venerdì 19 aprile 2013

Dimissioni Bersani: noi giovani dobbiamo pagare una tassa per la speranza?

Bersani si è dimesso. Vittimismo e non umiltà. Prima un gesto pro-PdL, poi un gesti anti-PdL e anti-M5S e infine le dimissioni. Ma ci voleva tanto a votare Rodotà? Sono delusa, arrabbiata, vorrei urlare anche io. A noi giovani troppi punti di riferimento sono caduti: prima il Governo, poi il sistema economico, poi il papa, poi di nuovo il Governo e infine ora anche il Presidente della Repubblica ci toglie altre certezze. 

Ma noi giovani, per sperare dobbiamo pagare qualcuno? Possiamo avere la garanzia che qualcuno si prenda le proprie responsabilità e faccia passi di umiltà e non vittimismo? Mesi alla ricerca del dialogo, mesi per tentare di ricostruire qualcosa e invece ecco il capolinea: la democrazia spappolata, le istituzione farraginose e un affastellarsi di proposte, appelli e richiami che buttano solo altro fumo negli occhi. Basta. Ho appena 25 anni e sono già stanca, stanca di vedere queste prese di posizioni, questi piedi impuntati, queste incoerenze senza fine. Basta. 

Noi giovani dobbiamo pagare una tassa affinché ci venga assicurata una qualche speranza per il futuro? Se c’è io la pago, basta che funzioni. Vorrei solo un punto da cui partire, partire per trovare posto per una famiglia futura. Non mi importa che si rispetti il mio titolo di laurea, voglio anche spaccarmi la schiena nella campagna come ha fatto mio padre: ma che almeno, alla fine di una giornata di fatica e sudore, tornare a casa da mio marito e dai miei figli e sapere che ci sia qualcuno responsabile ma soprattutto di buon senso, di cordiale intelligenza politica che sappia accordare e concertare le leggi a favore del bene comune. Che costi un sacrificio per tutti? Va bene, ci sto, pago. Sono disposta a tornare al Nokia 3210, a non avere troppi grilli per la testa, ma almeno garantitemi questa cazzo di civiltà basata sulla fraternità e sulla fiducia reciproca. 

Miriam Di Carlo.

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