giovedì 18 aprile 2013

Storia di una Gabanelli e di un Grillo che le insegnò a volare.


I toni sono decisamente cambiati: esce meno lava incandescente dalla bocca di Grillo che, consapevole del gioco “ad alto profilo istituzionale” usa una distensione di volume e di modi che ricalcano tutte le strategie comunicative più efficaci della cortesia linguistica: cercare l’accordo e non il disaccordo. Risulta strano sentire alla fine quel “Grazie per l'ascolto” che appare come il primo bottone allacciato di una camicia politica. 

Lui, l’antipolitico, il contestatore che poi alla fine, si mette una giacca e una cravatta linguistica per promuovere un contenuto: la Gabanelli. E’ eloquente la costanza linguistica del leader del M5S: la Gabanelli, “una signora” e non come quella “troia vecchia” di Rita Levi Montalcini “sarebbe veramente un grande segnale”. Segnale per chi? Per l’Europa? Certamente tutta l’Europa rimarrebbe di stucco davanti allelezione di una laureata al DAMS (quindi esperta di strategie comunicative) come garante di uno dei documenti più complessi dal punto di vista etico ma soprattutto linguistico, contenutistico, economico che necessita di un apposito corso di laurea quinquennale affinché lo si comprenda (seppure parzialmente).

D’altra parte agghiaccia l’ottusità del centrosinistra mostratasi con le proposta di Amato (nome che non sarebbe neanche dovuto comparire): il M5S è stato un grido forte contro quella politica ormai marcia, macchiata da tanti occhiolini e pacche sulle spalle che hanno offuscato l’ideale del buon dirigente della cosa pubblica. Chi è Amato? Amato varò quel famoso decreto Conso (detto anche “Colpo di spugna”) che il 5 marzo 1993, dopo lo scandalo di Tangentopoli, depenalizzò il finanziamento illecito ai partiti, proprio per non far spappolare un’intera classe politica implicata irrimediabilmente nello scandalo delle tangenti. Non si fece tabula rasa allora e le cellule tumorali di quella politica incancrenita e malata si propagarono negli anni generando aberrazioni politiche e costituzionali che conosciamo bene. 

Se c’è una cosa certa (ed è l’unica cosa certa) di queste elezioni è che l’Italia ha urlato: ha urlato contro il passato e cosa siamo stati obbligati a vedere in questi anni. E l’altro dato certo rilevante di questo periodo storico è che siamo ritornati all’epoca dei Comuni e delle Signorie dove ognuno guarda il suo piccolo territorio: Renzi si scaglia contro Marini e Finocchiaro, come un bambino a cui è stato detto di no (mamma, guarda la Finocchiaro va all’Ikea con la scorta e io no … perché sgridi a me?), Berlusconi alliscia D’Alema (tutti e due poi accomunati da Palazzo Grazioli: empatia di “affitasi”) terrorizzato dal ricordo di quelle tribune politiche in cui doveva mangiare pane e mortadella a forza, Bersani lancia fanti da 2 punti e non i re (o gli assi), ma soprattutto Grillo si ricompone mestamente e, differenza di quel papa Francesco che si toglie la papalina per consegnarla alle mani dei fedeli, usa i toni dell’inciucio tanto odiati in previsione di essere lo speaker ufficiale della descrizione del  volo di una gabbianella




Come avviene l’elezione del Presidente della Repubblica? E’ con viva e vibrante soddisfazione che proponiamo questo esercizio di stile e di eloquenza: il video dell’elezione di Gronchi come capo dello Stato, del  4 Maggio 1955 http://www.youtube.com/watch?v=U5tQdX0Z17Q. Se si sostituisce la voce dello speaker con quella del comunicatore Grillo e il nome “Gronchi” di uno dei quirinabili del M5S, l’illusione è perfetta.
Inoltre per chi volesse approfondire le personalità politiche dei vari Presidenti della Repubblica si segnala “Messaggi dal Colle: i discorsi di fine anno dei presidenti della Repubblica” a cura di Michele A. Cortelazzo e Arjuna Tuzzi, Marsilio Editore. Bisogna anche considerare che questi messaggi sono frutto di ghostwriters ovvero di persone che scrivono in forme ormai cristallizzate e riconoscibili dal pubblico i concetti veicolati dal discorso. Interessante il capitolo “Costruire Noiin cui il Presidente si fa garante dell’intera diversità e pluralità del popolo italiano, accomunato dal sentimento della legalità costituzionale, pietra angolare delle libertà maturate nei secoli.
Infine ricordiamo che tra tutti i presidenti della Repubblica vi fu un’anomalia: Cossiga. Egli infatti preferì dare le sue dimissioni prima al “popolo” attraverso la spettacolarizzazione del suo gesto mandato in onda su Rai1. Questo, sebbene valorizzò i destinatari come fanno gli abili comunicatori, gettò profonda sfiducia nelle istituzioni. Minuto 1,19 comincia il discorso di Cossiga. http://www.youtube.com/watch?v=lBXBWIIXc34

Buon ascolto e buona lettura,
Miriam Di Carlo

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