Se spulciate un po’ tra i tormentoni giornalieri di facebook
potrete facilmente imbattervi in un sondaggio che, tra le sue opzioni di
scelta, presenta: "pratichi anche tu lo sport nazionale: criticare
Grillo?" Ecco, lungi da noi voler risultare i Savonarola di turno, ma una
riflessione sui fatti va fatta, se ne faccia una ragione l'autore del
sondaggio.
Grillo giovedì ha risposto a Stefano Rodotà, il suo (tanto
sbandierato) candidato alla Presidenza della Repubblica, che due giorni fa sul
Corriere aveva contraddetto il leader del #M5s. Come un politico consumato, il
comico genovese aveva dato la colpa dello scarso successo elettorale a
qualcun'altro (gli elettori), pienamente in coerenza con la italica tradizione
di scaricate sempre le responsabilità. In fondo qualcosa dei vecchi partiti i
grillini l'hanno mutuato: se le elezioni vanno male la colpa non è loro ma dei
cittadini che non hanno capito.
Ad ogni modo, finché Grillo utilizza la canonica grammatica
politica (anche se enfatizzata dai suoi toni apocalittici) non c'è nulla di
strano (diciamo). Di più: finché il #M5s, come avvenuto in questi mesi, ha tenuto una linea politica rigida,
disprezzando tutto e tutti, rifiutando ogni forma di compromesso, nessuno ha
potuto obiettare; è una scelta, magari discutibile, ma legittima.
Tuttavia, quando si arriva ad offendere velatamente il
proprio candidato al Quirinale (dicendo ottuagenario si capisce che si
trattiene ma sottintende "rimbambito", e a poco valgono precisazioni
in merito) cosa si vuole comunicare? Questa uscita piccata che senso ha?
Grillo, con una punta di apparente rispetto, fa sapere
all'ottuagenario che, senza di lui, sarebbe potuto tranquillamente rimanere nel
mausoleo della sinistra italiana. Quindi, se i giornali tornano ad
intervistarlo, è merito del Movimento. Figuriamoci se uno che dovrebbe essere
riconoscente può permettersi di contraddire il gran capo.
Allora ci chiediamo: il rifiuto di ogni critica che senso
ha? Che senso ha prendersela con i giornalisti di Report e la Gabanelli, altra
candidata del #M5s al Quirinale, per aver sollevato interrogativi sui proventi
del blog?
Ma davvero Grillo (e i suoi ortodossi) credono di essere al
di sopra di ogni giudizio? Essere
estranei al vecchio circuito di gestione del potere (per quanto corrotto esso
sia) non conferisce automaticamente un’investitura divina, di santità
immacolata. Di politici che affermano di essere in odore di santità ce ne sono
già in abbondanza.
Si può essere d'accordo o meno con l’impronta del Movimento,
ma questa linea non giova a nessuno: non serve agli italiani, perché la
protesta “a prescindere” non serve a
"controllare" l'attività del governo, ruolo che in democrazia
spetta all'opposizione; né serve a sconfiggere gli avversari politici, perché
si perde credibilità, finendo per criticare gli stessi che poi, alle elezioni,
dovrebbero venire a votarti.
In un servizio del 1 marzo, Paolo Pagliaro descriveva il
programma del M5s “per un quarto dadaista, per un quarto concretamente
riformista, per un quarto politicamente impegnativo e per un quarto ispirato a
un diffuso bisogno di pulizia e moralità.”
Mantenendo una ottusa linea di non comunicabilità con le
altre forze politiche e con i media tradizionali, questo programma è destinato
a diventare per quattro quarti inutile.
Vincenzo Quagliarella
Ps. I mal di pancia di questi mesi è la batosta elettorale
di domenica hanno già avuto i loro effetti: cominciano a vedersi i primi
grillini in tv (e, udite udite, riescono pure a ben figurare).
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