In trepida attesa del videomessaggio più sospirato dell’anno (e
non è il messaggio dio Buon anno del Presidente della Repubblica, né l’Habemus
Papam) dico solo una cosa. L’eredità di Berlusconi?
Berlusconi ha scavato nell’uomo, nel vizio e nell’inconfessabile
inconscio dell’uomo e gli ha detto: lo vedi quel peccato di coscienza che lo
Stato e la cultura cattolica radicata in Italia hanno mortificato, represso
facendoti venire sensi di colpa inutili per te stesso e per le persone che ti
circondano? Bene, non è vero che è male, vedi in fin dei conti siamo tutti
così, in fin dei conti tutti un peccatuccio lo facciamo e quindi fallo pure te.
Il mondo gira così, allora sii più rilassato, campa bene che campano bene pure
gli altri. Sbattitene delle regole e viziati. Viziati come più puoi. E fa del
tuo vizio la tua virtù e il tuo essere.
Ecco perché ora viviamo in una società dalla virtù viziosa e
dal vizio considerato virtù, in una grande babele di bocche rifatte e gommose.
Perché si sa, se il vizio è lecito, meglio renderlo
manifesto e sbatterlo in faccia a tutti in maniera spregiudicata ma silente,
come un leitmotiv che passa in sottofondo e a cui assuefare.
E tutte queste condanne appaiono come qualcosa di surreale,
qualcosa che abbiamo sempre desiderato ma che pensavamo fosse impossibile e
infattibile. Ora che succede è strano, è come un grande sogno collettivo. O
forse ci stiamo solo svegliando da un lungo, persistente e martellante sogno. Finalmente.
Miriam Di Carlo
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