venerdì 12 ottobre 2012

LO SCEMPIO DELLA PARTITOCRAZIA APOLITICA.

Roberto Formigoni azzera la giunta. Un po' come aveva tentato di fare la Polverini. O meglio lei voleva dimettersi sin dall'inizio dello scandalo. Silvio Berlusconi aveva provato a frenarla. "Se il Lazio crolla, crolliamo anche noi" aveva affermato l'ex-premier. In effetti è andata male, Polverini poi ha lasciato giustamente. Già erano apparsi manifesti ovunque per la città di Roma: resto e faccio pulizia, aveva annunciato Polverini. Ora Formigoni resiste, continua a mantenere la poltrona grazie alla Lega. Berlusconi, per la prima volta, toglie l'appoggio ad un esponente del suo partito e lo invita a presentare le dimissioni.


Il presidente del Pdl ha capito che è finita un'epoca, ma questo certamente non lo aiuterà a rafforzare la sua posizione e il suo partito sgretolato, ormai inesistente. La politica del centro-destra, travolta dagli scandali di Polverini e Formigoni, rappresenta i residui della disonestà diffusa tra i politici e rafforzata dagli anni del governo Berlusconi: ancora oggi il Pdl impone vergognosamente veti alla legge anti-corruzione. Il Cavaliere sa che non potrà mai vincere le elezioni e cerca di riunire i moderati favorevoli ad un secondo mandato dell'attuale premier. D'altro lato, i critici di Monti come Lega e Idv, hanno avuto altri scandali di pari entità - vedi le vicende di Belsito e Maruccio, ex-tesoriere del partito di Di Pietro, oggi indagato per riciclaggio. La Lega appoggia Formigoni, lo stesso partito che all'alba di Tangentopoli portava cappi in Parlamento per i politici disonesti. 


Il Pd, in testa nei sondaggi, è comunque debole, in preda ad una faida interna al partito. Oggi quindi prevale giustamente l'antipolitica. Si ricordi però che questa situazione negativa è stata ereditata dal governo Berlusconi, responsabile dell'incremento esponenziale del debito pubblico e di norme che hanno depenalizzato corruzioni e falsi in bilancio, che hanno aiutato il ladrocinio di politici ed imprenditori. La politica è pessima, perché si è conformata al peggiore dei suoi esponenti, il Cavaliere. Neanche Grillo e Vendola possono offrire una valida alternativa al sistema attuale: sognatori, utopisti e populisti,  non spiegano con quali proposte affrontare la crisi dei partiti. 


L'unico che esce rafforzato dalla crisi della politica è Mario Monti, estraneo ai partiti. Il premier, nel bene o nel male, ha fatto riforme strutturali ed ha approvato una finanziaria che potrebbe garantire il pareggio di bilancio nel 2014. Dopo le elezioni di primavera, lo scenario più probabile delinea un suo ritorno. Ma i partiti dovranno approvare una legge elettorale, su cui ancora tutti i parlamentari dibattono. 


Facile criticare il Porcellum voluto da Berlusconi, ma nessuno dei parlamentari vuole cambiare il sistema delle liste bloccate. L'astensione potrebbe toccare il 50 %. In America, per le elezioni presidenziali, vota meno del 40%; ma lì la democrazia e il sistema politico sono consolidati. Da noi un'elevata astensione potrebbe aprire scenari di crisi ben peggiori. I partiti si rinchiuderebbero nel Palazzo, portando disagi e tensioni sociali che l'Italia, già vessata dalla crisi, non potrebbe sopportare nei prossimi anni. La legge elettorale è la priorità assoluta per la crescita del paese.


Marco Di Caprio.

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