Da molto tempo ormai parlare d'Europa si riduce a indici,
punti percentuali, aste di titoli pluriennali, dati quasi mai corrispondenti
alla qualità della vita reale. Si pensa anche all'unione, giustamente, come a
quel mostro che impone il rigore e l'austerity e che ha ridotto praticamente in
mutande svariati popoli, compreso il nostro. Ci si è dimenticati, evidentemente
anche a Bruxelles, che l'Europa ha dei confini, alcuni dei quali talmente
critici che si preferisce far finta che non esistano, lasciando la palla a chi
geograficamente si trova da quelle parti. Il "confine" in questione è
quello sud, il tema sono le salme dei disperati che giacciono in fondo al mare.
E non sono sette, dieci, cento, sono migliaia quelli che ogni anno perdono la
vita nel viaggio più assurdo del mondo, quello che va dall'inferno del mondo,
Somalia in primis, fino a quel continente che per rispettare indici e rating ha
ridotto i suoi popoli in mutande, per l'estrema gioia degli speculatori. E'
difficile capire cosa possa indurre un essere umano ad attraversare il deserto
a piedi o con mezzi di fortuna, ad arrivare ai presidi italo-libici (alias
campi di concentramento) fortemente voluti da alcuni nostri lungimiranti
ministri del passato, dove le donne vengono stuprate, i bambini venduti, gli
uomini pestati e lasciati a morire sotto al sole. Passano il livello solo
quelli che si trovano in tasca quei quattro o cinquemila dollari necessari per
corrompere l'ufficiale di turno. Da qui si accede alla prova finale, come in un
improbabile edizione di "Giochi senza frontiere" degli orrori, la
traversata. Fatta su imbarcazioni di fortuna e gommoni che accolgono decine di
volte il numero massimo di persone che possono trasportare, è spesso il punto
di non ritorno per chi fugge dalla disperazione. Donne incinte, bambini,
anziani, ragazzi, ragazze, sfuggiti ai gulag del deserto e destinati ad essere
inghiottiti dal mare, salvo alcuni casi fortunati. Eh si, perché nessuno sa
quanta gente muoia in quel canale maledetto, gente che sfugge alla guerra, alla
fame, alle persecuzioni e alle torture, gente che cerca un futuro migliore e
che invece trova la morte al culmine di un percorso infernale, dopo essere
sfuggita ai fantasmi creati dalla Cooperazione italo-libica, dalla Bossi-Fini
ed altre atrocità per le quali, speriamo, un giorno qualcuno pagherà. Chi si
salva è per il gran cuore degli italiani e di pochi altri, gente che
chiacchiera, dice male, si lamenta, ma che alla comparsa di un barcone di
disperati non si fa guardare dietro da nessuno, sale sul peschereccio, sulla
motovedetta o quello che è e va a salvarli da morte sicura. Nessuno escluso,
finanzieri, pescatori, uomini delle capitanerie di porto, nessuno. L'umanità
infinita del popolo italiano è stata gradualmente oscurata da personaggi intolleranti
che hanno potuto dare libero sfogo della loro ottusità in questi venti e più
anni terribili ma, come già detto, è infinita e le immagini dei telegiornali di
questi giorni, dei poveretti soccorsi in mare, della bambina nata sul barcone
lo dimostrano, senza se e senza ma. E' assurdo e inspiegabile che praticamente
solo l'Italia si occupi delle tragedie del mare, facendo quel che può ma
rimanendo spesso impotente di fronte a catastrofi umanitarie delle quali nessun
altro si occupa. Non ci sarà Europa fino a che l'Europa stessa non si prenderà
cura degli ultimi...
Mauro Presciutti
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