La
tragedia ai tempi del social network assume una piega inaspettata, riesce a
dipingere in maniera incredibilmente puntuale uno spaccato di società, che è
quella degli utilizzatori delle nuove tecnologie. Giovani in particolar modo,
ma non solo, riuscendo a dare in qualche modo l'idea di quello che veramente
pensa la gente comune. Trecento e più poveri disperati ingoiati dal mare
riescono a mettere a nudo l'emotività delle persone, la compassione e la
cattiveria, mettendo un accento sulla cosa peggiore, che è l'indifferenza. Se
guardi con attenzione quello che scrivono i tuoi "amici"
(virgolettato perché poi ne saluterai si e no 50 su 600 o 700) in una giornata
drammatica come quella di ieri ti accorgi di molte, forse troppe, cose. C'è la
tanta tristezza e compassione, che per fortuna identifica ancora in modo forte
gli italiani tutti (dicano quel che vogliono i cinici ma è così, non ci piove),
che la fa da padrona. Chi aderisce al lutto non dicendo nulla ma mettendo una
foto o un articolo, chi scrive frasi sue, chi scrive frasi spacciate per sue ma
che non lo sono, ma fa lo stesso. C'è chi intavola discussioni su come evitare
(magari fosse così semplice) il ripetersi di una simile ecatombe, chi addita
questo o quell'altro responsabile, tutto legittimo, nello specifico il target
più gettonato è l'assassina Boss-Fini. Poi ci sono loro... e non sarebbe da
aggiungere altro ma qualcosa voglio aggiungere: loro sono quelli che pensano
che ci siano morti divisibili per provenienza, razza, idea, colore e livello
sociale. Sono quelli che traggono gran parte del loro sapere dalla millantata
rete, il cui grado risultante di acculturamento che ne deriva è direttamente
proporzionale all'idiozia dei post che pubblicano. Ci sono quelli che elencano altre
tragedie di cui ci dovremmo per vari motivi vergognare, dicendo amabilmente che
quelle si che meritano il lutto, non quei poveracci saliti su una catapecchia
galleggiante per venire a rubarci il lavoro (per inciso è pressoché inutile
stare a parlare del fatto che molti di loro hanno parenti nel nord Europa che
vorrebbero raggiungere, questa discussione richiederebbe un po’ di comprendonio
in più). Ci sono ragazzini che da poco hanno preso la patente, magari facendo i
quiz su una App di un costoso I-pad, che pretendono di sindacare sulla vita e
le speranze di altri ragazzi che alla loro età sono già sfuggiti alla guerra,
hanno attraversato a piedi il Sudan e parte della Libia, sono finiti prima nei
centri di riconoscimento, poi in galera per qualche mese vedendo le proprie
amiche stuprate e i propri amici pestati un giorno si e l'altro pure, poi sono
stati presi e, dopo aver speso fino all'ultimo centesimo dei loro miseri averi,
sono stati messi su una bara galleggiante per una settimana finché hanno trovato
la morte in fondo al Mediterraneo... su questo pretendono di sindacare. Poi ci
sono quelli a cui un non precisato ricongiungimento astrale (unito ad un bel
po’ di consensi a dire il vero) ha dato una carica istituzionale che invece di
rispettare ed onorare ricoprono di escrementi scrivendo frasi che non meritano
di essere riportate, facendo analisi folli e senza alcun senso, allo scopo di
provocare probabilmente, ma finendo in maniera diretta ed inequivocabile nel
girone dell'inumanità. Poi capita anche che in questa categoria di soggetti ci
siano anche insegnati e presunti educatori, gente che dovrebbe insegnare ai
bambini il rispetto e la compassione per chi soffre e che invece, nel corso
della propria misera esistenza, questi principi non è riuscito neanche a
metterli dentro se stesso... E infine c'è quello che fa jogging sulla spiaggia
di Ragusa, passando ad un metro dai morti coperti dal lenzuolo bianco... tira
dritto impassibile, neanche si volta a guardare, forse l'immagine peggiore di
queste tremende giornate di inizio ottobre...
Mauro
Presciutti
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