venerdì 17 maggio 2013

Sull'omofobia: il caso di Aracne per riflettere.


Mi ha sempre affascinato la storia di Aracne. E’ una delle metamorfosi ovidiane che più preferisco perché riguarda una sfida: al pari di Marsia con Apollo, anche Aracne sfida una divinità, Atena in questo caso. Mi piace tantissimo perché Aracne sceglie poi tra tutte, la sfida più difficile: la dea dell’intelligenza e della forza. Aracne era una grande tessitrice e sosteneva di saper tessere meglio della dea Atena, deputata a tale compito nell’Olimpo. Atena la mise alla prova, ed ella acconsentì pur sapendo che davanti a sé aveva non solo una divinità immortale (che quindi già aveva vinto sul grande tabù della vita: la morte), ma anche una dea speciale, che con l’intelligenza e la sua forza androgina poteva dominare il mondo: non a caso uscì dal cervello di Zeus. Ovviamente Aracne perse e fu tramutata in ragno. 

Se si legge questa storia in profondità, dalla delicatezza di Aracne che tesse la sua tela alla sua finale trasformazione in ragno, l’aracnofobia e la nostra avversione se non ripugnanza per i ragni assume tutt’altra luce e ci appare come una grande stupidità, frutto della nostra ottusità ma soprattutto ignoranza. Stesso principio che regola l’omofobia.
Miriam Di Carlo

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