I toni sono decisamente cambiati: esce meno lava
incandescente dalla bocca di Grillo che, consapevole del gioco “ad alto profilo
istituzionale” usa una distensione di volume e di modi che ricalcano tutte le
strategie comunicative più efficaci della cortesia linguistica: cercare
l’accordo e non il disaccordo. Risulta strano sentire alla fine quel “Grazie
per l'ascolto” che appare come il primo bottone allacciato di una camicia
politica.
Lui, l’antipolitico, il contestatore che poi alla fine, si mette una
giacca e una cravatta linguistica per promuovere un contenuto: la Gabanelli. E’
eloquente la costanza linguistica del leader del M5S: la Gabanelli, “una signora” e non come quella “troia vecchia” di Rita Levi Montalcini “sarebbe veramente un grande segnale”.
Segnale per chi? Per l’Europa? Certamente tutta l’Europa rimarrebbe di stucco
davanti allelezione di una laureata al DAMS (quindi esperta di strategie
comunicative) come garante di uno dei documenti più complessi dal punto di
vista etico ma soprattutto linguistico, contenutistico, economico che necessita
di un apposito corso di laurea quinquennale affinché lo si comprenda (seppure
parzialmente).
D’altra parte agghiaccia l’ottusità del centrosinistra
mostratasi con le proposta di Amato (nome che non sarebbe neanche dovuto
comparire): il M5S è stato un grido forte contro quella politica ormai marcia,
macchiata da tanti occhiolini e pacche sulle spalle che hanno offuscato
l’ideale del buon dirigente della cosa pubblica. Chi è Amato? Amato varò quel
famoso decreto Conso (detto anche “Colpo
di spugna”) che il 5 marzo 1993, dopo lo scandalo di Tangentopoli,
depenalizzò il finanziamento illecito ai partiti, proprio per non far
spappolare un’intera classe politica implicata irrimediabilmente nello scandalo
delle tangenti. Non si fece tabula rasa
allora e le cellule tumorali di quella politica incancrenita e malata si
propagarono negli anni generando aberrazioni politiche e costituzionali che
conosciamo bene.
Se c’è una cosa certa (ed è l’unica cosa certa) di queste
elezioni è che l’Italia ha urlato: ha urlato contro il passato e cosa siamo
stati obbligati a vedere in questi anni. E l’altro dato certo rilevante di
questo periodo storico è che siamo ritornati all’epoca dei Comuni e delle
Signorie dove ognuno guarda il suo piccolo territorio: Renzi si scaglia contro
Marini e Finocchiaro, come un bambino a cui è stato detto di no (mamma, guarda la Finocchiaro va all’Ikea con
la scorta e io no … perché sgridi a me?), Berlusconi alliscia D’Alema
(tutti e due poi accomunati da Palazzo Grazioli: empatia di “affitasi”) terrorizzato dal ricordo di
quelle tribune politiche in cui doveva mangiare pane e mortadella a forza,
Bersani lancia fanti da 2 punti e non i re (o gli assi), ma soprattutto Grillo
si ricompone mestamente e, differenza di quel papa Francesco che si toglie la
papalina per consegnarla alle mani dei fedeli, usa i toni dell’inciucio tanto
odiati in previsione di essere lo speaker ufficiale della descrizione del volo di una gabbianella.
Come avviene l’elezione del Presidente della Repubblica? E’
con viva e vibrante soddisfazione che proponiamo questo esercizio di stile e di
eloquenza: il video dell’elezione di Gronchi come capo dello Stato, del 4 Maggio 1955 http://www.youtube.com/watch?v=U5tQdX0Z17Q.
Se si sostituisce la voce dello speaker con quella del comunicatore Grillo e il
nome “Gronchi” di uno dei quirinabili del M5S, l’illusione è perfetta.
Inoltre per chi volesse approfondire le personalità
politiche dei vari Presidenti della Repubblica si segnala “Messaggi dal Colle: i discorsi di fine anno dei presidenti della
Repubblica” a cura di Michele A. Cortelazzo e Arjuna Tuzzi, Marsilio
Editore. Bisogna anche considerare che questi messaggi sono frutto di ghostwriters ovvero di persone che
scrivono in forme ormai cristallizzate e riconoscibili dal pubblico i concetti
veicolati dal discorso. Interessante il capitolo “Costruire Noi” in cui il Presidente si fa garante dell’intera
diversità e pluralità del popolo italiano, accomunato dal sentimento della legalità costituzionale, pietra
angolare delle libertà maturate nei secoli.
Infine ricordiamo che tra tutti i presidenti della
Repubblica vi fu un’anomalia: Cossiga. Egli infatti preferì dare le sue
dimissioni prima al “popolo” attraverso la spettacolarizzazione del suo gesto
mandato in onda su Rai1. Questo, sebbene valorizzò i destinatari come fanno gli
abili comunicatori, gettò profonda sfiducia nelle istituzioni. Minuto 1,19
comincia il discorso di Cossiga. http://www.youtube.com/watch?v=lBXBWIIXc34
Buon ascolto e buona lettura,
Miriam Di Carlo
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