domenica 14 luglio 2013

Ci son due Calderoli ed un Orango Tango, un'idiozia reale...

Ci son due Calderoli ed un Orango Tango, due piccoli dementi, un’idiozia reale, un Bossi, un Trota, un Maroni, non manca più nessuno, solo non si vedono i Mezzogiorni.

La grande sciagura della dichiarazione pubblica di Calderoli è il subire incessantemente sue foto e filmati da un giorno a questa parte. Volete renderlo ancora più inviso? Bene, questo è il modo giusto. Se dovessimo adottare una teoria fisiognomica (come in un certo senso ha fatto lui con la Kyenge) secondo cui i tratti somatici corrispondono a caratteristiche intellettive e morali, Calderoli non ne uscirebbe molto bene: non è proprio un Adone, e, diversi anni fa sfoggiava una bella pappagorgia degna dei migliori pellicani, facendo invidia al signor Borghezio, la cui pancia potrebbe benissimo sfamare tutto un intero continente. Quello che lui taccia di inferiorità.

Ma con “orango”, sinceramente ci è andata anche bene: chissà quanti appellativi, insulti e schifezze varie diranno i leghisti nelle loro convention votate al Dio Po. Dopo aver esaurito le sacre acque del fiume, si danno al vino, al convivium: a sparare cazzate. Così si è sviluppata la Lega.
La Lega però non nasce così, davanti a un tavolino, un po’ di Gorgonzola e un’ampolla magica. No, la Lega, così come il M5S nasce come emanazione di una singola personalità, la quale forte di paure e insofferenze riscontrate in molti individui, decide di farsene portavoce al fine di ricevere consensi. La lega, aglli albori della sua ascesa politica si fece strada presentandosi come l’anti-partito che voleva scardinare il sistema politico vigente, al fine di reintrodurre una sorta di integrità etica. Il movimento che si formò, diventa forte dei propri “valori” ideologici, che oltre ad essere bandiera (come si nota essi sono molto ben delineati rispetto a quelli di  altri partiti), sono punto di forza e coesione di un gruppo compatto e monolitico. Nei discorsi alla Camera per esempio Bossi usa non solo un linguaggio colloquiale, non solo parole che non si sentono uscire dalla bocca di altri parlamentari e che sono tipici di un registro medio-basso, ma soprattutto si permette di richiamare il silenzio a modo suo, in maniera perentoria e da leader indiscusso: “Silenzio!”. Questo linguaggio ha degenerato piano piano, si è infiltrato nella politica e oggi ne abbiamo subita una delle tante conseguenze che siamo costretti ad ascoltare. Segno che, se si leicizza ogni forma di bassezza linguistica (che in questo caso cela un giudizio improprio) facendola passare per una maggiore trasparenza davanti a discorsi troppo artificiosi e costruiti, ecco a che punto si potrebbe arrivare: che le parole non passano dal cervello, non vengono più pensate e si sputano tranquillamente. (Ma in questo caso particolare credo che, se pure le parole fossero entrate nel cervello di Calderoli prima dell’enunciazione pubblica, non è che avrebbero subito grandi trasformazioni). Attenzione fortemente quindi ai Vaffa, che oggi sono diretti verso la Kasta ma domani potrebbero benissimo essere rivolti dai vostri figli a voi.
Inoltre l’emanazione dal leader si manifesta anche a livello sintattico e della struttura della frase: molti sono i punti di accordo tra Lega e M5S, singolarità tipiche di solo questi due partiti, assenti in altri.

Infine lascio ai filosofi le caratteristiche che riguardano la xenofobia vista come paura del diverso e punto di forza coesiva di un gruppo la cui singola persona presenta forti debolezze e fragilità. 
Miriam Di Carlo



Campioni di bellezza e intelligenza umana. 




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