Ho parlato con un uomo sconosciuto un giorno. A lungo. E la
cosa mi capita spesso. Una volta sono riuscita persino a parlare del braccio di
una leva (in gergo fisico-matematico) a proposito della migliore presa per non
cadere in metro. Non chiedetemi il perché. Io parlo con tutti quanti abbiano
predisposizione al parlare. Perché ogni incontro è un arricchimento: banalità
ma vera. E’ una risorsa grandissima, una scoperta continua. Basta solo
osservare attentamente, ascoltare aguzzando l’orecchio: il fascino di scoprire
storie che camminano. Ognuno con il proprio bagaglio di credenze maturate
durante la propria esistenza, e bagaglio di eventi passati che si tramutano in
esperienza, e bagaglio di fatti futuri che sono speranze o preoccupazioni, e bagaglio
di praticità fattuale. Ma ogni uomo è un evento in potenza, che non sa della grande
forza che ha nel divenire atto, ogni singolo momento di vita.
- Un autista che mi disse che stiamo vivendo una terza guerra mondiale sotterranea ed economica.
- Un vecchio sindaco del PCI cha andava dai suoi parenti all’estero dopo essersi ritirato per le troppe delusioni politiche. Aveva da poco fatto l’impianto ai denti e non riusciva a sorridere per bene.
- Una ragazza innamorata che prendeva l’aereo per la prima volta dopo aver conseguito due lauree in tempi record.
- Una signora preoccupata per la cena della sera: sarebbero arrivati ospiti da Milano e voleva fare qualcosa di tipico ma non elaborato.
- Due ragazzi seminaristi terribilmente giovani ma bellissimi negli occhi, nelle parole, nei sorrisi.
- Una coppia di padovani ad aspettare la loro figlia entrata nell’Accademia Militare. Conservo ancora il biglietto della donna, confeziona confetture. Anche mia madre.
- Una signora che ho accompagnato fino al luogo d’incontro con il gruppo turistico per visitare i Musei Vaticani. Ho fatto ritardo all’università, ma ne è valsa la pena. Francese.
- Una ragazza di rientro dall’erasmus, con tanto pianto nel cuore e tanta paura di vivere.
Ma la visione più concreta di questa crisi necessaria e
sufficiente per noi giovani è venuta dalle tre età della vita che incontrai una
volta sulla metro B quale apparizione epifanica: tre uomini. Un ragazzino con
il cellulare assuefatto dal videogioco o internet; un uomo di 40 anni ricurvo
sulla sua valigetta, la fronte corrucciata ricurva anch’essa fino alle
sopracciglia cadute pesantemente sugli occhi vacui; un signore anziano dalle
mille pieghe e rientranze della pelle. Lo sguardo più lungo e intenso l’ho
avuto con quell’uomo assai vecchio e bellissimo nella sua vecchiaia. Ho parlato
a lungo con lui in quell’incrocio di sguardo, talmente tanto a lungo che mi
sono sentita dentro il monito più dirompente della mia vita: non smettere di
sperare nell’umanità. Sebbene tutto, abbandonando giudizi e pregiudizi perché
io sono te, con tutti gli errori, con tutte le debolezze, le idiosincrasie,
passeggeri su una vita dai dialoghi muti.
Miriam Di Carlo
P.S. Ho pensato sia doveroso segnalare alcune persone di
prestigio che possono contribuire ad una visione non pretenziosa della vita. Essi sono Luigi
Ghirri e Gianni Celati. Riguardo il fotografo Luigi Ghirri è appena stata
allestita fino a Ottobre una sua mostra fotografica: non credete che siano
chissà quali foto introspettive o innovative. No, sono semplici brani di vita,
senza ritocchi, senza nulla che possa far pensare ad una fotografia ma solo ad
una frazione ottica che vediamo tutti i giorni. Mentre di Gianni Celati
propongo questo magnifico filmato di "Mondonuovo", film-reportage
uscito nel 2003. A forza di vedere film di Gianni Celati si finisce di vivere
la vita con la sua voce accogliente nelle orecchie come se lui fosse un
narratore dentro di te. http://193.204.255.75/elephant_castle/web/interviste/inimmaginabile-parte-1/21
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