sabato 1 giugno 2013

Il 2 Giugno e la schizofrenica Italia.


Già dovevamo capirlo da quel 2 Giugno 1946 che l’Italia è un Giano Bifronte: Repubblica VS Monarchia. Di nuovo non c’è un vincitore netto, i voti sono sul filo del rasoio e la Repubblica scavalca la Monarchia con fatica, sebbene il re Sciaboletta, con la sua mancanza di carattere avesse consegnato l’Italia nella mani di Mussolini, strizzando l’occhio alla Guerra.

Repubblica: 12.717.923 voti contro 10.719.284 della Monarchia. Le schede dichiarate non valide furono 1.509.735.

Questa è la più efficace fotografia di un paese che rimarrà sempre spaccato e in continua lotta contro se stesso, invertendo spesso la sua schizofrenia in eccitazione e tifoseria. Ma c’è da dire una cosa.
Lungi da me fare alte considerazioni di determinismo geografico secondo cui sono il territorio e il clima a influenzare il carattere di un popolo ma noto una verità: un territorio così esile e così longitudinale da accorpare le più varie differenze climatiche, sorvegliato da un mare imprevedibile che rende gli umori uterini e incostanti, obbligati a convivere in pochi lembi di terra e condividere sì poco spazio per un così meraviglioso territorio non poteva che comportarsi secondo questa modalità. Nord e sud sono punti e non aree distese in larghezza, si baciano così come la campagna e città si uniscono e dividono a distanze molto brevi tra di loro, montagna e mare si corteggiano in lunghissimi sguardi che hanno tutta la durata di un Appennino attraverso regioni e dialetti che si intervallano a distanze strette e quindi? Quindi non può sussistere un’unità libera, non impositiva e imposta (come una monarchia o dittatura porrebbero) in cui tutto è relativo? No, perché la nostra forza sta proprio in ciò, in quel relativismo che ci fa tacciare spesso di faciloneria becera agli occhi degli stranieri.
Dall’aereo si vede sempre: piazza Esedra, Termini e si riconosce poi il Vittoriano, il Colosseo, San Giovanni in Laterano e si capisce quanta forza ha avuto questo nostro popolo nei secoli. Una forza di imposizione, di costruzione e di perseveranza negli obiettivi poi persi lungo la scia della lascivia che impone la convivenza stretta e costretta: o si passa sopra le cose o si diventa matti. E allora noi chi siamo? Siamo le idee colorate che gli altri stati ci invidiano, siamo lo studio insistente sul culto dell’esteta e del grande ingegnere. E siamo una Repubblica faticata ma raggiunta come tutti i grandi obiettivi che ci siamo imposti.
Buon Ascolto alla nostra mutlietnicità interna, risorsa. 


Miriam Di Carlo

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