Immaginate per un momento un uomo che spara ad un altro uomo; ecco,
ora pensate se nella sentenza del processo il giudice decidesse di condannare
non l’uomo che ha sparato, ma la pistola.
Questa assurdità è esattamente la vanesia idea che viene
strombazzata ai quattro venti da chi, ciclicamente, ripresentandosi alla
cronanca problemi e contraddizioni dell’universo del web, dà la colpa ora a
facebook, ora a twitter, ora alla fantomatica, dibolica ed incontrollabile
“rete”.
Ogni fenomeno sociale si spega attraverso le ragioni e le cause che
l’hanno originato, non attraverso i mezzi che lo trasmettono.
Per carità, internet e social network sono strumenti potentissimi,
basta un niente e una palla di neve si trasforma in una valanga. Ma davvero
possiamo continuare a pensare che il problema sia il megafono, e non il tizio
che ci urla dentro?
Allora il problema è sempre lo stesso, l’educazione.
Educazione in senso stretto è quell’insieme di regole di buona
creanza come “non appoggiare i gomiti sul tavolo mentre mangi”, oppure “metti
la mano davanti la bocca quando sbadigli”. Seppure possa essere considerata una
piaga sociale il dover ammirare le tonsille di chi ci sta di fronte, non è
questa “l’educazione” di cui stiamo parlando.
In senso lato, l’educazione è l’isieme delle regole del viver
civile, nel rispetto degli altri. Alle elementari, quei pochi fortunati che
hanno potuto fruire qualche lezioncina di eduazione civica, avranno sicuramente
appreso il concetto per cui “la propria libertà finisce laddove inizia quella
degli altri”.
Bene, questo tipo di educazione è diventata merce rara, oggi,
nell’Italia di inizio millennio. Non che sia necessaria la laurea per avere una
basilare educazione civica. In fondo basta un poco far funzionare quell
misterioso organo collacato nella calotta cranica, facilmente individuabile
perchè posto tra le due orecchie.
È così, che, a causa di un abbandono dell’uso di massa della ragione
in favore dell’istinto (maledetto istinto…), twitter, il più social dei social,
si trasforma nella piazza dove tutti inveiscono contro tutti. Ma non è tutto:
la cosa più divertente è che nessuno ascolta nessuno! Avrebbe potuto Plauto
inventarsi una commedia degli equivoci migliore?
Ecco qui, davanti ai nostri occhi, la proiezione plastica e virtuale
di una società snob (twitter è estremamente snob) ed egocentrica, dove si
esiste solo se si cinguetta (in tempi non sospetti avremmo detto “parla di
cazzate”). Su Twitter valore dell’opinione è dato semplicemente dal fatto che “l’opinione
è mia”. È chi non è d’accordo non capisce un tubo.
Nel mio modestissimo parere, il dialogo e la comunicazione servono
per trovare punti d’incontro, non per convincere e/o inveire contro altre
posizioni.
Ma il cervello, per adesso non va di moda. Ha molto più successo
l’ormone.
Ps. Un tweet ha al massimo 140 caratteri: uno spazio sufficiente per
un commento o una battuta, non per una discussione. Voi usereste mai un
cucchiaio per mangiare gli spaghetti?
Vincenzo Quagliarella
@vquagliarella
#twitto_ergo_sum
@vquagliarella
#twitto_ergo_sum
Per vedere Zoro e Gazebo!
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