedirlo direttamente in orbita e non vederlo mai più). A dirla tutta ho i miei dubbi anche sulla millantata interdizione dai pubblici uffici, ma voglio essere ottimista, voglio vedere a quanto lo danno i bookmakers inglesi. Tutto ciò perchè il caimano ha estimatori che non t'aspetti, forse oggi qualcuno in più l'abbiamo conosciuto, tutti pronti a tendergli una mano dall'orlo del baratro, in nome di chissà quale "responsabilità" o "senso delle istituzioni". Perchè poi, a pensarci bene, che fine faranno tutti quelli che hanno fatto fortuna grazie alle malefatte del buon Silvio, a partire da Travaglio fino ad arrivare alle tante figure politiche cresciute a pane e antiberlusconismo che invece oggi.... vabbè mi sono spiegato no?

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  2. si Mauro, perfettamente. E mi sono scordata di menzionare quella buona fetta di popolazione VECCHIA che mette i soldi sotto il mattone e vede ancora Beautiful. Sono profondamente rispettosa degli anziani, ma quelli non preoccupati solo a farsi il fornetto in marmo rosa o beige e accatastare accatastare e mettere da parte beni mentre noi giovani abbiamo le pezze al sedere.

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