mercoledì 26 giugno 2013

Povera Italia.

L'ex-presidente del Consiglio potrebbe lanciare sua figlia Marina come successore: ormai in condizioni difficili per i processi in cui è coinvolto - Mediatrade e Ruby in particolar modo. Il primo dovrebbe andare in prescrizione a luglio 2014, ma la sentenza definitiva potrebbe arrivare molto prima. Per l'altro la prescrizione cadrebbe tra una decina d'anni, il che rende impossibile una sua attuazione. L'ex-premier è nei guai e rischia davvero tanto a tal punto che starebbe pensando alle elezioni anticipate, lanciando la successione di sua figlia. 

L'imprenditrice, ora presidente di Mondadori, è sergente di ferro, donna energica, cresciuta con gli stessi non-valori del padre. Lo si evince, a mio parere, dalle violente dichiarazioni contro i giudici fatta sia ieri, ma anche in passato. Marina B. dovrebbe poi candidarsi per il centro-destra per opporsi a Renzi del Pd e a Grillo: tra i tre nessuno di questi sembra avere il profilo di un leader serio. La prima si oppone alla magistratura come il padre, il secondo è attento al lato comunicativo della propria figura, ma per nulla interessato ai contenuti del proprio profilo di politico. Dulcis in fundo Grillo è il leader di un partito politico completamente asservito alla sua brama di potere e ai suoi variabili moti d'animo. Io penso che le elezioni sarebbero da evitare: nell'oscurità vedo solamente una soluzione. 

Un'eventuale sfiducia da parte di Berlusconi nei confronti dell'esecutivo potrebbe aprire uno scenario di alleanza tra la parte migliore - o meno peggio - del centro-sinistra e i dissidenti grillini. Grillo ormai è inascoltabile: piuttosto che un homo novus della politica italiana è un Berlusconi 2.0. Controlla il partito con metodi dittatoriali, poiché mette a tacere qualunque dibattito interno, e inveisce contro i giornalisti e la stampa proprio come l'ex-premier, che invitava gli italiani a non leggere i giornali. Povera Italia.

Marco Di Caprio.

F35, questi sconosciuti...

Mettiamo in chiaro una cosa: gli F35 sono strumenti di guerra, punto. Al contrario di quello che asserisce quel genio incompreso di Boccia non vanno bene per spegnere incendi, per salvare vite umane, non sono elicotteri e non verranno usati per la parata del 2 giugno, il loro utilizzo è strettamente collegato ad attività militari in territorio straniero (speriamo). E al parlamentare PD, scopertosi esperto di tecnologia militare, oggi tenta di venire in soccorso il Tg1, con un servizio... beh da Tg1. Un servizio dove si enunciano le innumerevoli innovazioni tecnologiche di questi velivoli, dove si dice chiaramente che non hanno alcun problema strutturale e di portanza, dove si intervistano addirittura sedicenti piloti americani impegnati a tesserne le lodi.. piloti che per quanto mi riguarda potevano essere anche comparse assoldate per questa pagliacciata, tanto è grottesca la cosa in un periodo di crisi così nero, tanto è inutile e fuori luogo (proprio nei giorni in cui si vota la mozione SEL-M5S a riguardo) il servizio del suddetto TG. Ovviamente si fà riferimento anche agli ambiti occupazionali che l'acquisto dei caccia porterebbe, paventando cifre da capogiro e un paio di lustri di manutenzione programmata. Ora, a meno che i vertici della RAI non considerino gli italiani una massa di idioti, è chiaro anche che tutta la manutenzione di cui gli aerei abbisognano avrà dei costi astronomici che vanno ad aggiungersi a quelli altrettanto cosmici per acquistarli. Parliamo in soldoni di decine di miliardi di euro che da qui a vent'anni potrebbero essere investiti per cambiarlo davvero il paese. Ma il punto è proprio l'occupazione e il presunto danno che la rinuncia agli F35 arrecherebbe al sistema economico italiano, peraltro già molto malandato anche a causa dell'impatto devastante (in termini di costi ed inutilità) delle missioni all'estero. La questione è a monte, almeno mezzo paese vuole che i giovani e i non giovani lavorino in ambiti che rispecchino l'essere del paese, dell'eccellenza tecnologica e scientifica, del Made in Italy (che oggi investitori molto lungimiranti vanno a produrre in Cina), dell'agricoltura, della salvaguardia del patrimonio naturale, archeologico e culturale, della sostenibilità ambientale e, soprattutto, del rispetto della costituzione. Eh sì, perché all'articolo 11 c'è sempre scritta quella cosetta riguardo la guerra e le controversie internazionali. Con questo principio, quello del lavoro a tutti i costi\facile da tramutare in consenso elettorale, ci siamo beccati, noi e soprattutto le generazioni che verranno, i vari Eternit, Porto Marghera, Petrolchimici vari (Gela in primis), Sarroch, ILVA, centrali nucleari che per un migliaio di anni c'hanno messo sul "groppone" scorie da gestire e via dicendo. Tutte cose delle quali è meglio non leggere per non rovinarsi giornate e\o settimane intere, tutte cose ormai diventate mostri mangia-vite umane (sia che si parli di salute che di lavoro tanto il risultato spesso è analogo), realtà e situazioni ingestibili delle quali nessuno riuscirà a venire a capo, questioni che hanno mietuto intere classi dirigenti senza lasciar intravedere luce alcuna. Quindi, prima di sbandierare l'utilità di cose che una utilità non ce l'hanno nemmeno a cercarla col lanternino, sarebbe bene che il caro Boccia e tutti quelli a lui allineati (e di questi tempi la lista è lunga e dolorosa) rivolgessero lo sguardo all'Italia, ai patrimoni da salvare e ai giovani laureati con le carte in regola per salvarli che oggi invece stanno nei Call-center, ai territori in dissesto idrogeologico e alle migliaia di ingegneri costretti ad emigrare per trovare una occupazione degna, agli ospedali diroccati da trasformare in centri sanitari e di ricerca all'avanguardia e ai tanti giovani ricercatori in fuga (o "cervelli", come più vi piace)... Forse allora una destinazioni più consona a tutti questi miliardi la si troverebbe...
Mauro Presciutti

martedì 25 giugno 2013

Cui prodest?

Tra ieri e oggi è stata giustamente enfatizzata la sentenza inflitta all'ex-premier: 7 anni, uno in più rispetto a quanto chiesto dall'accusa, e nessuno sconto. Ciò che forse ha trovato meno enfasi a livello mediatico (ad esempio su Repubblica di oggi 25 giugno non c'è un articolo su questo) è l'amplissima contestazione che il Cavaliere ha ottenuto fuori dal Tribunale di Milano.

Questa contestazione è stata bipartisan e non ha trovato riferimento in nessun particolare schieramento politico. Il canto 'bella ciao' intonato da molti contestatori tradisce la fede di molti nel  centro-sinistra; ma i cartelli mostrati dai manifestanti sono molto più eloquenti: 'Una condanna per salvare la dignità dell'Italia' , 'La legge è uguale per tutti', 'Berlusconi ineleggibile'. La condanna dell'ex-premier è sacrosanta, perché atta a difendere i principi e i valori della Costituzione nell'interesse collettivo e generale: un Presidente del Consiglio non può sfruttare la prostituzione minorile, non può fare una telefonata alle forze dell'ordine per far rilasciare una minorenne fermata: la questione non è solo di natura morale e politica, ma anche giudiziaria.

Al di là di tutto molti italiani pensano che il Presidente del Consiglio possa fare tutto ciò che vuole tra le sue mura private: in realtà anche se il Cavaliere avesse organizzato orge con sole prostitute maggiorenni - cosa che è avvenuta - ciò è in contrasto con l'immagine politica che lo ha aiutato a vincere le elezioni del 2001 e del 2008. Ancora ricordo l'opuscolo che il Cavaliere inviò agli italiani nel 2001, in cui l'ex-premier si mostrava come perfetto padre di famiglia, immagine in netto contrasto con ciò che veramente era ed è tuttora. Non è stato sconfitto ed è ancora uno dei massimi esponenti della classe dirigente del Paese; è inoltre azionista di maggioranza dell'esecutivo e ha ottenuto circa il 25 % alle elezioni, a cui sono da sommare il 5 % dei voti della Lega.

Oggi ha potuto, subito dopo la condanna, parlare con il Presidente del Consiglio e imporre la sua linea politica, ancora una volta. Un condannato per prostituzione, concussione e frode fiscale mai potrebbe neanche varcare la soglia di casa, mentre B. può andare a Palazzo Chigi, dove fino a poco tempo fa risiedeva; anzi non risiedeva lì, poiché aveva fatto della sua residenza-bordello personale (Palazzo Grazioli) la vera residenza.

Un parlamentare 5Stelle ha affermato: ora come farà il Pd senza il suo leader Berlusconi? In effetti il Pd è totalmente succube di Quello lì e rischia di sprofondare con lui nel baratro dell'impopolarità. Se un importante esponente del Pd come il Presidente del Consiglio continuerà a riceverlo subito dopo una condanna, non sarà più contestato Quello lì fuori dal Tribunale, ma l'intero esecutivo. Un governo che preferisce ascoltare un condannato impunito e incallito piuttosto che le esigenze di tanti cittadini onesti, schiacciati sotto il peso dell'ingiustizia a livello sociale. Il Pd continua a non abbandonare la propria linea rinunciataria. Questa scelta, a chi giova?

Marco Di Caprio. 


Un’analisi linguistica semplice. About Berlusconi Silvio.


Il fatto è questo. Che la realtà si rispecchia nella comunicazione.
Un esempio: non esisteva il frigorifero. E’ stato inventato. E’ nata la parola “frigorifero” che poi la frequenza con cui si usa, la fretta della situazione quotidiana ha abbreviato più comodamente in “frigo”.

Ora anche per quanto riguarda dei sentimenti e condizioni astratte nuove, neonate nella società, nascono neologismi per indicare tale tendenza o sentimento. E’ il caso di stereotipi nuovi come radical chic, hipster, emo, writers e chi più ne ha più ne metta.

Ora vorrei analizzare, servendomi del dizionario dei linguisti G. Adamo e V. Della Valle (“2006 parole nuove, un dizionario di neologismi dai giornali”), il Novelli-Urbani (“Dizionario della II Repubblica”) e un saggio molto approfondito di Caffarelli in “Lessicografia e onomastica” dal titolo “Googlizzare i cognomi nella lingua di internet”, la proliferazione di neologismi a partire dal cognome di personaggi importanti: questa tipologia di neologismo si chiama deonomastico ed è di formazione molto semplice. Basti pensare ad gramsciano, andreottiano, craxiano. Come si vede sono tutte personalità che hanno segnato la storia della Repubblica Italiana, personalità di spicco.
La personalità più importanti e incisive quindi, hanno avuto l’onore di vantare un neologismo, deonomastico che riprendesse il proprio cognome: di solito si tratta di un aggettivo come i casi precedenti. Ma a proposito di Silvio Berlusconi non ci si può limitare al semplice aggettivo con suffisso –ano/a ma constatare una proliferazione enorme di composti e di derivati. Talmente tanto enorme che reca imbarazzo se non a volte ribrezzo.
Cominciamo con il Novelli-Urbani che si riferisce al periodo antecedente al 1997 essendo il dizionario stato pubblicato prima di suddetto anno. Abbiamo:
  • -          Berluschino
  • -          Berlusclonare
  • -          Berlusconata
  • -          Berluscones
  • -          Berlusconia
  • -          Berlusconi boys
  • -          Berlusconide
  • -          Berlusconi pensiero
  • -          Berlusconismo
  • -          Berlusconista
  • -          Berlusconizzarsi
  • -          Berlusconizzato
  • -          Berlusconizzazione.

Di tutti questi neologismi, nati per la maggior parte dalla mano di giornalisti si può ben vedere che molti sono occasionalismi destinati poi all’estinzione, ma anche molte parole che sono rimaste nostro patrimonio e poi introdotte nel lessico quotidiano: il caso più eclatante riguarda berlusconismo.



Adamo-Della Valle anche riporta una serie di neologismi molto interessanti. Il dizionario prende in esame un periodo più recente, fino al 2006, anno in cui vinse il centrosinistra di Prodi contro il centrodestra di Berlusconi. Era il periodo della lotta individuale tra Prodi e Berlusconi, delle tribune politiche trasmesse 24 ore su 24 in tv e della mitizzazione dei due nemici giurati. Quindi abbiamo:
  • -          Berluschese (lingua usata da Silvio)
  • -          Berluschista
  • -          Berlusconardo
  • -          Berlusconeide
  • -          Berlusconi Boy
  • -          Berlusconite
  • -          Berlusconizzante
  • -          Berlusconizzare
  • -          Berlusconizzarsi
  • -          Berlusconizzato
  • -          Berlusconizzazione
  • -          Imberlusconirsi
  • -          Postberlusconiano
  • -          Neoberlusconiano
  • -          Contrberlusconizzare
  • -          Deberlusconizzato


E che dire invece dei deonomastici derivati da Prodi? Abbiamo il debole “prodismo” che non sappiamo nemmeno più cosa designi realmente, “prodizzazione” “sprodizzare”: il significato sta proprio in questa differenza. Il centrosinistra vinse le elezioni per un pugno di voti in più ma vinse e vinse grazie alla figura di Romano Prodi: quindi avremmo dovuto inneggiare a tale personaggio, formare una sequela di còni e neoformazioni che attestassero la sua forza in campo… colui che aveva vinto le elezioni. No, la debolezza del centrosinistra si vede anche a livello linguistico: nessuna personalità fu mai tanto forte e potente, non è riuscita mai a sollevare le sorti della sinistra e ad imporla tanto da creare un alone di intangibilità aulica intorno a sé. E dico menomale perché ben si sa che ogni forma di democrazia, per il prevalere di una sola identità carismatica e che catalizza su di sé potere, fascino e onnipotenza, prevede la degenerazione naturale in tirannide. O in santità e martirio.
Arriviamo a Caffarelli e il suo saggio sul “Googlizzare i nomi in intenet”. Lo studioso afferma a proposito di Berlusconi “l’esposizione mediatica e gli aspetti politici, sociali, etici ed economici connessi con la figura dell’imprenditore (…), e alle sue molteplici attività, (…), ad apprezzamenti di diversa qualità e natura” hanno prodotto una grandissima quantità di neologismi basati sul cognome del politico. Caffarelli ne rileva una quantità enorme, data anche dall’ampiezza di trasmissione e facilità di scrittura peculiare di internet. Ne faccio solo alcuni esempi: si va da aggettivi come berluscabile e berluscaioli o imberlusconito, a sostantivi come berluscaggine e berluscanesimo, verbi come berluschizzare, deberlusconizzare e sberlusconare, avverbi come berluscamente e berlusconiamente, prefissati come preberlusconisno, suffissati come silvioberlusconismo, confissati berlusconifobia, berlusconopoli, composti come berlusconipensiero, nazionalberlusconiano, parole macedonia come berluscandalo, berlusconsumista, Berluscraxi, calembour come bar Lusconi, Belluscone, Berlusc One, Paperon de’ Berlusconi, giustapposizioni come ciclo Berlusconi, virus Berlusconi.

Conclusione:
Giustizia si spera venga fatta, ma non si pensi minimamente che un personaggio del genere se ne vada dalla mente degli italiani solo grazie alla Giustizia. Una personalità sfuma nella storia fino a lasciare un ricordo vago solo a patto di una sconfitta politica: i casi sono molti che si perdono nella notte dei tempi. Ma un’identità politica del genere ormai è talmente tanto radicata nella nostra mentalità, nella nostra società da essere divenuta un background generale: si è infiltrata come acqua mefitica nel nostro terreno troppo argilloso e mai lo abbandonerà finché l’acqua non evaporerà totalmente ovvero fino a che tutte le particelle di H2O saranno scomparse totalmente ed evaporate con lui(quella più ostinata sarà la particella-Santanchè ma anche la Micky Biancofiore). E anche lì avrei i miei dubbi, perché il monumento alla persona ormai è stato effettuato e mai abbandonerà i nostalgici che tanto hanno sperato in lui, che tanto lo hanno amato e che tanto faranno ancora uso di una retorica becera di serie Z.
Ma che dire invece dell’ ”antiberlusconismo”? Anche dall’altra parte non si è pensato di fondare una politica su un sentimento nuovo che si svincolasse da Silvio. No, si è prelevato pari pari il suo cognome e si è fatta bandiera, rafforzando il suo mito e stigmatizzazione. Perché ben si sa, tanti nemici, tanto onore e “beati i perseguitati per causa di Silvio” perché di essi è il regno di Arcore e delle Olgettine. Allora rassegnamoci, dopo questo godimento iniziale dato dalle notizie ultime, che la nostra Italia vedrà tra le icone da bancarella il Colosseo, il papa, il nasone di Dante ma anche Mussolini e ovviamente lui, Silvio che fa le corna e sbeffeggia tutti quanti noi: c’è modo e modo per rimanere immortali.

Miriam Di Carlo

Pagliacci d'Italia.

Condanna a 7 anni e interdizione perpetua dai pubblici uffici: un anno in più rispetto a quanto aveva chiesto l'accusa. B. sembra ormai vacillare definitivamente: già l'8 maggio era stato condannato in appello per il processo Mediaset, a marzo era stato condannato per il processo Unipol; inoltre questa settimana dovrebbe ricevere un altro responso negativo in sede civile per il Lodo Mondadori. 

L'esito di questi procedimenti giudiziari non mi sorprende, e non sorprende neanche il diretto interessato. Questo 2013 è stato e sarà ancora molto difficile per lui, ma la non-sconfitta in ambito elettorale gli ha evitato di ritrovarsi in guai peggiori. Il problema principale è che Quello lì è al governo, anzi è come se ne fosse vice-presidente del Consiglio, poiché Alfano è burattino nelle sue mani. Il Pd ha avuto la colpa di cercare un dialogo con il Cavaliere, dopo che le trattative con Grillo erano fallite: tutto questo è successo - e vorrei ricordarlo di nuovo - perché i democratici si sono spaccati per l'elezione di Prodi come Presidente della Repubblica e hanno dovuto cercare per il Colle un nome condiviso con il centro-destra nella figura 'ambigua' di Giorgio Napolitano. 

La sconfitta del Movimento 5 Stelle alle amministrative e il calo di consensi di Grillo nel suo partito potrebbero aprire un nuovo scenario: i dissidenti grillini animati di buone convinzioni potrebbero formare una nuova maggioranza con il Pd, qualora il Pdl dovesse lasciare l'esecutivo per il cattivo esito dei processi di Quello lì. Io vedo in questa ipotesi un'ottima soluzione per mettere ai margini della vita politica sia Grillo che il Joker di Arcore. La sconfitta del Cavaliere è indissolubilmente legata alla sconfitta di Grillo. L'Italia può e deve fare mettere ai margini della vita politica i due pagliacci contemporaneamente: finché ci sarà l'uno prospererà l'altro e viceversa.

Marco Di Caprio. 

giovedì 20 giugno 2013

La democrazia, tra ideologia e capitaneria. Non c'è da scandalizzarsi.

E’ inutile che ce la prendiamo tanto con le varie interpretazioni, a nostro avviso fuorvianti, intorno al concetto di democrazia. Lo dicevano già gli antichi pensatori greci che la “democrazia” quale forma di governo, cammina sul filo di un rasoio affilatissimo e tagliente. Essa, citando il grande Abbagnano (tra meno di un mese ricorrerebbe il suo compleanno: grazie ad un grande pensatore contemporaneo tramite cui ho avuto delle illuminazioni circa diversi filosofi), rischia di degenerare in tirannia per la progressiva acquisizione di consensi. In effetti all’interno di un gruppo coeso che si dica democratico e che si riconosca in una data ideologia (o presunta tale), tutti hanno diritto di parola e di replica ma inevitabilmente, vi sarà, come microcosmo dell’intera società, uno o più personaggi carismatici e dall’altra parte personalità meno forti destinate a seguire il carisma, a volte chiamato semplicemente megafono.
-         -  A proposito del M5S si ha come ideologia fondante il disagio dato dalla crisi e la diseguaglianza sociale derivante. Per comodità chiameremo tale collante “la pagnotta”. All’interno del Movimento della pagnotta esiste un leader carismatico? Si, poiché esso nasce non su base solamente e puramente ideologica ma grazie ad un secondo aggregante: Grillo. Inde per cui non è democratico ma degenera inevitabilmente verso la tirannia. È un percorso che i filosofi antichi già avevano rilevato: quindi è inutile ci si scandalizzi. Interessante a tal proposito è l’interpretazione data da Di Pietro durante “Un giorno da pecora” su Radio2[1]. O meglio CREDO di aver così capito le parole di Di Pietro perché trovo non poche difficoltà interpretative nell’idioma scelto da Tonino. A proposito dell’espulsione della Gambaro, Di Pietro appare conforme con il pensiero del grillino “puro” dicendo che (parafraso), se sei stato votato dagli elettori per stare da “quella parte”, devi mantenere la tua promessa elettorale e stare da “quella parte”. Ora, Di Pietro non me ne voglia, ma il fatto è che il M5S non è una parte politica perché non ha un’ideologia precisa entro cui riconoscersi. E’ il Movimento della protesta e ha protestato. Non ha trovato spazio per costruire, per volontà sua propria o per colpa altrui: le retrospettive storiche lasciamole ai nostri figli. Quindi la “parte” da interpretare (tolta la pagnotta e la protesta) rimane Grillo. Se rimane Grillo ecco la minaccia della tirannia e stiamo in un corto circuito in cui pian piano le varie resistenze elettriche stanno lanciando segnali di tilt.
-         - A proposito del PdL. Il PdL è un partito nato all’interno del gioco democratico e che prende le redini dell’eredità segnata dalla destra. In maniera stilizzatissima e stereotipata (non me ne vogliate) rappresenta alcuni interessi, ha una sua ideologia (condivisibile o meno) e nella storia ha contribuito a far ricredere la sinistra su certe fondamentali questioni,soprattutto in campo economico in uno scambio dialettico che prevede un riflesso nell’economia contemporanea: commistione di privato e pubblico necessaria per il concetto di lassez-faire, lassez-aller del liberismo economico. All’interno del partito si è delineato un leader carismatico, tal Belusconi. Ora, che sia carismatico è noto a tutti: tanto carismatico da stagliarsi quale punto di riferimento del partito se non il partito stesso. Dopo i recenti sviluppi giudiziari come si comporteranno i suoi discepoli? Seguiranno la debole ideologia o il leader? Se dovessero scegliere la prima strada, il Governo Letta è salvo, e per le prossime elezioni ci sarebbe la speranza che qualcuno rifondi una destra credibile che aiuti il rapporto dialettico tra destra e sinistra nell’ottica di una progressione comunitaria. Ma anche lì troppe personalità pigre hanno circondato il leader, che con la sua fama il suo successo ha creato l’assoggettamento totale a sé: se non lo segui non hai la speranza di fare niente nella vita[2]. Se gli vai contro poi stai fuori completamente. Se i discepoli, in seconda analisi dovessero seguire il leader, ovvero per dirla in soldoni, se dovessero far saltare il banco, allora Berlusconi sarebbe ancora salvo per l’ennesima volta, le destra, morto B. morirebbe con lui ad Arcore e non si riconoscerebbe più in nulla, ma prima ci si dovrebbe di nuovo interrogare sul problema martellante dei tre poteri divisi: esecutivo, legislativo e giudiziario che lasciamo alla coscienza di Silvio e a quanti dicono, con candore da schiaffi, che i magistrati di Tangentopoli fecero male a disabilitare politicamente alcune personalità corrotte di allora[3].

Infine cito una frase di Corrado Augias il quale ha giustamente affermato “la storia non ha un andamento uniforme, ma a fisarmonica: dei periodi più dilatati si intervallano a momenti più densi di eventi storici forti”.
Miriam Di Carlo





[1] Che suggerisco caldamente anche per la presenza del gruppo delle Ebernies, autrici dell’intervista cantata: per riderci su e ironizzare…fa sempre bene invece di piegarci come il solito Sisifo italico sul peso schiacciante della nostra presunta cultura italiana.
[2] C’è anche da dire che la destra, con la sua ideologia basata sull’individuale, si presta molto all’imposizione di una personalità più forte.
[3] Che poi per dirla tutta, non disabilitarono proprio per niente un’intera classe politica che per la maggior parte fu riabilitata dal decreto colpo di spugna Conso. Fu stigmatizzata la figura di Craxi. 

martedì 18 giugno 2013

CHE COSA E' CAMBIATO?

Dopo la vittoria di Marino che cosa è cambiato nella maggioranza? Non molto. Il congelamento dell'aumento dell'Iva sarà effettuato: è un provvedimento a mio parere giusto, poiché colpisce la classe media, che dovrebbe invece ricominciare a spendere piuttosto che ricevere maggiore pressione fiscale sui consumi.

Ovviamente il congelamento dell'Iva preoccupa Saccomanni, il quale dubita ci possa essere la copertura di questa manovra. Vorrei replicare che il governo ha tutte le risorse a disposizione per garantire la copertura di questa manovra: riduzione del numero dei parlamentari, riduzione degli stipendi e tagli agli sprechi, abolizione del finanziamento ai partiti. La classe politica ha dimostrato di non voler prendere seri provvedimenti a riguardo, e io credo che questa scelta continuerà ad inasprire la sfiducia dei cittadini nei confronti di questo esecutivo. 

Un altro aspetto negativo che biasimo è la scelta del Partito Democratico di non rivendicare le proprie scelte con decisione: il congelamento dell'Imu e dell'Iva, argomenti che stanno a cuore al centro-destra, sono importanti anche per l'elettorato di centro-sinistra, soprattutto per il ceto medio, che non potrebbe affrontare l'aumento della pressione fiscale. Il Pdl ovviamente mostra questi provvedimenti come propri successi,  perché erano nel proprio programma elettorale; ma questi erano tra i punti anche in comune con il centro-sinistra. In questo caso non biasimo il Pd per averli messi in atto: importa poco l'ideologia, quando si deve provvedere per il benessere di quei ceti che sono maggiormente svantaggiati da un punto di vista economico.

Le elezioni hanno sortito un effetto evidente sul Movimento 5 Stelle, in cui assistiamo, evento prevedibile, ad una implosione totale. Grillo ha lanciato un sondaggio tra coloro che sono a favore o contro la senatrice contestatrice. Lo stesso Grillo ha meditato l'idea di poter lanciare un sondaggio su di sé, i cui risultati positivi saranno manifesti a prescindere dal reale esito e truccati da colui che gestisce i server del suo blog, cioè Casaleggio.

Il Movimento 5 Stelle sta implodendo per un motivo semplice: molti militanti si stanno accorgendo che Grillo non fa gestire la piattaforma politica ai militanti, ma decide tutto da solo. La sconfitta del Movimento ha portato ad un dibattito interno: avendo molti compreso che la linea del capo non attira più gli elettori scontenti, i militanti vorrebbero poter discutere autonomamente su nuove proposte. I militanti di Grillo non sono infatti come i berlusconiani, abituati ad obbedire al capo: molti sono ex-simpatizzanti o militanti del centro-sinistra o moderati del centro-destra, abituati al dialogo e pronti ad una dialettica interna all'interno dei loro originari schieramenti politici. Molti parlamentari dei 5Stelle sono, infine, persone che mai sono state in politica: questi neo-deputati e neo-senatori vorrebbero realmente provare a cambiare le sorti del Paese; non sono intenzionati ad assentire in maniera passiva ai diktat di Grillo, ma vogliono ragionare in completa autonomia, meditando sulle proposte più opportune per il bene del Paese e per l'interesse collettivo e per l'interesse generale.

 A mio parere questi due tipi di interesse andrebbero tutelati da tutti gli schieramenti politici: le controversie tra i partiti dovrebbero nascere per tutelare gli interesse collettivi, da cui derivi anche l'interesse del singolo, piuttosto che per tutelare l'interesse dei singoli , dai quali spesso si evince un contrasto omertoso e impunito con l'interesse della collettività. Cito come esempi di contrasto tra interesse del singolo e interesse collettivo - esempi puramente casuali - l'egoismo di Grillo, la disonestà di Quello lì e gli inutili sofismi del Pd.

Marco Di Caprio.