A me francamente fa ridere il premier Letta quando dice che Alfano avrebbe dovuto dissociarsi dalla manifestazione del Pdl a Brescia. Letta sa benissimo con chi ha formato il governo e conosce benissimo le intenzioni del Pdl di voler sottrarre dai processi il proprio presidente . Quello-lì (il Cavaliere) rischia in maniera evidente: non è finito politicamente, ma può essere condannato in via definitiva per il processo Mediaset e per il processo Ruby. La prescrizione per il primo arriverebbe a luglio 2014, ma la sentenza dovrebbe arrivare prima. L'altro processo non giungerà mai alla prescrizione, attesa per il 2025.
Se Quello-lì fosse stato al governo avrebbe inventato una legge ad personam per salvarsi. Ora controlla indirettamente l'esecutivo, ma i suoi ministri non hanno la facoltà di proporre leggi ad personam. Data la difficile situazione economica, le priorità sono altre. Quello lì potrebbe ricattare Letta e spingerlo a promulgare una legge a suo favore, in cambio del suo sostegno all'esecutivo. Ma se facesse cadere il governo, ne avrebbe la responsabilità politica e dovrebbe ricominciare una nuova, e rischiosa, campagna elettorale. Per questo motivo Quello lì non farà cadere il governo.
Forse è vero che farà la fine di Craxi: sarà costretto a fuggire. Ma non sarà così facile metterlo ai margini della vita politica come è stato per Craxi. Tutto questo per due motivi: Quello lì è molto più ricco e potente e inoltre è presidente di un partito personale, i cui membri non potrebbero dargli un senso senza di lui. Il Pdl darà battaglia e sarà disposto a far cadere il Paese nel baratro pur di salvare il Caimano.
Due fenomeni gravi sono accaduti tra ieri e oggi: un comizio di fanatici del Pdl accerchiato da indignati e un documentario di auto-assoluzione sul processo Ruby mandato in onda su Canale 5, criticato poi dai telespettatori tramite twitter. Siamo davanti a una frattura: il mondo della televisione contro il mondo di internet, quello dei vecchi contro quello dei giovani, quello dei privilegiati contro quello dei precari. Il nostro è un Paese in cui la forbice tra ricchezza e povertà aumenta: i ricchi non vogliono il cambiamento. Molti ricchi, anche se dicono di non votare Quello-lì, seppur turandosi il naso, lo preferiscono al Pd, a Sel o al Movimento 5 Stelle. Molti anziani preferiscono un centro-destra xenofobo e trasformista piuttosto che nuovi volti.
La classe dirigente italiana ha levato il proprio plauso al governissimo proprio come in passato appoggiava i governi retti dalla Dc, a prescindere dal risultato uscito dalle urne. L'élite di questo Paese ha bloccato, seppure con metodi democratici, la formazione di un governo progressista. In questo scenario io credo che il Pd e il centro-sinistra hanno molto da rimproverarsi perché non hanno dato voce al proprio elettorato: la loro rappresentanza non coincide con la rappresentatività. Se il paese è spaccato, è ora anche colpa loro.
Marco Di Caprio.
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