mercoledì 5 marzo 2014

Vladimir, lo zar diplomatico.

Putin ha deciso di fermare la marcia delle sue truppe in Ucraina: il dittatore russo ha occupato pacificamente la Crimea a maggioranza russofona e ha raggiunto il suo obiettivo di mettere pressione sull'attuale governo ucraino. Le bandiere russe sventolano però anche nella parte orientale del paese, al di là del fiume Dniepr. 

Kerry e la diplomazia euro-americana hanno minacciato l'embargo nei confronti della Russia qualora Putin dovesse continuare la sua marcia. Il leader russo non ha alcun interesse a occupare militarmente l'Ucraina, anche perché gli interessi dell'élite russa che vive in Europa e negli Usa sarebbero in pericolo nel caso di embargo. Nel caso di sanzioni contro i russi, sarebbe in pericolo anche l'Occidente stesso, che ha un punto di riferimento in molti uomini dell'alta finanza russa. Per motivi di natura economica Putin dovrà per forza dialogare con gli americani per trovare un accordo diplomatico in merito alla spartizione delle risorse che l'Ucraina offre in materia di gas. 


La diplomazia occidentale ha sbagliato nel supportare il moto di piazza che ha destituito Yanukovich. Con questo non intendo dire che l'ex-dittatore d'Ucraina sia meglio dei ribelli: è un criminale, ha provocato centinaia di morti a piazza Maidan e va biasimato nella maniera più assoluta. Ma quando Putin dice che l'attuale governo dei ribelli è estremista non sbaglia. I ribelli hanno infatti minacciato di mettere al bando la lingua russa, la quale è prima lingua di un terzo della popolazione ucraina. Gli americani, supportando l'attuale presidente Yatsieniuk, rischiano di cadere nello stesso errore fatto nel 1989, quando supportarono i terroristi islamici in Afghanistan per opporsi all'Unione Sovietica. Gli americani rischiano anche di ripetere un errore fatto più recentemente, precisamente due anni fa, quando hanno supportato gli estremisti islamici contro Mubarak.


Qualcosa nella diplomazia occidentale si sta spezzando: è stato proprio Putin a frenare l'attacco americano contro il laico Assad in Siria. Gli americani, negli ultimi venticinque anni, per opporsi a molte dittature hanno supportato estremismi e fanatismi che si sono rivelati ben peggiori dei regimi che hanno sostituito. La macchina diplomatica americana forse dovrebbe imparare da Putin, che per quanto sia un dittatore e un fanatico ha una visione della politica mediorientale molto più lucida di Obama e Kerry.   

Marco Di Caprio.

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