domenica 5 agosto 2012

QUER PASTICCIACCIO BRUTTO DI BERSANI.


Bersani apre all’alleanza a Vendola per un nuovo centrosinistra. Un’alleanza con i progressisti sarebbe un ottimo modo per ottenere i voti di chi vuole un cambiamento radicale nel Paese. Ma quale è il ruolo di Casini? Come spera il Pd attirare a sé con un’alleanza con Sel il leader dell’Udc?

Il Partito Democratico è un partito spaccato, in cui ancora si nota la netta differenza tra ex-comunisti ed ex-democristiani. Bersani, che è vicino agli ex-comunisti, ha ascoltato chi alla base del partito ha chiesto a gran voce l'alleanza con Sel. Ma lo schieramente degli ex-democristiani chiede a gran voce l’alleanza con l’Udc. L’alleanza con Sel sarebbe stata un'ottima scelta se a prevalere nel suo Partito fossero stati gli ex-comunisti. I democratici invece sono ancora divisi in due fazioni che sostanzialmente si equivalgono. Bersani vorrebbe accontentare anche i democristiani e tentare l’alleanza con Casini. Ma siamo sicuri che questa sia la scelta giusta?

Ora due scenari si aprono: quella della grande coalizione da progressisti a moderati, buona alternativa migliore per un paese che ha bisogno di una stagione di riforme condivise. L’altro scenario è quello di un’altra stagione di litigi, coalizioni traballanti per governi deboli. Si pensi in merito al Governo Prodi II. Quest'ultimo scenario sembra il più probabile: l'Italia, in serie difficoltà economiche, dovrebbe assolutamente evitarlo.

Bersani vuole accontentare le due anime del suo partito. Anziché sanare i contrasti, li porta al di fuori, tentando un’alleanza tra due partiti completamente opposti. Il segretario del Pd dovrebbe lavorare per creare nel suo schieramento una nuova classe dirigente, che vada oltre i vecchi dissidi. Vendola, tergiversando sull’ipotesi di alleanza con Casini, ha affermato che non può allearsi con con chi appoggia ancora il liberismo. Casini, convertiti, è stato il suo appello. Il leader di Sel, facendo questa affermazione, non sembra poi così convinto di un'alleanza con i moderati. La perplessità di Vendola è la stessa dei suoi elettori, che su twitter hanno esposto i motivi del loro dissenso. Gli elettori dell’Udc esprimono dall'altro lato un netto rifiuto all’alleanza con chi è a favore di matrimoni gay e di eutanasia. Ma Casini si prende tempo, non è ancora convinto sul da  farsi. 

La verità è che l’artefice di quer pasticciaccio brutto è solo Bersani: decida il leader del Pd la sua linea politica, faccia chiarezza all’interno del suo partito. Anche io sarei favorevole ad una grossa coalizione. Gli svantaggi, tuttavia, di un mancato successo dell'unione sarebbero troppo duri da accettare in una situazione economica così difficile. Negli anni 60, quando Moro e Nenni siglarono un patto di governo, i democristiani si allearono con i socialisti, non i comunisti di Togliatti. Il partito di Vendola affonda le sue radici, invece, nell'estremismo. Il leader di Sel ha infatti un passato in Rifondazione comunista, e il suo partito è di ex di rifondazione. La sinistra estrema, nelle due precendti esperienze di governo con Prodi, ha fatto cadere il governo la prima volta, lo ha fatto traballare per l'intera legislatura la seconda volta. E in questi casi si tentava un'esperienza interamente di centrosinistra. Non oso immaginare gli eventuali dissidi in un governo di grossa coalizione tra sinistra e centro.

Il paese è in una situazione economica difficile e la radicalizzazione della politica può essere troppo destabilizzante. Se i progressisti di Vendola andassero al governo, non potrebbero convivere con Casini. Difficile che Vendola accetti compromessi con i moderati, visto che il suo partito è radicale. Difficile che Casini accetti la radicalizzazione visto che il suo partito è moderato. L'artefice di questo pasticciaccio è Bersani. Faccia lui chiarezza nel suo Partito: virata a sinistra o al centro? Non si può virare contemporaneamente in due direzioni. La spaccatura del Pd tra moderati e progressisti non porti ulteriori danni al Paese in crisi.

Marco Di Caprio.



mercoledì 18 luglio 2012

L'Italia è viva per miracolo.

Berlusconi è finito. Il Cavaliere annuncia la sua nuova discesa in campo ma ormai nessuno gli crede più. Le sue televisioni non hanno più grande potere: veline, giovani lobotomizzate, tronisti e oche da salotto non sono più credibili per la maggior parte degli italiani. Inoltre il Caimano ha perso la sua base elettorale. Chi lo supporterà? Gli imprenditori e i finanzieri hanno troppa paura del suo ritorno, di cui troppo diffidano i grandi mercati internazionali. 
Se Berlusconi diventasse premier una nuova bolla di speculazione internazionale si abbatterebbe sul nostro Paese rischiando di far saltare il sistema Italia. I cattolici neanche possono più supportarlo: non credo il suo moralismo da Family Day sia ancora opportuno dopo gli scandali personali. I lavoratori dipendenti non possono supportarlo, perché lui non ha fatto nulla per difendere il welfare e il loro potere di acquisto. Basti pensare che fu il governo Berlusconi II a non porre freni davanti all'aumento dei prezzi durante il cambio di moneta nel 2002. 
Ora il Cavaliere è ancora quindi meno credibile quando tuona contro l'euro e dà consigli per risolvere la crisi economica. Il Pdl nella bufera dà segni di profonda insofferenza nei confronti del leader padrone che attende le luci della ribalta. Inoltre le televisioni di Berlusconi hanno sempre meno potere perché la televisione ha poco potere in confronto a quello di internet. Lui non può controllare la rete. E non ha neanche più argomenti a cui appellarsi per tornare alla ribalta. Non ha la Persuasione e la Rettorica, per citare un'opera del letterato Carlo Michelstaedter. 

Berlusconi è finito. Non può più inveire contro il comunismo e i giudici di sinistra. Non può più confidare negli imprenditori e nei cattolici. Dovrebbe solo far leva sulla paura del ceto medio. Dovrebbe estremizzare le sue posizioni di destra per sperare di contare qualcosa. Una campagna pubblicitaria sulla xenofobia, l'antieuropeismo e l'aumento delle tasse potrebbe aiutarlo a guadagnare consensi, ma scardinerebbe la sua intesa con Monti. Il Cavaliere ha bisogno di Monti. Sa che non vincerà le elezioni. Punta a raggiungere solo un numero consistente di consensi per far pesare il suo numero al tavolo delle trattative, per tutelare le sue aziende. Il Cavaliere si troverà chiuso nel mutismo in campagna elettorale in uno scenario di disfatta totale. 

Beppe Grillo invece è un populista. Ha sfruttato il web e il malcontento dei giovani disoccupati per una nuova politica, più pulita. La sua lotta è legittima. Io sono stato il primo a provare simpatia nei suoi confronti quando ha cominciato il suo percorso di protesta nel 2008. Oggi ha uno schieramento politico dopo anni di invettive e di urla; la sua antipolitica si scontra con la politica. Grillo inveisce contro l'euro, i banchieri, la finanzia internazionale, consiglia di non pagare gli interessi sul debito. Io ricordo a Grillo che l'euro ha salvato l'Italia, che l'Italia non è niente senza l'Europa, che oggi nel mondo globalizzato è impensabile chiudersi all'interno dei confini nazionali. L'Europa, se vuole davvero contare nel mondo, deve unirsi: i nostri piccoli Stati nazionali niente possono contro il colosso americano e quelli asiatici. Grillo però ha il merito di aver portato alla luce il problema della disoccupazione giovanile e di aver dato voce a chi vuole una politica meno corrotta, nuova e democratica. La politica in Italia non è più di massa: oggi grigi burocrati reggono il Palazzo lontano dalle masse, l'Italia è uno dei paesi meno democratici d'Europa. Grillo prova a dare voce ai delusi.

L'Italia dei Valori rischia una grande flessione per non aver dato sostegno al governo di emergenza nazionale, per i tanti candidati in attesa di giudizio o condannati, che poco rispecchiano i valori fondanti del movimento politico di Di Pietro. La Lega Nord è un carrozzone vecchio, rimasto isolato e senza alleati. Il Partito Democratico è ora invece in balia delle onde. E' il partito più grande come numero di consensi, ma è anche quello più diviso, lacerato da faide interne. Bersani vuole indire le primarie ad ottobre, ma ha una folta lista di avversari, che ha idee completamente diverse dalle sue. Matteo Renzi è uno dei più critici: è un politico ambiguo, molto più vicino al Pdl e ad idee conservatrici, a volte reazionarie. Si era addirittura vociferato di un suo passaggio al partito del predellino. Poi Enrico Letta è uno dei più moderati, ma comunque riluttante ad una candidatura di Bersani. Ignazio Marino è per un partito europeo e cosmopolita: ha vissuto per tanti anni negli Stati Uniti, e non è favorevole a compromessi, vuole un partito giovane e progressista. Giovani di spessore sono Debora Serracchiani e Stefano Fassina. L'ultimo litigio nel Partito Democratico si è verificato sulle unioni omosessuali: scontri per chi è a favore del solo riconoscimento delle coppie di fatto e per chi vuole i matrimoni gay. Ovvio che la controversia rispecchia il dibattito acceso tra gli ex comunisti e gli ex democristiani in un partito in cui difficile il rinnovamento. 

I centristi con l'Udc e Fli sono i referenti del cattolicesimo e delle istanze moderate. I primi sono inclini ad una possibile alleanza con il Pd per Monti presidente, il che sembra la soluzione più ragionevole in un momento di così forte crisi. Infatti altre maggioranze sarebbero di difficile creazione e rischierebbero di gettare il Paese in una parentesi di ingovernabilità con gravi ripercussioni internazionali. L'Udc rimane però troppo arretrata sul tema della morale e dei diritti civili: unica referente della Chiesa Cattolica, è rimasta ancorata ad un'idea della società troppo anacronistica. Di Futuro e Libertà mi interessa l'idea di porre il tricolore bene in evidenza. Lo spirito patriottico è oggi poco presente in Italia: si parla solo di interessi economici, ma non di idee. Non migliora l'economia se non c'è l'idea dello Stato Unitario, della coesione sociale. Il patriottismo però non deve sfociare in nocivi nazionalismi antieuropei come nel caso LePen in Francia. Detto questo, Futuro e Libertà nasce da un'esperienza decennale di transfughi repubblichini e di nostalgici del Fascio. Ma oggi il movimento di Fini è totalmente democratico, sono stati espunti tutti i richiami al Duce. Per questo motivo i neofascisti della Destra (Storace) e di Forza Nuova covano un immenso rancore nei loro confronti. SeL, guidato da Nichi Vendola, è ciò che rimane dei nostalgici comunisti. Le loro idee progressiste sono affascinanti, ma utopiche, prive di spessore. 
In definitiva l'esperienza politica italiana è debole, carente. I politici non attirano più nessuno in piazza per diversi motivi. Liste bloccate, mancata espressione di preferenze, frammentazione politica in piccoli soggetti, estrema litigiosità tra gli schieramenti su argomenti futili, mancato senso di autocritica della classe politica.

In più l'Italia è stata in balia per oltre quarant'anni di una classe politica non solo corrotta ma inetta ed autolesionista, priva di valori e del senso dello Stato. Il coronamento di questa fase è stato sancito dall'ascesa di Berlusconi, il più grande referente mafioso del secolo. 
L'Italia è viva per miracolo.

Marco Di Caprio.

giovedì 8 marzo 2012

Il destino di un'Italia migliore.

Silvio Berlusconi ha annunciato che non andrà da Bruno Vespa. Non vuole mostrarsi come leader del Pdl, dal momento che tra un paio di settimane dovrebbe essere ospite Bersani nel salotto di Porta a Porta. Il Cavaliere ha detto più volte che non si ricandiderà, e che appoggerà solo Alfano come futuro candidato premier, che non solo è il suo delfino, ma la sua controfigura. Berlusconi è forse affetto dalla "sindrome di Putin": fa candidare un suo giovane seguace per gestire saldamente il potere dietro le quinte. Ma Alfano non sembra avere neanche un minimo di personalità, a differenza di Medvedev.

Berlusconi ha deciso di non andare da Vespa dopo che Alfano si è rifiutato di incontrare Monti, Bersani e Casini: il Pdl non è disposto ad aprire il dialogo su televisione e giustizia. Questi sono i nodi irrisolti, gli unici obiettivi che stanno a cuore al Cavaliere. In base alla normativa sulla radiotelevisione, i migliori fornitori di contenuti ottengono le frequenze senza partecipare ad un'asta con le altre imprese del settore. Ma le frequenze sono un bene di stato: Mediaset e la Rai devono mettersi in gioco per ottenerle. Il problema è che un'asta per Mediaset, il cui bilancio è in rosso, sarebbe un duro colpo per il suo patron.

Mediaset è una rete che non si è rinnovata: i suoi programmi sono rimasti pressoché identici a quelli degli anni Ottanta, con pochi cambiamenti. E' una piattaforma che offre poco a livello contenutistico; anche la Rai è rimasta povera da un punto di vista dei contenuti, perché è controllata dalla politica e spesso accoglie conduttori che sono raccomandati, non i più bravi. Basti pensare che la Rai ha licenziato Santoro e Annozero, il programma più seguito in assoluto.

La giustizia è un altro punto cruciale, o meglio l'ingiustizia: il Cavaliere vorrebbe congelare i processi rimasti a suo carico. Per questo non vuole il dialogo con Monti: le sue sono pretese, non prove di dialogo. Il presidente del Consiglio adesso non deve cadere nell'errore di cedere per evitare crisi politiche: deve resistere e fare ciò che va fatto, anche a scapito del Cavaliere che lo appoggia. Adesso Berlusconi è un uomo quasi finito, ma solo la freddezza e la risolutezza del nuovo Governo possono metterlo alla porta. Il destino di un'Italia migliore riparte dalla battaglia coi fantasmi del passato.

Marco Di Caprio.

martedì 6 marzo 2012

La credibilità del governo Monti.

Varati gli emendamenti al Decreto semplificazioni. Novità positive per la scuola: dopo che la riforma Gelmini provvedeva a tagli lineari ed indiscriminati, il nuovo Dl provvederà ad aumentare le "accise" su birra ed alcolici. L'emendamento prevede 350 milioni di euro l'anno per la scuola, che garantiranno 100mila nuovi posti.

Bene anche i provvedimenti sulla sanità: la cartella clinica sarà disponibile on-line. Rafforzati i provvedimenti in ambito di telemedicina: sarà possibile effettuare prenotazioni di ricoveri on-line. Dal 2014 inoltre le comunicazioni con la pubblica amministrazione saranno effettuate solo tramite internet. Il decreto prevede anche l'ingresso di maggiore concorrenza per quanto riguarda le telecomunicazioni e la rete fissa del telefono. Il rifiuto però dell'abbassamento degli stipendi dei manager della pubblica amministrazione fa capire come il governo non sia disposto a garantire maggiore equità tra i lavoratori dipendenti e la classe dirigente.

Il Decreto semplificazioni non conterrà un emendamento che vieta i costi di commissione sui prestiti bancari. Ovviamente il provvedimento non decade: sarà inserito nel Dl sui provvedimenti fiscali. I dirigenti delle banche hanno protestato fortemente contro l'abolizione delle commissioni bancarie, ed il governo è stato costretto a fare dietrofront. L'emendamento non potrà essere presentato nel decreto liberalizzazioni, da approvare entro il 24 marzo, per problemi di tempistica.

Monti ovviamente si tiene ben attento dal provocare il malcontento dei banchieri e dei dirigenti che lo appoggiano. Sicuramente ottime ed inaspettate le decisioni a favore della scuola, ma adesso ci si aspetterebbe maggiore equità sociale. Dopo aver evitato di colpire i banchieri, il governo nel decreto liberalizzazioni ha anche evitato di colpire eccessivamente i tassisti e i farmacisti. L'esecutivo avrebbe voluto una forte Autorità dei trasporti, che emettesse parere vincolante ai sindaci sulle licenze da offrire per i taxi. Il Pdl ha spinto per limitare il potere dell'Autorità, che nel caso di mancato accoglimento delle sue richieste da parte del Comune può fare ricorso al Tar. Si potranno aprire poi, in base al decreto sulle liberalizzazioni, farmacie ogni 3300 abitanti, un numero superiore a quanto ci si aspettasse.

E' ovvio che il problema del nostro Paese è quello dell'eccessivo potere di lobby, degli ordini professionali, dei banchieri e dei manager, che riescono ad ottenere un elevato profitto, a scapito dei cittadini medi. Opportuno riequilibrare il rapporto tra la classe dirigente e classe media nel senso di valorizzare sia i primi e di non far gravare eccessivo precariato sul secondo.

La disoccupazione giovanile è in costante aumento, e per i laureati il lavoro è un miraggio; i disoccupati con diploma universitario sono il doppio rispetto a quelli del 2008. Come dare loro maggiore prospettiva di lavoro? Bisogna migliorare l'istruzione a livello universitario, e soprattutto diventa imperativo categorico evitare gli sprechi, con tagli ai costi della politica e a quelli della pubblica amministrazione. Ma è importante anche evitare che la classe dirigente riceva continui agevolamenti in ambito sociale e, soprattutto, fiscale. Su questi obiettivi si basa la credibilità dell'era Monti.

Marco Di Caprio.

lunedì 5 marzo 2012

IL MIRAGGIO DELLA DEMOCRAZIA.

Ancora una volta Putin diventa presidente di Russia, per la terza volta. Il suo consenso raggiunge oltre il 60 %, mentre il suo rivale principale, del partito comunista, si attesta solo al 23 %. E' ovvio che la Russia non è assolutamente un paese democratico, in cui si tengono libere elezioni. Le protesta contro i presunti brogli divampano in tutta la capitale e tanti sono stati gli arresti. Mi meraviglio che Putin abbia preso solo il 60 %. Nella Bulgaria della Guerra Fredda i vincitori ottenevano oltre l'80%. 


E' ovvio che lo "zar" Vladimir non è soprannominato così a caso. Ormai è il monarca assoluto di un Paese, la cui transizione verso la democrazia probabilmente è cominciata e finita con Gorbaciov. Putin ha in mano in potere dal 1999, quando è diventato primo ministro. Nel 2000 è stato eletto presidente; ha lasciato il ruolo di Capo dello Stato solo dal 2008 ad oggi al delfino Medvedev, che però è sempre stato in ombra rispetto a lui. Gli anni in cui Putin non è stato alla presidenza hanno visto comunque una gestione della cosa pubblica da parte sua. 


La Russia, nonostante gli incontri con Obama, rimane una potenza militare oscura, che in ambito internazionale continua ancora a difendere i nemici degli Stati Uniti. Mosca non ha mai condiviso la guerra in Libia, la linea politica dura sostenuta da Washington contro l'Iran e contro la Corea del Nord. In qualunque affare di politica internazionale le posizioni di Stati Uniti e Russia tendono a divergere. E in questo frangente è importante ricordarsi del conflitto in Ossezia (2008), regione filorussa della Georgia rivendicata da Mosca. Quando i russi hanno invaso la regione in questione, gli americani hanno raggiunto Tbilisi e difeso il governo georgiano di Saakashvili, che Putin avrebbe voluto rovesciare. 


Una nuova guerra fredda tra le due superpotenze? No, ma le divergenze di interessi sono ancora tante. Gli stessi Stati Uniti non hanno fatto niente per allentare la tensione, anzi hanno permesso l'ingresso nella NATO e nell'Unione Europea delle nazioni baltiche, per poter installare basi americane nei loro territori, proprio in prossimità del territorio russo. Bush aveva addirittura progettato uno scudo spaziale da utilizzare contro Mosca, che non sarebbe stata disposta a farsi spiare dentro casa. 


I rapporti tra Stati Uniti e Russia non sono di certo ottimi. L'allontanamento delle due nazioni è palese, quando penso ai tanti arresti che a Mosca sono stati effettuati per placare le proteste contro i brogli elettorali. Il dialogo tra la Casa Bianca e il Cremlino sembra impossibile nel momento in cui vediamo l'ennesimo trionfo poco chiaro di Putin. In Russia la democrazia è solo un miraggio.  


Marco Di Caprio.

venerdì 2 marzo 2012

Grazie Silvio, ma valutiamo da soli: Berlusconi sogna il Quirinale appoggiando Monti.


Silvio Berlusconi al congresso del Partito Popolare Europeo ha parlato di una possibile grossa coalizione tra Pd, Pdl ed Udc per ricandidare Monti nel 2013. Per l'ex-premier difficile che il Governo possa fare in così poco tempo le riforme necessarie. Anche Casini ha salutato con favore l'opportunità della grande unione. Secco il no di Bersani, che non vuole una proroga al commissariamento della politica. Le elezioni legislative dovranno, per il segretario del Pd, recuperare la fiducia che i cittadini hanno perso nei confronti della politica.

Il Partito Democratico nei sondaggi è in vantaggio almeno di cinque punti di percentuale sul Popolo della Libertà: Bersani cercherà di sfruttare questi numeri per diventare premier. Dopo 7 anni il centrosinistra potrebbe tornare al potere nel 2013. Ma non sarà semplice il suo compito: i giochi sono ancora tutti aperti. Un misero 10 % dei cittadini ha fiducia nella politica e le astensioni saranno di circa il 40 % alle prossime elezioni. Il compito dei partiti sarà quello di vincere la resistenza di coloro che non intendono esercitare il diritto di voto; ma con ciò che è successo negli ultimi anni, difficile che uno dei partiti in competizione riesca a promuovere una campagna elettorale che avvicini gli astenuti alle urne.

L'unico in grado di portare la gente ai saggi, se riesce a completare con successo il mandato, sarà Monti. Berlusconi spera di promuovere di persona un secondo mandato per il Presidente del Consiglio. Ma la generosità del nostro ex-premier è sospetta. Il Cavaliere, con questa mossa, mira a far eleggere un nuovo Parlamento in cui un Pdl supporter di Monti sia di nuovo maggioranza relativa; inoltre Berlusconi vorrà riacquistare, anche se non per meriti propri, una discreta popolarità. E poi punterebbe così alla presidenza della Repubblica, per consacrare la sua nuova ascesa di finto moderato. Noi non vogliamo che il Quirinale diventi un bordello. Una cosa è sicura: Monti potrebbe anche risollevare l'Italia dal baratro, ma devono essere gli italiani ad appoggiarlo in caso positivo. Non abbiamo bisogno del parere proprio di chi l'ha fatta precipitare, l'Italia, nel baratro.
Marco Di Caprio.

giovedì 1 marzo 2012

Rolling Stone: la lista dei peggiori album. Vasco Rossi al primo posto: che scandalo.

Rolling Stone è una rivista di pubblicità. Non capisco come qualcuno abbia ancora il coraggio di definirla magazine musicale. Per capirlo non sono necessarie difficili esegesi da parte di esperti critici o di musicologi. Basta leggere le classifiche che la rivista compone periodicamente sui migliori dischi in circolazione. La lista degli album migliori degli anni 2000 celebra come migliore disco Kid A dei Radiohead, che è scelta abbastanza opinabile, ma Jay-Z al quarto posto, Eminem al settimo e Kanye West al decimo sono un pugno nello stomaco all'arte e alla creatività musicale.

Opinabile anche la classifica dei migliori album di tutti i tempi con un sottovalutato tredicesimo posto a The Velvet Underground & Nico, capolavoro unico nella storia del rock. Poi un diciannovesimo posto regalato al sopravvalutato Nevermind dei Nirvana, che ha semplicemente reso commerciali nuovi stili dell'alternative rock.  Scandaloso è poi il ventesimo posto a Thriller di Michael Jackson, disco di non eccezionale qualità, che ha avuto successo più per motivi commerciali che intrinseci alle note composte dal re del pop.

La classifica peggiore di Rolling Stone è stata quella dei dischi italiani più belli. Bollicine di Vasco Rossi al primo posto è un grandissimo scandalo. Vasco, mediocre cantautore, è stato spesso definito un esempio di rock italiano, quando poi di rock non c'è nemmeno l'ombra nei suoi dischi. Testi incomprensibili, linee melodiche da banali canzonette d'osteria, arrangiamenti da teatrino delle marionette e da cabaret: questa è la sua musica. E poi nella top ten Jovanotti, Ligabue e Celentano.

Il titolo di "lista dei dischi più belli" è parcchio azzardato, se teniamo conto di quanta musica è stata prodotta nel Novecento. Ma poi la giuria che ha votato le posizioni in classifica era così vasta che comprendeva scrittori, politici, personaggi della moda e dello sport; forse dei musicologi nemmeno l'ombra. Infatti non erano in classifica artisti di elevato spessore come Banca del Mutuo Soccorso, Concerto Grosso, New Trolls, Delirium e Rovescio della Medaglia. Che questi gruppi non siano abbastanza noti non significa che non siano di valore. Anzi valgono più di molta spazzatura che è stata piazzata in questa lista.

Unica nota positiva il posizionamento degli Area al nono posto, mentre per i grandi PFM e i Goblin deludenti il quarantaquattresimo e cinquantanovesimo posto.  Lucio Battisti è un cantautore di rilievo, ma non merita di certo il terzo posto. Subsonica, Loredana Bertè, Gianni Morandi, Patti Pravo, Caparezza e Renato Zero: e chi sono?  Compositori dei migliori album del XX secolo? No, ma semplicemente i più popolari tra i compositori di musica commerciale. Avrebbero dovuto cambiare nome e scrivere: lista degli album più popolari in Italia. E forse i compilatori della classifica non avrebbero svilito il concetto di bellezza in musica. 

Marco Di Caprio.