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giovedì 21 novembre 2013

Perché non sono d’accordo con Domenico Naso de “Il fatto quotidiano” a proposito di #Gazebo.


Leggo con interesse la critica che il giornalista televisivo de “Il Fatto” ha pubblicato circa il format “Gazebo” in onda il martedì, mercoledì e giovedì in seconda serata su Rai3. Premetto onestamente, che seguivo Zoro solamente in “Parla con lei”, rimanendo rapita dai video sulle diverse anime del Pd. Quindi salvo il Blog di Diego Bianchi e questi passati esperimenti televisivi, non posso fare un confronto a 360°: ma proprio per questo la mia testimonianza potrebbe essere maggiormente valida.

Il titolo di Domenico Naso già esordisce con un paragone che forse, tranne la fascia oraria, non regge: Gazebo come Porta a Porta ma di sinistra. Porta a porta è tutt’altra cosa: nello studio di Vespa sono invitati esponenti politici e il vero fulcro è il talk show politico, che ospitò un tempo anche Berlusconi e Prodi. In Gazebo non c’è alcun talk show: non si assiste all’accavallarsi di voci, di discorsi, di scontri verbali e non. Il format di Bianchi, Salerno, Sofi, D’Ambrosio (in arte Makkox), non nasce dal gusto per il diverbio improvvisato ma nasce come un giornale televisivo, per chi non l’avesse capito. E’ una testata giornalistica, con tanto di vignetta satirica (al posto di Altan): c’è spazio per il reportage, per l’indagine che potrebbe sembrare distorta e grottesca ma che rivela quanto sia paradossalmente reale (Mirko Matteucci: e posso testimoniare che la fauna che tocca tangenzialmente i vari taxi rappresenta un campionario variopinto e quanto mai ideale del paese, sia con una visione interna proveniente dalle varie Italie, sia con una visione esterna proveniente dall’Estero), c’è posto per un commento pacato, irriverente ma non troppo, veritiero ma mai pregno di quell’autocommiserazione rasente il suicidio di cui il M5S tanto taccia il PD: una trasmissione garbata, la definirei. Forse lontana dall’ANTI-garbo e intemperanza cui siamo stati abituati dalle ultime elezioni. Certo, i simbolismi, le ironie e i significati lasciati all’intelligenza dello spettatore non possono essere capiti da tutti ma ecco, io vengo da Viterbo, in realtà da un paesino della provincia di Viterbo e posso dire che mi piacciono, mi coinvolgono perché riescono a dissacrare senza inveire o mandare a cagare per forza.

Altra punta di diamante oltre Makkox e i reportage, sono le social top ten di cui, proprio gli accaniti sostenitori della democrazia liquida, dovrebbero riconoscerne l’importanza e presente e futura. Non solo per la potenza mediatica ma soprattutto per la contropartita e il lato oscuro del tweet: l’incapacità comunicativa, il lapsus, la coerenza si manifesta in maniera patente nel cinguettio lanciato. A volte più che un cinguettio un vero e proprio latrato cacofonico.


Infine proprio la seconda serata assicura al programma quel tanto di protezione necessaria: se fosse stata una prima serata sarebbe stata azzardata, ma la seconda serata fa sì che gli aficionados, gli ironici e sagaci possano lottare con la loro narcolessia pur di assistere alla politica in&out dei Palazzi. Questo programma è nato così, come interazione di media, come osmosi della comunicazione ed è potenzialmente una bomba mediatica: sta ai produttori mantenere questo tenore sempre alto e non disattendere quei fedelissimi che stanno sempre diventando più numerosi, precettati dalle battute salaci di Zoro non solo a Roma ma pian piano anche nelle altre Italie. E se si contesta il personaggio di Diego Bianchi bisogna anche vedere che il programma è basato su di lui, sulle sue idee ma anche su altre anime che rendono la trasmissione una testata giornalistica polifonica con tanto di intrattenimento culturale dato dalla musica di Angelini. Il reportage è Zoro, la cornice ha essenzialità solo nel momento in cui si hanno i cammei delle varie anime che spuntano nella trasmissione straniandone i punti di vista, accolti come arricchimento e non come diversità estranea. 
Miriam Di Carlo

martedì 29 ottobre 2013

Roma, sede del potere.

La sindrome di Babe maialino coraggioso nasce proprio nell’uomo provinciale che arriva a Roma. Babe diventa coraggioso nella sua ingenuità e rimane sbalordito nel vedere un vortice di eventi alla Bruegel, in cui egli mantiene sempre il suo punto di vista basso, da maialino.

Ma che cos’è Roma? L’oggetto-Roma è definibile?
Roma è tanta, eccessiva, fastidiosa, appiccicosa e spavalda. È sempre stata così, fin dai tempi degli antichi romani e da 2000 e passa anni continua a essere forza centrifuga e centripeta di sapori, colori, culture e classi.
Del tipo.
Vado a svolgere delle commissioni burocratiche al centro di Roma. Prendo il mitico autobus 87 che passa davanti a Palazzo Madama. Scendo. E in quale altra città del mondo accade che, nel bel mezzo del traffico lavorativo, arriva una sfilza di macchine con i vetri oscurati, sfilano davanti a mitra scintillanti per il sole anacronistico di un ottobre estivo, una serie di politici in giacca e cravatta scortati, mentre immediatamente nel girone affianco (Piazza Navona) si celebra il carnevale della vita, con saltimbanchi che gonfiano palloncini, filippini in fuga con cartoni sotto braccio, pittori naifs che vendono repliche di repliche di quadri, orchestrine jazz che snocciolano note a colpi di ritmi invasivi e coinvolgenti, il tutto condito con oggetti volanti che vengono venduti insieme ad antistress buttati per terra con fare aggressivo? Cosa è successo nel ventre molle dell’Europa? Niente di diverso dal periodo barocco. A ricordarcelo c’è proprio quella fontana al centro di Piazza Navona in cui un ambizioso Bernini pose le statue dei quattro fiumi concretizzando nelle espressioni e gesti delle personificazioni, la contesa, la sfida e lo sprezzo per il genio del Borromini, accennato a tinte sobrie nella facciata di Santa Agnese in Agone. Roma non è cambiata: latina, rinascimentale o barocca, ebrea ed esotica, di Cagliostro e di Caravaggio che sia, essa racchiude in sé quel sentimento duplice di fastidio e di amore.

Del tipo.
Dopo una giornata stancante ti ritrovi ad aspettare l’ennesimo autobus che non passa davanti Santa Maria Maggiore. La guardi e, tra clacson, odori, puzze e profumi, pensi che la vista è appagata da così tanta bellezza. Trovare l’equilibrio nel caos e nel traffico di Roma, nei tempi devastanti di Roma che si dilatano nelle attese e si concentrano in maniera funambolica e rocambolesca nel resto della giornata, si può nella bellezza che essa propone in maniera spregiudicata, appianando tutti i fastidi interni in un grande senso di piacevolezza collettiva. Trovare l’equilibrio a Roma si può, perché tra il mosaico del tutto, c’è sempre uno scorcio pronto a prenderti e riportarti verso l’amore per questa città. Poi torni a casa dopo un’ora e tre quarti e pensi: ma Roma è il Bangladesh! E che cavolo…

Miriam Di Carlo

giovedì 13 giugno 2013

Mentana VS Ferrara ed efficacia della parolaccia.

Lo psicanalista di Mentana è andato dallo psicanalista. Lo aveva iniettato di fiducia, di adrenalina per il nuovo format “Bersaglio Mobile” su la7 e invece il Bersaglio è rimasto sempre e solo lui: @ementana. Insulti su insulti e quella sua vocina nasale e sgraziata,  viene ripetutamente interrotta dal vocione di Giulianone Ferrararone:
“E’ l’ultima volta che metto piede in questo cesso, dove si fanno queste notizie del cazzo, chiaro?”
“Puoi andare anche adesso”
“No non vado non vado, sto qua a rompere i coglioni”
“Lei, poco prima ricordava…” rivolto a Bisignani
“Ipocrita”
“Ipocrita sarai tu”
“Ma dai, su parlaci di Montezemolo invece di parlare di Bisignani, forza di tutta la tua carriera con Berlusconi…[…]”

Ma Ferrara non ricorda che anche lui ha avuto tutta una carriera con Berlusconi, militando anche in Forza Italia. Secondo poi, prima Ferrara dà del giornalista “laureato” a Enrico (o con patentino, come qualcuno sottolinea, perché @ementana non ha la laurea), poi alla fine asserisce in chiusura “tu e Gomez siete giornalisti, ovvero carogne”.
Beh, è chiaro che nel mondo di oggi, sia in politica, sia nel giornalismo, vince chi attacca per primo, chi sbugiarda le pecche dell’altro occultando così le proprie, ovvero cambiando di focus. Lo ha fatto Sgarbi, quando ancora pivellino entrò in Parlamento, lo perpetuò sempre il medesimo arrivando in televisione e unendo insieme a Pannella, la politica e show televisivo, lo riprese Berlusconi e tutta la sua equipe-fotocopia, infine arriva a Grillo e a tutta la sua diplomazia nel dire le cose: siete merde e andate a cagare.

Ma quanto è efficace la parolaccia? Tantissimo: infatti già Plauto capì il solletico godurioso che procura il turpiloquio tanto che chi legge le sue opere in lingua, si rende conto di quante parolacce esistessero già agli albori del latino. E perché Catullo è tanto amato? Non solo per quell’epigrammatico Odi et amo, ma per tutte le allusioni disfemiche nonché parolacce vivaci ben inserite nella metrica latina e nella politica del tempo:

Ve lo darò nel culo e nella bocca,
Aurelio checca passiva e Furio frocio,
voi che mi giudicaste effeminato
per i miei versetti alquanto licenziosi […]
Ve lo darò nel culo e nella bocca[1].

Così come Petronio, e poi nella letteratura italiana Er Belli (Quanto l’avrei voluto su twitter) che fa un elogio linguistico senza pari:
La madre de le sante
Chi vò chiede la monna a Caterina,
Pe ffasse intenne da la gente dotta
Je toccherebbe a dì: vurva, vaccina,
E dà giù co la cunna e co la potta.

Ma noantri fijacci de miggnotta
Dimo cella, patacca, passerina,
Fessa, spacco, fissura, bucia, grotta,
Fregna, fica, ciavatta, chitarrina.

Sorca, vaschetta, fodero, frittella,
Cicia, sporta, perucca, varpelosa,
Chiavica, gattarola, finestrella.

Fischiarola, quer-fatto, quela-cosa,
Urinale, fracoscio, ciumachella,
La-gabbia-der-pipino, e la-brodosa.

E si vòi la cimosa,
Chi la chiama vergogna, e chi natura,
Chi ciufeca, tajola e sepportura.”

Ma anche nella vita di tutti i giorni, in contesti formali come può essere un’aula scolastica o in chiesa, se il professore o il sacerdote usa una parola come “merda”, tutti drizzano le orecchie e dopo il brusio “ma ha detto merda?aò, o ha detto merda o l’ho sentito solo io?” si comincia ad ascoltare per bene tutto il sermone perché magari vien detta pure un’altra volta. Quindi la parolaccia in fin dei conti, è strategia linguistica per destare l’attenzione, perché fa parte del registro basso, e crea uno straniamento in contesti istituzionali: al pari del dialetto, dei toni alti, dei diverbi non è situazione “normale” ma come si dice in linguistica “marcata”.

Ora, l’uso del turpiloquio però è anche perseguibile dalla legge: motivo per cui Sgarbi, avendone abusato decise di optare per un magnifico “capra ignorante”, non incappando quindi in querele. Proporrei anche “Gnu ‘gnurante” che è assonanza. Mentre in politica vediamo come ha avuto efficacia Grillo con il suo vaffa e i suoi spergiuri rabbiosi che hanno reso possibile questo brano televisivo di Bersaglio Mobile. Efficacissimo a livello televisivo per due motivi:
-          È tribuna politica. Ringraziavo idDio che il mercoledì sera NON c’è tribuna politica. Lunedì Piazza Pulita, Martedì Ballarò, Mercoledì FERIE, Giovedì Servizio Pubblico, Venerdì Crozza (satira politica ma vabbè). Quindi il Mercoledì il fegato respirava, la giugulare tornava alle sue dimensioni normali, le coronarie si distendevano e si chiudeva la serata con quel bel faccione della Gruber su collo ipnotico che ricorda quei clown-sorpresa che escono dalle scatole. No “Bersaglio Mobile” si installa prepotentemente il mercoledì sfruttando la tendenza di noi italiani di diventare politologi in tempo di fermento politico, economisti in tempo di crisi e allenatori in tempi di mondiali. Daje @ementana!!!
-          È talk show alla Maria de Filippi. Avevo l’impressione che Bisignani fosse il tronista e che i vari giornalisti fossero i corteggiatori che si insultavano a vicenda, in una partita di tennis in cui le parolacce-pallina mi hanno fatto venire un collo muscoloso alla Russel Crowe de Il Gladiatore. Uno rimane ipnotizzato, incollato davanti alla tv, davanti a quei calzoni opinabili del Ferrarone dalla panza acuta, dal balbettio di @ementana che intanto spingeva il pulsante rosso per chiamare il suo psicanalista (che tra l’altro hanno avvistato essere fuggito in Svizzera), da Gomez monolitico che cerca di placare i toni mentre viene parodiato dal Ferrarone: e intanto un altro che va in depressione. Bisignani. Nessuno se lo caga più.
Promemoria per la Rai e Fico: talk show alla De Filippi con giornalisti, anche terribilmente brutti ma facili di parolacce.
Per vedere il video di Mentana VS Ferrara: http://video.repubblica.it/politica/lite-ferrara-mentana-su-la7/131795/130316?ref=fbpr
 Miriam Di Carlo




[1] Carme XVI “Pedicabo ego vos et irrumabo/Aureli pathice et cineade Furi,/ qui me ex versiculis, parum pudicum. […] Pedicabo ego vos et irrumabo”. Traduzione di L.Canali. 

giovedì 6 giugno 2013

La vigilanza Rai.

Non si riesce a giocare più né a Ruzzica né a Ruzzle.

A me me pare solo ‘n gran casino. Una Babilonia senza fine in cui non ci si raccapezza niente, né giocando a ruzzica[1] né giocando a Ruzzle, vale a dire né menando di sana pianta qualcuno, né insultandolo fino ad esaurimento improperi improbabili.
Oggi il M5S celebra un lutto e poi una vittoria: prime defezioni all’interno del Gruppo della Camera, da cui si distaccano Furnari e Labriola adducendo come giustificazione, non tanto il problema degli scontrini, diaria e compagnia bella, quanto proprio il rigido controllo dell’Occhio. Anche ne Il fatto Quotidiano si ha un addio plateale alla Mentana: in un articolo di oggi dal titolo “Biologico, esperti e commiato” si legge alla fine l’addio del giornalista Bassanini.

 “Veniamo al commiato. Vi confesso che sono sempre più a disagio nello scrivere qui dentro. Per via della “compagnia” che si è aggiunta nel tempo:  complottisti dell’11 settembre, antivaccinisti, “esperti” di energia che sbagliano le unità di misura, “esperti” di nanoparticelle nelle merendine, teorici della decrescita, omeopati, teologi assaggiatori di vino che concionano di ogm invece di parlare di Barolo o Barbaresco e così via. Io ci metto settimane o mesi a leggermi la letteratura scientifica originale e a scrivere un articolo, mentre a scrivere una cazzata con un copia e incolla ci si mette mezz’ora. E dopo neanche un giorno il mio pezzo è svanito dalla home page, scivolato via nel mischione generale insieme a tanti altri con cui francamente non voglio essere associato. Non vale la pena fare tanta fatica. Per cui, come si dice solitamente in questi casi, ho deciso di “prendermi una pausa di riflessione”. Che temo sarà lunga.”

Insomma vita dura per il mondo della comunicazione. Ma oggi arrivano traguardi importanti che mettono fine al grande clima di attesa maturato in questi giorni.
Dopo la grottesca attribuzione del Copasir alla Lega[2], si passa al tema dolens della Vigilanza Rai che viene affidata niente popò di meno che a loro, i 5stellati. Grande bottino. Quindi noi abbiamo delle richieste esplicite da soddisfare:

1)      Sopprimere immediatamente Affari Tuoi e Max Giusti. Chi lo vede è perché lo usa come sottofondo sonoro mentre parla palesemente di altro.
2)      Sopprimere quel format atroce che si chiama Porta a Porta e esiliare subito Bruno Vespa. O una gogna catramata, decidete voi. Poi offro collaborazione per fare plastico.
3)      Non cercare di riesumare per la 20° serie : - Un medico in famiglia (pietà di noi); - Don Matteo (e Terence Hill che riappare più molesto di Paolini in altre fiction, incapace di accettare la sua anzianità e canutaggine. Tra l’altro Don Matteo, al pari della Signora in Giallo porta palesemente sfiga, ma si sa, questo ormai è un topos letterario all’ordine del giorno); - Tutte le fiction che sono arrivate alla 6° stagione. Basta.
4)      Riammettere la Gruber a patto che si sgonfi un po’ perché il suo essere donna intelligente e acuta stona profondamente con il suo sorriso inquietante, tant’è che menomale che poi arriva la voce di Pagliaro che rassicura gli animi.
5)      Togliere l’Arena a Giletti, perché l’Arena andrebbe pure bene, è Giletti e chi ci sta dentro che disturba la domenica pomeriggio.
6)      Rimettere Blu notte di Lucarelli.
7)      Reintrodurre Daverio e Augias in qualche modo. Non so come ma si deve fare.
8)      Mettere un piccolo cartonato di Piero Angela in ogni studio televisivo.
9)      Chiedere al giornalista Fidel Mbanga Bauna (l’uomo nero di Saxa Rubra) perché vota Alemanno: che problemi ha?
10)   Non trasmettere solo calcio su Rai Sport, far capire la differenza tra Rai Gulp e Rai YoYo, non fare solo documentari sull’olocausto su Rai Storia.
11)   I gettoni d’oro non esistono.
12)   Affidare una trasmissione ai tre tizi di Do Re Ciak Gulp, escludendo Mollica.

Grazie per l’attenzione e buon lavoro.
Miriam Di Carlo





[1] Antico gioco che si basa sul lancio di una grande forma di formaggio: vince chi la getta più lontano. Insomma il gioco più ancestrale e primordiale ma anche quello più godurioso: ci sarebbe veramente da buttare in testa a qualcuno qualche bella forma de cacio.
[2] Cioè ma stiamo scherzando? Il Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica alla Lega? E’ come affidare la sicurezza di vostro figlio al pazzo verbigerante del quartiere che dicono abbia ucciso quattro cani e una pecora, è come affidare la vigilanza di un cartone di uova al più grande imbranato dalle mani di ricotta. Magari ci esce pure una Cassata decente, o una grande Cazzata senza ritorno. 

sabato 27 aprile 2013

Oggi giochiamo a Ok, il prezzo è alto. #governoletta


Quattro ciocche di capelli bianchi mi sono cresciute nell’ultimo periodo. Per chi mi conosce sa che sono cresciute mentre venivano proclamati i risultati di queste elezioni: prima in testa il PdL (cavolo, fondo un negozio di tette finte, sicuro che non avverto la crisi), poi il M5S. Le ultime due ciocche: Presidenza della Repubblica. Dimissioni Bersani e il vero non-partito dice a tutti che Dante lo avrebbe messo nella casella Infernale creata ad hoc. Il nuovo girone reca la dicitura  “Pd” in cui la legge del contrappasso è rappresentata da mille Berlusconini piccoli e piccini (alcuni con bandane, altri con cappelli di paglia, altri con occhiali da sole, altri in giacca e cravatta) che come demonietti spiritati punzecchiano le natiche dei vari esponenti del Pd.
In tutto ciò Grillo si sente tagliato fuori. Lui, così disponibile al dialogo invece è stato mandato a fanculo per una triste legge del contrappasso. Nel suo post da Leopardi incompreso dice a proposito degli elettori del M5S: “disprezzati come poveri coglioni di passaggio”. Anzitutto la peggiore delle etichette che puoi dare all’uomo-medio-italiano-privo-di-autorionia è coglione. Può essere buffone, stronzo[1], ma mai, dico mai un uomo accetta “coglione” o anche “casca-p****” che è un sinonimo in fin dei conti. Quindi 1)povero; 2)coglione; 3) di passaggio cioè non degno di nota, cioè insulso. Insomma Grillo ha etichettato con tre pennellate quello che pensa di se stesso e riversa sul turpiloquio tutta la frustrazione dei fallimenti di sogni troppo da “rosa mistica”. Ma non considera quella fetta di elettori che, aficionada del Pd ha dato il cosiddetto “voto di protesta” per far salire dall’Inferno almeno al Purgatorio il Pd.  
E ora Bersani fa la voce grossa, le spalle si fanno ampie e forti: “Per Governo Letta, Pd tutto compatto”: a Bersa, ma non lo potevi dire prima? Adesso che stai nell’Inferno vuoi essere compatto? Baffetto intanto se la ride sotto i baffetti anche se non ha ottenuto un Ministero. E Civati prova a fare quello che si pensa da tempo: scissione nel Pd, chi è d’accordo con larghe intese va con Letta, chi non è d’accordo va all’opposizione con coerenza. Ma anche qui, ci vuole un bel calice di vino, una lettura rassicurante e poi si rientra nei ranghi. Non si può, dobbiamo passare da ciauscolo a soppressata: unione, unità.
Quindi questa domenica giochiamo a “Ok, il prezzo è alto”: 100, 100, 100. Pronti? Via.

Agli Interni e Vicepremier proponiamo oggi un comodo Alfano Angelino, per gli amici Alf-Alf[2]. La proposta di oggi prevede una laurea in Giurisprudenza e un dottorato poi poltronissima in Parlamento a piedi pari. E’conosciuto per il cosiddetto Lodo Alfano[3] poi dichiarato anticostituzionale: ma Alf, non te lo avevano insegnato all’università che certe cose non si fanno?

Alla Difesa la proposta della domenica è niente popò di meno che Mauro Mario (il primo è il cognome il secondo il nome). Laureato in filosofia, milita prima nel Popolo delle Libertà e poi arriva a Scelta Civica, coerentemente con la sua appartenenza a Comunione e Liberazione: aggiudica così una vittoria dopo la sconfitta di Scola al Vaticano per i ciellini.

Agli Esteri proponiamo un’agguerrita e tenace Bonino Emma. Per quanto riguarda i miei studi linguistici sul linguaggio parlamentare posso solo dire che ha contribuito nell’imporre la voce della donna in un ambiente prettamente maschile, che non segue un discorso scritto (per cui frequenti sono attacchi ad personam e periodi basati prevalentemente sull’oralità e dalla sintassi semplice, piana ma diretta), che ha tenuto testa ad Amato Presidente del Consiglio per diverse volte, che in passato è stata troppo uterina e veemente nelle sue esternazioni. Nel suo intervento per la fiducia al Governo Amato rivendica il conio della parola “partitocrazia”[4] inteso come ‘potere dato in mano ai partiti’ e insieme ai radicali cerca di farsi portavoce della lotta contro l’egemonia dei partiti. Usa parole buffe come “papocchio” o “pateracchio” ma siamo sicuri che non le usi in ambiente estero e, anche se le dovesse usare, gli altri non capirebbero niente. Quindi confidiamo nel fatto che così come è incomprensibile spesso in italiano, sarà altrettanto all’estero dando l’idea di un’Italia autosufficiente e competente con un piano ben deciso e strutturato. E’ la voce giusta per dire bugie. Intanto su di lei si aggira l’ombra di baffetto che come sciacallo-Dissennatore vuole darle il bacio della morte.

Alla Giustizia la nostra proposta prevede Cancellieri Anna Maria. Scienze politiche è la facoltà di laurea, contribuisce ad abbassare l’impiego di botox tra le donne in Parlamento (rarità di questi tempi), ha fondato un circolo di uncinetto che potrebbe costituire nuovo sbocco di lavoro per giovani menti.

All’economia ecco che arriva sulla nostra pedana di “Ok” Saccomanni Fabrizio. Un curriculum ben fornito, assieme a diverse onorificenze contribuisce alla fiducia che potremmo accordargli se non fosse per il libro che ha scritto “Tigri globali, domatori nazionali”. Non avendolo letto non posso dire nulla ma sembrerebbe un incoraggiamento all’austerity o una disamina del fenomeno-Cina[5].

E alle Riforme istituzionali? Sì, oggi c’è Quagliariello Gaetano. Dopo la laurea in Scienze politiche e aver esercitato la sua professione di docente universitario alla LUISS di Roma passa dai Radicali a Forza Italia. Sulla natura dei Radicali si è pensato che alcuni di essi siano come i pompelmi: appaiono come arance e poi ti ritrovi amaro in bocca. Vedi Capezzone.

Allo Sviluppo di un paese che sta in un bel viluppo c’è Zanonato Flavio. Questo sconosciuto (almeno per me) ha una biografia di due righe ma tutta promettente e mi sono ritrovata con un sorriso ebete sul viso a leggere: “Cresciuto in un quartiere popolare, proviene da una famiglia operaia e cattolica. Il suo impegno politico inizia negli anni dei movimenti studenteschi. In breve tempo diventa consigliere comunale e segretario provinciale del Partito Comunista Italiano.”. Poi cade nella trappola Pd e si ritrova nel girone infernale con tutti i Piddini. La moglie-Andromaca, prima della trasferta a Roma, lo ha salutato come uomo che va al fronte: panino con la frittata e biancheria pulita.

Agli affari europei la proposta del giorno indica Moavero Enzo che-ha-fatto-un-fracco-di-cose. Curriculum vitae scritto in carta pecora, dovrà fronteggiare la Merkel e la sua figura, sebbene esile al confronto, promette bene. Se tutto dovesse fallire, propongo che Maria Montessori venga sostituita con Rita Levi Montalcini e che venga data maggiore dignità al taglio delle 2000 £, introvabili e dal colore antiestetico.

Eccolo là, ha saltellato fino alle Infrastrutture Lupi Maurizio cui dico direttamente: la decadenza dell’impero romano e dei grandi regni si vide prima di tutto nella fatiscenza e non curanza delle vie di comunicazione. Tra pochi anni tutti ci diamo al brigantaggio nelle foreste o diamo un po’di fondi per queste strade, treni, metro and so on?

Alle Politiche Agricole una giovane proposta: De Girolamo Nunzia, simbolo privilegiato del grande inciucio perché, appartenente al PdL si è sposata con Boccia del Pd. Nasce così Gea, prova che dall’unione di acqua e terra può nascere il mondo. Visione troppo romantica, ma smentisce tutti quelli che non tollerano chi la pensi diversamente da loro e pensano che l’antipatia personale sia influenzata dall’opposto credo politico. Anche noi abbiamo dei dubbi, perché se c’è vera ideologia, difficile è l’armonia. Così sia. Laureata in giurisprudenza ora dovrà rappresentare all’estero il peperoncino di Soverato, gli arrosticini abruzzesi e la mozzarella di bufala. Indicatissima.

Rullo di tamburi per noi giovani….Istruzione, Università e ricerca: Carrozza Maria Chiara. Nel su CV ricorre per ben 47 volte il prefisso bio-. Laureata in Bioingegneria Industriale, si occupa della microingegneria biomedica e in particolare progettazione di strumentazione biomedica. Si cimenta nella biorobotica, biomeccatronica, bioingegneria industriale per applicazioni biomediche. Si dedica a progettazione di bio-ispirati e biomeccatronici. Quindi bio-speriamo nella bio-boccata di “vita” che ispira questa bio-figura.

Alla Salute - Beatrice Lorenzin
Al Lavoro e Politiche sociali - Enrico Giovannini
All’Ambiente - Andrea Orlando
Ai Beni culturali e Turismo - Massimo Bray
Alla Coesione territoriale - Carlo Trigilia
Agli Affari regionali, sport e turismo - Graziano Delrio

Alle Pari opportunità, sport, politiche giovanili Idem Iosefa. Passa il testimone, la Carfagna, che lo passa alla Fornero che lo passa alla principessa olimpica Idem. La Apple si vuole ispirare ad una nuova proposta tecnologica partendo proprio dal suo nome (ignorando l’origine latina): I-dem in cui dem sta per on demand o democracy?

Ai Rapporti con il Parlamento - Dario Franceschini (Se i risultati sono quelli del Pd, siamo del gatto)

All’Integrazione la proposta più allettante è Kyenge Cecile. La Lega ha avuto uno sfogo urticante di massa e Maroni è stato frustato da Bossi. Grillo ha avuto una paresi facciale. Questa donna meravigliosa è laureata in Medicina e Chirurgia specializzandosi in oculistica. IN tutto ciò ha fondato e collaborato con diverse associazioni pregevoli tra cui una che si occupa del Congo. In tutto ciò ha due figlie. IN tutto ciò ha un sangue italiano più italiano del nostro che ci ammazziamo senza impegnarci: lei ci ha messo la faccia e il coraggio di un leone.

Alla Pubblica Amministrazione- Giampiero D'Alia.
Come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio - Filippo Patroni Griffi

Bene. Dopo l’analisi sì fatta direi che questo Governo nasce come Spinta di Archimede. Prendete una pallina di plastica (che noi per comodità chiameremo Berlusconi). Ora tenetela premuta fino al fondo del lavabo pieno d’acqua per cercare di farla affondare. Quando avrà toccato il fondo (dichiarando un’uveite) lasciatela di botto: vedrete che schizzerà fuori dall’acqua con una forza pari ed opposta alla spinta che avete esercitato su di essa recando sulla sua superficie la scritta IMU e prendendovi direttamente in faccia. 
Miriam Di Carlo


[1] Anzi per alcuni (che considerano la mitezza segno di debolezza, e l’ironia una strana associazione di oggetti-soggetti uniti in maniera sconnessa) è un complimento perché enfatizza la loro virilità non considerando che stronzo significa appunto escremento dalle forme ben tornite.
[2] Per i nemici non lo diciamo perché già abbiamo abusato con parolacce nel precedente paragrafo. Diamo un indizio “Testa di c****”. Ci dispiace se siamo stati così oscuri ed enigmatici nell’occultare il soprannome ma non potevamo fare altrimenti.
[3] Lodo Alfano che consisteva nella proposta di immunità alle quattro cariche seguenti: Presidente della Repubblica, Presidente del Senato, Presidente della Camera dei deputati e Presidente del Consiglio in cui veniva sottolineato con pennarello rosso questa ultima dicitura con una postilla che diceva “lo facciamo per tutti, è carità cristiana”.
[4] Conio smentito nel mio studio poiché già esisteva dal 1942.
[5] Non lo saprò mai perché non avrò mai la forza di leggerlo. Leggetelo voi per me e poi me lo dite.