Ci son due Calderoli ed un Orango Tango, due piccoli
dementi, un’idiozia reale, un Bossi, un Trota, un Maroni, non manca più
nessuno, solo non si vedono i Mezzogiorni.
La grande sciagura della dichiarazione pubblica di Calderoli
è il subire incessantemente sue foto e filmati da un giorno a questa parte.
Volete renderlo ancora più inviso? Bene, questo è il modo giusto. Se dovessimo
adottare una teoria fisiognomica (come in un certo senso ha fatto lui con la Kyenge)
secondo cui i tratti somatici corrispondono a caratteristiche intellettive e
morali, Calderoli non ne uscirebbe molto bene: non è proprio un Adone, e, diversi
anni fa sfoggiava una bella pappagorgia degna dei migliori pellicani, facendo
invidia al signor Borghezio, la cui pancia potrebbe benissimo sfamare tutto un
intero continente. Quello che lui taccia di inferiorità.
Ma con “orango”, sinceramente ci è andata anche bene: chissà
quanti appellativi, insulti e schifezze varie diranno i leghisti nelle loro
convention votate al Dio Po. Dopo aver esaurito le sacre acque del fiume, si
danno al vino, al convivium: a sparare cazzate. Così si è sviluppata la Lega.
La Lega però non nasce così, davanti a un tavolino, un po’
di Gorgonzola e un’ampolla magica. No, la Lega, così come il M5S nasce come
emanazione di una singola personalità, la quale forte di paure e insofferenze
riscontrate in molti individui, decide di farsene portavoce al fine di ricevere
consensi. La lega, aglli albori della sua ascesa politica si fece strada
presentandosi come l’anti-partito che voleva scardinare il sistema politico
vigente, al fine di reintrodurre una sorta di integrità etica. Il movimento che
si formò, diventa forte dei propri “valori” ideologici, che oltre ad essere
bandiera (come si nota essi sono molto ben delineati rispetto a quelli di altri partiti), sono punto di forza e coesione
di un gruppo compatto e monolitico. Nei discorsi alla Camera per esempio Bossi usa
non solo un linguaggio colloquiale, non solo parole che non si sentono uscire
dalla bocca di altri parlamentari e che sono tipici di un registro medio-basso,
ma soprattutto si permette di richiamare il silenzio a modo suo, in maniera
perentoria e da leader indiscusso: “Silenzio!”. Questo linguaggio ha degenerato
piano piano, si è infiltrato nella politica e oggi ne abbiamo subita una delle
tante conseguenze che siamo costretti ad ascoltare. Segno che, se si leicizza
ogni forma di bassezza linguistica (che in questo caso cela un giudizio
improprio) facendola passare per una maggiore trasparenza davanti a discorsi
troppo artificiosi e costruiti, ecco a che punto si potrebbe arrivare: che le
parole non passano dal cervello, non vengono più pensate e si sputano
tranquillamente. (Ma in questo caso particolare credo che, se pure le parole
fossero entrate nel cervello di Calderoli prima dell’enunciazione pubblica, non è che avrebbero subito grandi trasformazioni).
Attenzione fortemente quindi ai Vaffa, che oggi sono diretti verso la Kasta ma
domani potrebbero benissimo essere rivolti dai vostri figli a voi.
Inoltre l’emanazione dal leader si manifesta anche a livello
sintattico e della struttura della frase: molti sono i punti di accordo tra
Lega e M5S, singolarità tipiche di solo questi due partiti, assenti in altri.
Infine lascio ai filosofi le caratteristiche che riguardano
la xenofobia vista come paura del diverso e punto di forza coesiva di un gruppo
la cui singola persona presenta forti debolezze e fragilità.
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