martedì 17 settembre 2013

Un videomessaggio. Non è Osama.

In trepida attesa del videomessaggio più sospirato dell’anno (e non è il messaggio dio Buon anno del Presidente della Repubblica, né l’Habemus Papam) dico solo una cosa. L’eredità di Berlusconi?

Berlusconi ha scavato nell’uomo, nel vizio e nell’inconfessabile inconscio dell’uomo e gli ha detto: lo vedi quel peccato di coscienza che lo Stato e la cultura cattolica radicata in Italia hanno mortificato, represso facendoti venire sensi di colpa inutili per te stesso e per le persone che ti circondano? Bene, non è vero che è male, vedi in fin dei conti siamo tutti così, in fin dei conti tutti un peccatuccio lo facciamo e quindi fallo pure te. Il mondo gira così, allora sii più rilassato, campa bene che campano bene pure gli altri. Sbattitene delle regole e viziati. Viziati come più puoi. E fa del tuo vizio la tua virtù e il tuo essere.

Ecco perché ora viviamo in una società dalla virtù viziosa e dal vizio considerato virtù, in una grande babele di bocche rifatte e gommose.

Perché si sa, se il vizio è lecito, meglio renderlo manifesto e sbatterlo in faccia a tutti in maniera spregiudicata ma silente, come un leitmotiv che passa in sottofondo e a cui assuefare.

E tutte queste condanne appaiono come qualcosa di surreale, qualcosa che abbiamo sempre desiderato ma che pensavamo fosse impossibile e infattibile. Ora che succede è strano, è come un grande sogno collettivo. O forse ci stiamo solo svegliando da un lungo, persistente e martellante sogno.  Finalmente.  


Miriam Di Carlo

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