Oggi vorrei partire da una costatazione costruttiva nata su
suggestione di due articoli letti su due diversi giornali (un quotidiano e un
periodico settimanale), per poi continuare con una critica in relazione ad altre tendenze in voga.
1)
La costatazione costruttiva nasce in merito ad
un’indagine recente circa le nuove tendenze delle iscrizioni universitarie:
esse sono lo specchio dell’economia contemporanea e rilevano i settori in cui i
giovani vedono il futuro dell’Italia riponendo in essi le loro speranze. In un
periodo di crisi, ovviamente non si può giocare sull’università, non si può
perdere tempo e denaro o gingillarsi con una facoltà che si sa non potrebbe
portare a nessuna sicurezza futura: si cerca di puntare sul dato maggiormente
certo e concreto. Confrontando i sondaggi di due quotidiani diversi si nota che
si è avuto un boom di iscrizioni in Agraria, Biotecnologie e Lingue. Lettere,
Giurisprudenza e Ingegneria mantengono lo stesso numero di iscritti senza
incrementi positivi o negativi. In netto calo il numero di iscritti ad
Architettura e Farmacia. Cosa ne possiamo desumere? In concreto l’Italia non
può ripartire solo dal Turismo: può ma non deve basarsi solo su questo. L’altro
settore in cui può puntare non è certo l’industria perché abbiamo capito che
con la gestione all’italiana dell’azienda (reminiscenza e ancorata ancora a
vecchie maestranze ed artigianato le quali però ci assicurano punte di
eccellenze nel campo della moda e della pelletteria) non possiamo essere grandi
competitori a livello europeo e nazionale. Il settore su cui puntare è invece quello
agricolo a mio avviso per diversi motivi. A) primo tra tutti bisogna partire
dalla conseguenza del settore primario ovvero il prodotto nel momento della
consumazione: la cucina italiana è considerata l’eccellenza, è famosa in tutto
il mondo per la bontà, qualità e creatività ma anche soprattutto economicità.
Ciò che ha reso la pizza e la pasta famosi è proprio il rapporto
qualità/prezzo: pizza e pasta sono le portate più economiche del menù e rappresentano
la base dell’alimentazione. B) L’Italia è conosciuta per la qualità dei
prodotti: abbiamo un grande controllo sui prodotti che invece non si ha negli
altri paesi come per esempio la Spagna. Questo crea una doppia frizione perché
se da una parte siamo produttori di eccellenze agroalimentari, spesso perdiamo nella esportazione di massa
visto che abbiamo forti limitazioni su OGM, conservanti, coloranti, edulcoranti
ecc. Ottimo dato, direi perché questo ci permette di cavalcare l’onda del
salutismo, incrementato dalle paure contemporanee di tumori e altre malattie.
Effettivamente l’Italia presenta una longevità maggiore rispetto ad altri
stati. Ottimo anche perché i prodotti sono buoni oltre che sani: la vista
magari non viene appagata come nel caso degli OGM ma il gusto ne esce
enormemente soddisfatto. C) La causa: il clima, il territorio e la cultura
italiana si prestano ad incrementare l’azienda agricola. Essa è connaturata
nella nostra cultura e mentalità ma soprattutto è incentivata e facilitata dal
clima del nostro Bel Paese: inverni miti e mitigati dal mare, estati anch’esse
miti e non particolarmente calde date dalla morfologia allungata e non continentale
del nostro territorio (in Spagna, paese che possiamo comparare a livello di
latitudine con l’Italia, sono presenti
molti deserti caldi e impraticabili proprio per la morfologia continentale). D)
ultimo ma non da sottovalutare l’importanza della moda-cucina che sta dilagando
negli ultimi periodi su Tv, Social Network, blog. Una delle più importanti
blogger italiane, Chiara Maci ha fatto della sua passione lavoro così come
molti cuochi sono ormai conosciuti non solo per i loro ristoranti ma anche per
le loro creazioni. Ecco, mi sento di dire che possiamo fare di più da questo
punto di vista: abbiamo le materie prime giuste, i prodotti adeguati e
soprattutto la cultura e la creatività per avere più primati in questo settore:
infatti i cuochi migliori del mondo contano un solo italiano e ben tre
spagnoli. Tra l’altro la Spagna detiene il primato e la Danimarca (???) il
secondo posto mentre noi ci dobbiamo accontentare di un bronzo 1- El Celler De
Can Roca - Girona, Spain - Best in
Europe & The World. 2- Noma -
Copenhagen, Denmark. 3- Osteria Francescana - Modena, Italy. 4- Mugaritz - San
Sebastian, Spain. Ecco, io ripartirei da qui perché nella cucina italiana si
fonde settore primario (agricoltura), secondario (la gestione aziendale dei
prodotti che dovrebbe essere potenziata: industria agroalimetare), settore
terziario: turismo. En passant un’osservazione sull’incremento degli iscritti
di Lingue (sintomo che i rapporti internazionali a livello europeistico e
internazionalistico stanno diventando simbolo del futuro. Mezzi di
comunicazione di massa, mezzi di trasporto sempre più veloci ed economici fanno
sì che gli scambi tra Paesi diversi e lontani siano all’ordine del giorno) e
sulla disfatta di Architettura (sintomo dell’impossibilità economica di
comprare, arredare e sistemare architettonicamente gli immobili. Forse l’Italia
dovrebbe puntare maggiormente sul restauro ma anche lì c’è una falla nel
sistema dei finanziamenti e dei Beni Culturali) e di Farmacia (altro sondaggio
recente dimostra che si è avuto un calo notevole nell’acquisto dei medicinali
grazie alla rivalutazione dell’omeopatia e parafarmacologia nonché al
miglioramento degli stili di vita).
2)
Ripartiamo da qui e non dal Vintage, please.
Vespa, Piaggio, Delonghi non torneranno indietro. Ora ci sono Stati più
competitivi e in gamba di noi.
Miriam Di Carlo
Nessun commento:
Posta un commento