domenica 26 maggio 2013

UNA MEDICINA CHE NON CI GUARIRA'.

Oggi leggendo l'articolo di Scalfari su Repubblica  (Una medicina amara che forse ci guarirà) ho pensato che il fondatore del quotidiano romano sia troppo ottimista. L'ottimismo è una grande qualità, che invidio nelle persone. Pur sapendo che il mio giudizio potrà essere parziale e sbagliato - cosa che francamente mi auguro, per il mio bene e per quello del Paese - non posso evitare di esprimere i miei dubbi. 

Scalfari ha scritto che:
 [...] il governo, come tutti i governi, è un'istituzione e, come tutte le istituzioni, ha una sua autonomia e non è uno strumento delegato dei partiti. Certo la sua esistenza dipende dalla fiducia del Parlamento [...]
Ha scritto bene Scalfari con la frase ha la sua autonomia. Avere una propria autonomia non significa però avere un'autonomia assoluta. L'autonomia dell'esecutivo è ristretta alla fiducia, come scrive il fondatore di Repubblica, che i partiti concedono in Parlamento. Ma non solo. In realtà, se è vero che la Costituzione de iure recita ciò che ha scritto Scalfari, de facto sappiamo che la situazione è leggermente diversa. 

I membri dell'esecutivo sono politici - e la maggior parte parlamentari - di due schieramenti eterogenei, ben vincolati ai loro partiti di appartenenza. Soprattutto gli uomini del Pdl, Alfano in primis, non possono agire in libertà senza chiamare in causa il Cavaliere, che non solo è fondatore e presidente ma anche padrone assoluto del Pdl. I membri pidiellini dell'esecutivo non eseguono qualunque tipo di operazione, se prima non si sono consultati con Quello-lì, il quale controlla direttamente per metà il Governo Letta.

Scalfari è stato abbastanza equilibrato, poiché ha espresso una speranza, non un giudizio, che il governo possa operare con decisione sui problemi più gravi del Paese: pagamento dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese, rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, nuovi posti di lavoro per i giovani, sgravi fiscali alle imprese, riforma dell'Imu, rilancio della crescita in Europa, abolizione delle Province, abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e, dulcis in fundo, legge elettorale. 

Tra queste proposte ancora nessuna è stata attuata, se non la sospensione dell'Imu, proprio voluta da Quello-lì. Non a caso, infatti, il primo provvedimento effettuato è stato il cavallo di battaglia del Pdl in campagna elettorale. Il pagamento dei debiti della p.a. verso le imprese, invece, è stato uno degli ultimi provvedimenti del Governo Monti, ma ancora dovrà essere completato. 

Letta, nei suoi colloqui con i leader europei, ha anche rilanciato la politica della crescita, anche se non sarà lui a decidere un'inversione di tendenza sulla politica dell'austerità, bensì le elezioni politiche che si terranno a settembre in Germania. Una vergogna, invece, l'ideazione di una nuova legge elettorale, basata su piccole modifiche al Porcellum, altra idea di centro-destra. 

Letta, durante il discorso di insediamento, non ha annunciato politiche in grado di creare nuovi posti di lavoro; inoltre il Presidente del Consiglio ha affermato di voler approntare una nuova politica industriale con sgravi alle imprese, ma deve ancora comunicare quali saranno le risorse che metterà in campo a favore di questo provvedimento. Pare proprio che siano gli uomini di Quello-lì a guidare il governo, come volevasi dimostrare. 

Una nota positiva, e penso l'unica: il Governo Letta si farà promotore dell'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Spero si approverà al più presto questo provvedimento, il quale sarebbe un segnale per i cittadini che hanno perso fiducia nella politica. E' passato solo un mese da quando Letta si è insediato a Palazzo Chigi: è troppo presto per tirare le somme. Ma questo mese di governo non potrà e non dovrà rispecchiare l'intera legislatura. 

Ha detto bene Grillo: il Governo Letta ha la pistola di Quello-lì puntata alla tempia. Scalfari scrive a proposito: 
se uno dei partiti che lo appoggia [il Governo] decide di sfiduciarlo, deve proporre la sua sopraggiunta sfiducia al Parlamento assumendosene la responsabilità.
Scalfari ritiene che Quello-lì si assumerà la responsabilità di un'eventuale sfiducia di Letta davanti ai suoi elettori? Gli elettori lo sfiduceranno per questo? E perché non ha perso le elezioni, anzi è tornato al Governo, se ha fatto cadere lui l'esecutivo montiano? Se premerà il grilletto, paradossalmente sarà colpevole il morto e non l'assassino: Quello-lì accuserà il defunto governo di essere colpevole della difficile situazione italiana. E molti gli crederanno, ancora una volta. 

Marco Di Caprio.
 

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